Merkel e Sarkozy a Parigi per rilanciare l'asse franco-tedesco
E’ in corso a Parigi il 12.mo Consiglio dei Ministri franco-tedesco, che per la prima
volta prevederà incontri bilaterali tra i due esecutivi. Obiettivo del vertice, guidato
dal cancelliere Angela Merkel e dal presidente Sarkozy, un documento programmatico
comune che ''conterrà le linee guida per la cooperazione tra i due Paesi nei prossimi
20 anni''. Sul tavolo tutti i temi di attualità, dal nucleare iraniano alla gestione
dell'approvvigionamento energetico europeo, ai primi passi delle nuove istituzioni
dell'Ue dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Sul vertice Stefano Leszczynski
ha intervistato Luigi Geninazzi, inviato speciale del quotidiano Avvenire ed
esperto di questioni europee.
R. – L’asse
franco-tedesco negli ultimi tempi cominciava a dare segni di debolezza. Dobbiamo ricordarci
che sulla questione economica, ad esempio, c’erano state delle grosse divergenze,
perché la Germania del cancelliere Merkel aveva snobbato le iniziative francesi del
2009, che miravano addirittura alla creazione di un governo economico europeo. In
generale, Berlino cerca di stare sul rigore del budget, delle finanze, piuttosto che
tentare nuove soluzioni per fronteggiare la crisi economica. Adesso si tenta di rilanciarlo
con questo vertice, che dovrebbe essere veramente importante, soprattutto per la carne
al fuoco, che è stata messa in questo incontro bilaterale.
D.
– La strada che si cerca è più quella del rilancio economico-industriale dell’Europa
o serve una maggiore unità politica, un maggiore coordinamento politico?
R.
– Intanto, c’è una grande ambizione in questo vertice che non è affatto di routine,
perché si discuterà di un documento molto lungo che contiene addirittura 80 proposizioni
per rilanciare la cooperazione in tutti i grandi ambiti, dall’economia alle finanze,
all’ambiente, all’innovazione tecnologica e ovviamente alla politica estera, soprattutto
con i temi della sicurezza e della difesa.
D. – In
un’Europa che nonostante il Trattato di Lisbona continua a sembrare piuttosto scricchiolante,
un rapporto preferenziale tra due Paesi interni all’Unione non può rischiare di provocare
dei malumori?
R. – Sì, ma è sempre stato così e questo
asse, nel bene e nel male, è sempre stato l’asse trainante dell’Europa. Adesso le
cose sono un po’ diverse. L’attenzione privilegiata data da Berlino a Varsavia è il
sintomo di una nuova strategia, che però come sempre per far venire meno quella vecchia
ha bisogno di tempo. Per ora dobbiamo dire che, nonostante il Trattato di Lisbona,
nonostante il moltiplicarsi di queste presidenze dell’Unione Europea, davanti a questa
situazione sempre un po’ confusa e scricchiolante, il motore franco-tedesco, anche
se ogni tanto perde dei colpi, è quello che ancora fa andare la macchina.