Comune di Roma: sono 300mila i residenti stranieri
Sono circa 300mila i residenti stranieri nel Comune di Roma, 123.635 nei restanti
comuni della Provincia, 83.791 nelle altre province laziali. Ad essi si aggiungono
circa altri 50 mila in attesa di essere iscritti presso le anagrafi e un numero ancora
più alto di persone registrate nel Lazio nel corso del 2009, tra cui 36.659 colf e
badanti per le quali è stata presentata la domanda di regolarizzazione nel mese di
settembre 2009. Sono alcuni dati contenuti nell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni
– giunto quest’anno alla 6.a edizione – elaborato dalla Caritas di Roma e che sarà
presentato oggi pomeriggio nella capitale. Nella provincia romana il documento, di
oltre 400 pagine, richiama l’attenzione su l’età media bassa (31,4 anni), la prevalenza
delle donne (53,8%), il consistente apporto degli occupati immigrati (165.000), i
nuovi nati da entrambi, i genitori stranieri (5.290), il consistente numero di minori
(71.170, dei quali circa 7 su 10 nati in Italia), l’aumento delle aziende con titolare
straniero anche in periodo di crisi (23.018), l’aiuto ai Paesi di origine attraverso
le rimesse (1,7 miliardi di euro) e l’interesse alla nostra lingua attraverso la frequenza
a corsi di italiano per adulti (13.514 nella sola Capitale). “Roma è cambiata in questi
ultimi trent’anni – afferma Franco Pittau, referente scientifico dell’Osservatorio
- in simbiosi con l’immigrazione: un fenomeno che, pur comportando dei problemi, assicura
un indispensabile apporto allo sviluppo dell’area romano-laziale”. Nel volume sono
presenti approfondimenti su diverse collettività, a partire da quelle romena e cinese,
ma anche su temi scottanti come quello dei rom e dei sinti o della criminalità. “L’immigrazione
– scrive il direttore della Caritas romana, mons. Enrico Feroci nell’introduzione
– è la risorsa che la storia ci mette a disposizione per far fronte alle nostre lacune
demografiche e occupazionali”. “Se è vero - scrive ancora mons. Feroci – che l’Italia
non può aprire le porta tutti i potenziali migranti del mondo e ha bisogno di leggi
per regolamentare equamente i flussi e gli insediamenti, dire no a una Italia multietnica
ha veramente poco senso, perché significa schierarsi conto la storia. Senza l’immigrazione
il futuro dell’Italia non sarebbe concepibile”. (R.P.)