2010-02-03 15:07:12

India: contestata la delegazione Ue in visita tra i cristiani perseguitati dell’Orissa


Dura contestazione degli ultranazionalisti indù del Vhp contro i rappresentanti dell’Unione Europea in visita in Orissa per constatare la situazione dopo la violenta persecuzione anticristiana scoppiata nel Natale 2008 e proseguita anche l’estate scorsa. Gli attivisti hanno ieri contestato la delegazione, al suo arrivo in aeroporto. La massiccia presenza della polizia ha tenuto i manifestanti lontani dai delegati, provenienti da Ungheria, Polonia, Irlanda, Italia, Olanda, Gran Bretagna, Finlandia e Svezia. Domani gli inviati incontrano i rappresentanti del governo dell’Orissa e della polizia, poi lo stesso giorno andranno in Kandhamal, per tornare alla capitale statale il 5 febbraio. La contestazione segue la dura presa di posizione contro la visita posta in essere dai leader nazionali Vhp, che hanno persino chiesto al governo dell’Orissa di proibirla. Mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, ha commentato ad AsiaNews che “queste persone non vogliono che sia accertata la verità. Hanno paura che la verità sia conosciuta e che l’Ue affronti questo problema" della persecuzione anticristiana in Orissa. Il prelato osserva che la situazione nel Kandhamal è ancora molto difficile e che “molti cristiani vivono fuori dei villaggi, non gli è stato più permesso vivere nei villaggi, molti di loro hanno paura della minaccia di conversioni forzate all’induismo, in alcuni villaggi è chiesto di essere induisti per poterci vivere. Non abbiamo dati precisi, ma sappiamo che una grande percentuale di cristiani sono tuttora profughi, alcuni vivono in ripari provvisori nel Bhubaneswhar, altri sono migrati verso altri Stati del Paese alla ricerca di sicurezza. La nostra gente - afferma il presule - vive ancora in modo precario, nel timore e nella paura. Le intimidazioni della maggioranza contro la comunità cristiana sono ora molto minori, ma continuano costanti. Nel Kandhamal sarà tornata la normalità solo quanto tutti saranno potuti tornare ai loro villaggi, potranno vivere in pace nelle loro case, potranno pregare in sicurezza nelle loro chiese. Ora procedono i processi contro i responsabili, ma i veri delinquenti, coloro che hanno scatenato la violenza di massa, - conclude mons. Cheenath - sono ancora impuniti”. “La situazione è molto grave. Abbiamo scritto una lettera alla Commissione nazionale per le Minoranze, per segnalare questa ulteriore, patente violazione dei diritti di questi profughi cristiani e cittadini indiani”, ha detto all’agenzia Fides John Dayal, responsabile dell’All India Christian Council, organismo ecumenico che difende i diritti delle minoranze religiose in India. “Al momento non si hanno notizie di dove siano stati trasferiti i rifugiati. Occorre ricordare che oltre la metà delle 5.600 case distrutte o bruciate a Kandhamal sono ancora da ricostruire. Intanto nessuno si preoccupa dell’occupazione di questa gente, primo strumento per una sopravvivenza dignitosa, e dell’istruzione dei loro figli”. (R.P.)








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