2010-02-03 15:20:14

Appello di stampa e movimenti missionari: non chiudere le sedi Rai nel sud del mondo


“Non chiudete le sedi Rai nel Sud del mondo”: è l’appello lanciato ieri ai vertici del Servizio pubblico radiotelevisivo dalla Federazione nazionale della Stampa (Fnsi), insieme all’associazione Articolo 21, alle riviste Nigrizia e Redattore Sociale, all’agenzia Misna e al movimento Tavola della pace, che hanno inoltrato una nota di protesta. L’iniziativa è volta a scongiurare la chiusura di cinque sedi di corrispondenza - quali Beirut, Il Cairo, Nairobi, Nuova Delhi, Buenos Aires - strategiche per l’informazione da aree in via di sviluppo, oltre che la soppressione del canale Rai Med. “Tutti possono ormai scrivere di tutto da ogni dove. Ma nulla può sostituire la capacità di un giornalista di cercare e raccogliere le notizie sul posto dove si formano”, sottolineano i firmatari dell’appello. “Chiudere questi uffici nel Mediterraneo, in Africa, Asia e America Latina vorrebbe dire chiudere gli occhi degli italiani sul mondo in un tempo in cui grandi sfide mondiali ci impongono una crescente attenzione e impegno”. Questi uffici – prosegue la nota - “sono un elemento indispensabile non solo della Rai” ma del “sistema democratico”. Per questo “hanno bisogno di essere potenziati e sostenuti da nuovi spazi nei palinsesti quotidiani capaci di portare in primo piano la vita delle persone e dei popoli. Con questo stesso spirito – si legge ancora nella nota - chiediamo il rilancio di Rai Med che deve diventare il nostro principale strumento d’incontro, conoscenza e dialogo con i popoli, le culture e le religioni che con noi si specchiano nel Mediterraneo”. Alla protesta si è unita la Federazione della Stampa missionaria italiana (Fesmi), cui aderiscono una quarantina di testate, tra cui la rivista internazionale dei gesuiti 'Popoli'. I missionari evidenziano in un comunicato la gravità di una decisione “contraddittoria” “miope” e “controproducente”, mirata ad eliminare “entrambe le sedi africane”, “l’unica in America Latina”, e quelle in “un Paese così “importante, non solo politicamente ed economicamente, come l’India” e in “un Paese-simbolo come il Libano”. “L’ipotesi di chiudere un terzo delle sedi di corrispondenza nel mondo è grave – sottolineano i missionari - perché va a colpire il Sud del mondo, quella parte di pianeta già oggi marginale nel circuito informativo italiano. È grave perché ispirata a criteri economicisti che, come tali, dovrebbero essere estranei a un Servizio pubblico che voglia qualificarsi davvero come tale” “semmai, vigilando sugli esosi compensi alle ‘star’ del piccolo schermo o sugli sprechi”, denuncia il comunicato. “Notizie non gossip”, chiedono infine i missionari alla Rai, rilanciando l’appello già pubblicato nel 2006 sull’intero circuito delle riviste della Fesmi. (A cura di Roberta Gisotti)







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