Appello di stampa e movimenti missionari: non chiudere le sedi Rai nel sud del mondo
“Non chiudete le sedi Rai nel Sud del mondo”: è l’appello lanciato ieri ai vertici
del Servizio pubblico radiotelevisivo dalla Federazione nazionale della Stampa (Fnsi),
insieme all’associazione Articolo 21, alle riviste Nigrizia e Redattore Sociale, all’agenzia
Misna e al movimento Tavola della pace, che hanno inoltrato una nota di protesta.
L’iniziativa è volta a scongiurare la chiusura di cinque sedi di corrispondenza -
quali Beirut, Il Cairo, Nairobi, Nuova Delhi, Buenos Aires - strategiche per l’informazione
da aree in via di sviluppo, oltre che la soppressione del canale Rai Med. “Tutti possono
ormai scrivere di tutto da ogni dove. Ma nulla può sostituire la capacità di un giornalista
di cercare e raccogliere le notizie sul posto dove si formano”, sottolineano i firmatari
dell’appello. “Chiudere questi uffici nel Mediterraneo, in Africa, Asia e America
Latina vorrebbe dire chiudere gli occhi degli italiani sul mondo in un tempo in cui
grandi sfide mondiali ci impongono una crescente attenzione e impegno”. Questi uffici
– prosegue la nota - “sono un elemento indispensabile non solo della Rai” ma del “sistema
democratico”. Per questo “hanno bisogno di essere potenziati e sostenuti da nuovi
spazi nei palinsesti quotidiani capaci di portare in primo piano la vita delle persone
e dei popoli. Con questo stesso spirito – si legge ancora nella nota - chiediamo il
rilancio di Rai Med che deve diventare il nostro principale strumento d’incontro,
conoscenza e dialogo con i popoli, le culture e le religioni che con noi si specchiano
nel Mediterraneo”. Alla protesta si è unita la Federazione della Stampa missionaria
italiana (Fesmi), cui aderiscono una quarantina di testate, tra cui la rivista internazionale
dei gesuiti 'Popoli'. I missionari evidenziano in un comunicato la gravità di una
decisione “contraddittoria” “miope” e “controproducente”, mirata ad eliminare “entrambe
le sedi africane”, “l’unica in America Latina”, e quelle in “un Paese così “importante,
non solo politicamente ed economicamente, come l’India” e in “un Paese-simbolo come
il Libano”. “L’ipotesi di chiudere un terzo delle sedi di corrispondenza nel mondo
è grave – sottolineano i missionari - perché va a colpire il Sud del mondo, quella
parte di pianeta già oggi marginale nel circuito informativo italiano. È grave perché
ispirata a criteri economicisti che, come tali, dovrebbero essere estranei a un Servizio
pubblico che voglia qualificarsi davvero come tale” “semmai, vigilando sugli esosi
compensi alle ‘star’ del piccolo schermo o sugli sprechi”, denuncia il comunicato.
“Notizie non gossip”, chiedono infine i missionari alla Rai, rilanciando l’appello
già pubblicato nel 2006 sull’intero circuito delle riviste della Fesmi. (A cura
di Roberta Gisotti)