Nessuna novità su Pio XII. Lo ha affermato ieri un articolo dell’Osservatore Romano
in merito alle presunte rivelazioni degli archivi britannici che accuserebbero Papa
Pacelli di silenzio o indifferenza nei confronti degli ebrei perseguitati durante
la Seconda Guerra Mondiale. I documenti in questione, resi noti dallo storico Giuseppe
Casarrubea, sono un telegramma del 19 ottobre 1943 ed una lettera del 10 novembre
1944. Come riporta l’agenzia Zenit, nel primo testo, l’incaricato d’affari statunitense
Harold Tittmann descrive la “cautela formale di Pio XII all’indomani della deportazione
degli ebrei romani”. Il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione
per le Chiese Orientali ed entrato nel servizio diplomatico vaticano nel 1953, ha
dichiarato che il Pontefice “si adoperava logicamente a non incrinare il rispetto
mostrato per la Santa Sede fino a quel momento dai tedeschi”. “In quel tragico periodo
– ha proseguito il porporato – il Papa aveva la preoccupazione che i tedeschi lasciassero
Roma tranquilla e ne rispettassero il carattere sacro”. Pio XII, che era stato nunzio
in Germania, conosceva bene il nazismo e la discrezione mostrata negli anni del conflitto
mondiale non fu “una scelta contro gli ebrei” ma, come riferisce l’articolo del quotidiano
della Santa Sede, “proprio quell’atteggiamento prudente avrebbe permesso di agire
in modo efficace e concreto per gli ebrei e per tanti altri perseguitati. Ogni gesto
plateale di protesta o di ribellione sarebbe stato controproducente”. Il cardinale
Silvestrini, infatti, ha sostenuto che “il Papa si prodigava affinché nelle chiese
e negli istituti cattolici fossero ospitati quanti più ebrei possibile”. “Una protesta
esplicita – ha continuato – avrebbe procurato più danni che vantaggi”. L’altro documento
al centro del dibattito storico di questi giorni si riferisce ad un colloquio intercorso
tra l’ambasciatore britannico Francis D’Arcy Osborne e Papa Pacelli, relativamente
ai massacri degli ebrei ungheresi. In quei giorni del 1944, oltre all’invito a condannare
le stragi antisemite naziste, giungevano alla Santa Sede anche continue richieste
di denuncia dei crimini stalinisti nei Paesi sotto occupazione sovietica. Pio XII
preferì attenersi alla sua linea di prudenza: condannò il peccato, ma non il peccatore.
Dopo tutto, come ha ricordato il cardinal Silvestrini, il Papa “considerava quanto
accaduto ai vescovi olandesi un monito a non fare altrettanto. L’episcopato d’Olanda
aveva scritto una lettera che condannava ‘lo spietato ed ingiusto trattamento riservato
agli ebrei’. Quel documento venne letto nelle chiese olandesi nel luglio 1942”. I
risultati di un simile gesto furono disastrosi, tanto che nei Paesi Bassi “ci furono
più deportazioni che in qualunque altro Stato dell’Europa Occidentale”. “Di fronte
alla Shoah – ha concluso il porporato – hanno taciuto gli Alleati e tutti quanti,
ma ne viene chiesto conto solo a Pio XII”. (F.C.)