2010-02-02 15:26:23

Pio XII: nessuna novità dagli archivi inglesi


Nessuna novità su Pio XII. Lo ha affermato ieri un articolo dell’Osservatore Romano in merito alle presunte rivelazioni degli archivi britannici che accuserebbero Papa Pacelli di silenzio o indifferenza nei confronti degli ebrei perseguitati durante la Seconda Guerra Mondiale. I documenti in questione, resi noti dallo storico Giuseppe Casarrubea, sono un telegramma del 19 ottobre 1943 ed una lettera del 10 novembre 1944. Come riporta l’agenzia Zenit, nel primo testo, l’incaricato d’affari statunitense Harold Tittmann descrive la “cautela formale di Pio XII all’indomani della deportazione degli ebrei romani”. Il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali ed entrato nel servizio diplomatico vaticano nel 1953, ha dichiarato che il Pontefice “si adoperava logicamente a non incrinare il rispetto mostrato per la Santa Sede fino a quel momento dai tedeschi”. “In quel tragico periodo – ha proseguito il porporato – il Papa aveva la preoccupazione che i tedeschi lasciassero Roma tranquilla e ne rispettassero il carattere sacro”. Pio XII, che era stato nunzio in Germania, conosceva bene il nazismo e la discrezione mostrata negli anni del conflitto mondiale non fu “una scelta contro gli ebrei” ma, come riferisce l’articolo del quotidiano della Santa Sede, “proprio quell’atteggiamento prudente avrebbe permesso di agire in modo efficace e concreto per gli ebrei e per tanti altri perseguitati. Ogni gesto plateale di protesta o di ribellione sarebbe stato controproducente”. Il cardinale Silvestrini, infatti, ha sostenuto che “il Papa si prodigava affinché nelle chiese e negli istituti cattolici fossero ospitati quanti più ebrei possibile”. “Una protesta esplicita – ha continuato – avrebbe procurato più danni che vantaggi”. L’altro documento al centro del dibattito storico di questi giorni si riferisce ad un colloquio intercorso tra l’ambasciatore britannico Francis D’Arcy Osborne e Papa Pacelli, relativamente ai massacri degli ebrei ungheresi. In quei giorni del 1944, oltre all’invito a condannare le stragi antisemite naziste, giungevano alla Santa Sede anche continue richieste di denuncia dei crimini stalinisti nei Paesi sotto occupazione sovietica. Pio XII preferì attenersi alla sua linea di prudenza: condannò il peccato, ma non il peccatore. Dopo tutto, come ha ricordato il cardinal Silvestrini, il Papa “considerava quanto accaduto ai vescovi olandesi un monito a non fare altrettanto. L’episcopato d’Olanda aveva scritto una lettera che condannava ‘lo spietato ed ingiusto trattamento riservato agli ebrei’. Quel documento venne letto nelle chiese olandesi nel luglio 1942”. I risultati di un simile gesto furono disastrosi, tanto che nei Paesi Bassi “ci furono più deportazioni che in qualunque altro Stato dell’Europa Occidentale”. “Di fronte alla Shoah – ha concluso il porporato – hanno taciuto gli Alleati e tutti quanti, ma ne viene chiesto conto solo a Pio XII”. (F.C.)







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