Nuovo confronto tra Cina e Stati Uniti. Dopo le accuse americane per la vicenda del
controllo in Internet di Google e le rimostranze della Repubblica Popolare per l’annunciata
vendita di armi americane a Taiwan, stamani duro scambio sull’eventuale prossimo incontro
tra il presidente americano, Barack Obama, ed il Dalai Lama. Per Pechino ricevere
il leader spirituale tibetano “minerebbe seriamente” le relazioni tra Cina e Stati
Uniti. Ma che cosa c'è dietro il ripetersi di contrasti tra le due superpotenze? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto a Stefano Vecchia, esperto di politica internazionale: R. – C’è sostanzialmente
un braccio di ferro in corso. L’amministrazione di Barack Obama ha deciso di impegnarsi
maggiormente in Asia ed evidentemente questo a Pechino crea qualche problema supplementare
in un momento in cui la Cina è lanciata non soltanto come grande potenza economica,
ma è anche alla ricerca di un ruolo diverso e certamente preponderante nel contesto
asiatico. D. – Si rischia di coinvolgere in tale questione un
po’ tutta la Comunità internazionale e di ricreare blocchi contrapposti? R.
– Non necessariamente, perché l’intento di Pechino è soprattutto quello di dimostrare
di esserci e di valere sul piano internazionale. Ci sono differenti visioni, evidentemente,
a Pechino come a Washington su diverse questioni che riguardano l’Estremo Oriente.
Taiwan è ancora una questione irrisolta e sebbene tutti e due i Paesi spingano per
una soluzione simile a quella di Macao ed Hong Kong - quella di un Paese e due sistemi
- si è però ancora molto lontani dal raggiungere una definizione che serva appunto
a Taiwan. D’altro canto, gli Stati Uniti continuano a portare avanti la loro politica
di grande democrazia, spingendo sui diritti umani e sull’apertura alle istanze anche
delle minoranza in Cina, a partire dai tibetani. Evidentemente, è un confronto tra
due grandi Paesi che non può non coinvolgere anche gli altri Stati della regione.