Medici Senza Frontiere: condizioni di vita insopportabili in molti centri italiani
per immigrati
I centri per gli immigrati (Cie, Cara, Cda) sono organizzati con un ''approccio emergenziale”
e sono nei fatti “centri di detenzione”. E’ la conclusione a cui è arrivata l’organizzazione
Medici Senza Frontiere, che ha organizzato un'indagine realizzata, fra dicembre 2008
ed agosto 2009, in 21 centri sul territorio italiano. Questi centri, afferma l’indagine,
danno servizi scadenti, mancano i beni di prima necessità. Le Asl, in genere le autorità
sanitarie, sono assenti''. Tra i vari centri visitati, Msf ritiene che i Cie (Centro
di identificazione ed espulsione) di Trapani e Lamezia Terme ''andrebbero chiusi subito
perché totalmente inadeguati a trattenere persone in termini di vivibilità''. A Roma,
poi, ''mancano persino beni di prima necessità come coperte, vestiti, carta igienica
o impianti di riscaldamento consoni''. Sui Cara (Centro di accoglienza per richiedenti
asilo), pesanti situazioni sono state rilevate a Foggia e Crotone, dove, secondo l’organizzazione,
''12 persone sono costrette a vivere in container fatiscenti di 25 o 30 metri quadrati,
distanti anche un chilometro dai servizi. Fra l'altro, l'assenza di mensa obbliga
centinaia di persone a consumare i pasti sui letti o a terra''. (A cura di Alessandro
Guarasci)