Il Papa presiede nel pomeriggio i Vespri della Festa per la Presentazione al Tempio
nella Giornata mondiale della vita consacrata
Il mondo non è attirato tanto dai maestri, quanto dai testimoni. Una delle massime
più importanti e note del magistero dei Papi si può ben adattare alla vita dei religiosi,
che si consacrano a Dio in uno specifico Istituto per servire la causa del Vangelo
nel mondo. Questa convinzione ha orientato negli anni il pensiero di Benedetto sulla
vita consacrata, in particolare quando il 2 febbraio - Festa della Presentazione al
Tempio - il Papa si rivolge ai religiosi nel giorno che ricorda e celebra la loro
specifica vocazione. Anche oggi pomeriggio, alle 17.30, nel presiedere il rito dei
Vespri in San Pietro Benedetto XVI tornerà a soffermarsi sull’importanza della vita
religiosa per la Chiesa e la società. Alessandro De Carolis ripropone alcuni
dei passaggi più salienti dell'insegnamento del Pontefice sull’argomento:
La scena
del Vangelo di Luca che mostra l’anziano israelita Simeone andare incontro al piccolo
Gesù presentato al Tempio da Maria e Giuseppe, toglierlo dalle loro mani per abbracciarlo
ed esprimere tutta la sua gioia a Dio per quell’incontro lungamente atteso, è come
una “finestra” attraverso la quale l’Antico Testamento si “affaccia” nel Nuovo. Negli
occhi del vecchio Simeone si riflettono gli occhi dei Profeti che annunciarono il
Messia senza vederlo: nell’abbraccio del vecchio al neonato è il tempo della prima
Alleanza che tocca fisicamente quello della salvezza. Benedetto XVI ha messo in luce
l’esperienza di Simeone in una delle omelie del 2 febbraio: “In
quel Bambino riconosce il Salvatore, ma intuisce nello Spirito che intorno a Lui si
giocheranno i destini dell'umanità, e che dovrà soffrire molto da parte di quanti
lo rifiuteranno; ne proclama l'identità e la missione di Messia con le parole che
formano uno degli inni della Chiesa nascente (…) L'entusiasmo è così grande che vivere
e morire sono la stessa cosa, e la ‘luce’ e la ‘gloria’ diventano una rivelazione
universale”. (2006) “I miei occhi hanno visto la tua salvezza” afferma
con gratitudine l’anziano Simeone. Ma il desiderio di questa rivelazione, spiega ancora
il Papa, non si è mai spento. “Come gli anziani Simeone e Anna – sottolinea – erano
desiderosi di vedere il Messia prima della loro morte” e parlavano di lui “a quanti
aspettavano la redenzione di Gerusalemme”: “…così anche in questo nostro
tempo è diffuso, soprattutto tra i giovani, il bisogno di incontrare Dio. Coloro che
sono scelti da Dio per la vita consacrata fanno proprio in modo definitivo questo
anelito spirituale. In essi abita infatti una sola attesa: quella del Regno di Dio:
che Dio regni nelle nostre volontà, nei nostri cuori, nel mondo. In essi brucia un’unica
sete d'amore, che solo l'Eterno può appagare”. (2007) “Più volte anch’io
– ha affermato Benedetto XVI il 18 febbraio 2008, incontrando un gruppo di rappresentanti
di Istituti religiosi e di società di vita consacrata – ho voluto ribadire che gli
uomini d’oggi avvertono un forte richiamo religioso e spirituale, ma sono pronti ad
ascoltare e seguire solo chi testimonia con coerenza la propria adesione a Cristo”.
Dunque, osserva: “L’odierna ricorrenza è quanto mai opportuna
per chiedere insieme al Signore il dono di una sempre più consistente ed incisiva
presenza dei religiosi, delle religiose e delle persone consacrate nella Chiesa in
cammino sulle strade del mondo. Cari fratelli e sorelle, la festa che oggi celebriamo
ci ricorda che la vostra testimonianza evangelica, perché sia veramente efficace,
deve scaturire da una risposta senza riserve all’iniziativa di Dio che vi ha consacrati
a sé con uno speciale atto d’amore”. Il Papa non
ha nascosto le difficoltà che da tempo attraversa la vita consacrata – calo delle
vocazioni, anagrafe non più “verde” per tanti dei religiosi, e talora – ha notato
- anche a una “stanchezza spirituale e carismatica”. Ma accanto a situazioni difficili,
“che è bene guardare con coraggio e verità”, vanno tuttavia registrati, ha aggiunto
nel citato intervento del 2008, “segni di positiva ripresa, specialmente quando le
comunità hanno scelto di tornare alle origini per vivere in maniera più consona lo
spirito del Fondatore”. E rinnovando l’esortazione di Giovanni Paolo II, contenuta
nella Novo millennio ineunte, Benedetto XVI ha ripetuto: si deve “ripartire
da Cristo”: “Si sceglie Cristo, anzi ci si lascia ‘conquistare’ da Lui
senza riserve. Dinanzi a un simile coraggio, quanta gente assetata di verità resta
colpita ed è attratta da chi non esita a dare la vita, la propria vita, per ciò in
cui crede. Non è questa la radicale fedeltà evangelica a cui é chiamata, anche in
questo nostro tempo, ogni persona consacrata? Rendiamo grazie al Signore perché tanti
religiosi e religiose, tante persone consacrate, in ogni angolo della terra, continuano
ad offrire una suprema e fedele testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, testimonianza
che non raramente si tinge del sangue del martirio”.