2010-02-02 14:51:38

Il Papa chiede ai fedeli di pregare per l’annuncio del Vangelo, consapevoli dell’identità missionaria della Chiesa


“Perché la Chiesa, consapevole della propria identità missionaria, si sforzi di seguire fedelmente Cristo e di proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli”: è questa l’intenzione missionaria di preghiera di Benedetto XVI per il mese di febbraio. Il Papa sottolinea dunque che tutti i fedeli sono chiamati ad annunciare il Vangelo, a essere missionari nel contesto in cui vivono. Un’esortazione su cui si sofferma padre Mario Menin, presidente del Centro Saveriano di Animazione Missionaria, intervistato da Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

R. – Questa riscoperta della universalità della vocazione missionaria ci è stata ricordata in maniera particolare dall’ultimo Concilio Ecumenico Vaticano II dove in vari documenti si sottolinea questa universalità. Siamo cristiani e quindi missionari nel senso che non si può essere cristiani e, cioè, discepoli di Gesù Cristo senza essere anche missionari, annunciatori e testimoni del dono del Vangelo di Gesù Cristo.

 
D. - Nell’intenzione di preghiera, il Papa mette l’accento sulla fedeltà a Cristo quale condizione necessaria per proclamare il suo Vangelo. E’ certo un richiamo che interroga il missionario come tutti gli altri membri della Chiesa…

 
R. – Senz’altro! Direi che è un richiamo opportuno questo della fedeltà a Gesù Cristo perché la missione oggi, soprattutto in un contesto di pluralismo religioso, ha bisogno di scoprire la sua singolarità nella fedeltà a Gesù Cristo: ha bisogno, cioè, la missione di riscoprire i suoi fondamenti! Il primo di questi è senz’altro Gesù Cristo. Noi siamo chiamati ad essere missionari come Lui lo è stato e quindi c’è anche un impegno a essere configurati missionariamente come Gesù Cristo, cioè ad essere discepoli di Gesù Cristo anche come missionari.

 
D. - Dialogare e al tempo stesso evangelizzare. In che modo si possono armonizzare queste due esigenze in contesti difficili per l’annuncio del Vangelo?

 
R. – Siamo chiamati come ci diceva Giovanni Paolo II nell’ultima Enciclica missionaria del secolo scorso, la “Redemptoris missio”, a svolgere la nostra missione sempre anche in clima di dialogo. Giovanni Paolo II ci ha richiamati tutti a questa identità della missione anche come dialogo. Il che non vuol dire lasciare in secondo piano l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo ma annunciare Gesù Cristo, proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli fino agli estremi confini della terra con uno stile dialogico. Vuol dire annunciare il Vangelo di Gesù Cristo seguendo fedelmente Gesù Cristo, il quale nella sua missione ha sempre dialogato. Questo modo di fare lo dobbiamo riproporre anche oggi nel mondo, anche in quelle circostanze dove il cristianesimo è minoranza e dove il cristianesimo è perseguitato.







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