Sostegno ai malati mentali e alle famiglie: un progetto della Fondazione Di Liegro
Volontari e famiglie in rete per la salute mentale, è il progetto promosso dalla Fondazione
internazionale Don Luigi Di Liegro per dare una risposta concreta all’emarginazione
derivante dal disagio psichico. Giunta al suo quarto anno, l’iniziativa si avvale
della collaborazione dei Dipartimenti di Salute mentale delle Asl di Roma: iniziato
in questi giorni, il nuovo ciclo formativo per i futuri volontari si concluderà l’8
maggio prossimo. Il direttore della Fondazione, Alessandro Romelli, illustra
le finalità della proposta, nell’intervista di Davide Dionisi:
R. – La nostra
finalità non è di carattere terapeutico, nel senso che noi non offriamo un supporto
di questo tipo. La nostra è una finalità di carattere sociale e solidale: cioè, mettere
a disposizione i volontari per costruire intorno alla persona che soffre e alla sua
famiglia una rete di rapporti che consenta loro di condividere quello che stanno vivendo
e di non sentirsi soli in quello che stanno vivendo. Sicuramente, poi, essendo la
salute mentale un tema molto delicato abbiamo ritenuto che le persone da mettere a
disposizione dovessero essere adeguatamente preparate, per entrare con consapevolezza
all’interno del mondo del disagio mentale e offrire un contributo all’altezza delle
persone che ne hanno bisogno. D. – Un bilancio delle passate
edizioni di questa iniziativa? R. - Da una parte, sgomberiamo
il campo dall’idea che attraverso un gruppo di volontari si possano risolvere tutti
i problemi del mondo. Ovviamente, non è in questo senso che il bilancio è positivo,
ma è positivo in almeno due altri significati. Il primo perché è una esperienza altamente
positiva per le persone che la vivono, quindi per i volontari, perché in qualche modo
il mondo della salute mentale è un mondo che ti consente di conoscere te stesso oltre
che le persone che incontri. Dall’altro, abbiamo avuto riscontri positivi nelle realtà
in cui i volontari sono presenti: in particolare ci è stato detto - proprio dalle
stesse strutture all’interno delle quali i volontari operano - che la presenza del
volontario è in grado di cambiare il tipo di rapporti che si respirano all’interno
della struttura. Mentre tali rapporti sono, di solito, di tipo specialistico, medico,
puramente sanitario, il volontario cambia il clima portando in qualche modo la qualità
umana che è propria del suo intervento. R. - Quindi, il volontario,
una volta formato, entra nella struttura a sostegno del lavoro della Asl? R.
– Sì, anche dei pazienti presenti nella struttura e si offre anche come appoggio per
i familiari che in qualche modo la frequentano per incontrare i propri congiunti.
Grazie appunto alla presenza di questi volontari preparati, abbiamo dato vita come
Fondazione ad alcuni gruppi di auto-aiuto per familiari, tuttora esistenti e funzionanti,
che si riuniscono una volta a settimana per dare l’opportunità ai familiari di incontrarsi
con persone che stanno vivendo la loro stessa esperienza, per avere un luogo di ascolto
e anche di confronto rispetto al loro vissuto.(Montaggio a cura di Maria
Brigini)