La Chiesa di fronte alle sfide della post modernità nell’ultimo libro del filosofo
Vittorio Possenti, “Dentro il secolo breve”
Paolo VI, Maritain, Mounier, La Pira e Giovanni Paolo II: sono le cinque straordinarie
figure al centro del nuovo libro del filosofo Vittorio Possenti, intitolato
“Dentro il secolo breve”. Edito dalla casa editrice Rubbettino, il volume è stato
presentato in questi giorni a Roma, presso il Centro Saint-Louis de France. Alla conferenza
ha partecipato, tra gli altri, il cardinale Paul Poupard. Al prof. Possenti, Alessandro
Gisotti ha chiesto di indicare il tratto comune dei protagonisti del suo libro:
R. – Abbiamo
dinanzi ciò che potrei anche chiamare una “famiglia di spiriti”, perché le sintonie
tra di loro, pur avendo temperamenti e caratteri diversissimi, erano sintonie profonde.
Intanto, li accomunava la comune fede cristiana, il fatto che furono sostanzialmente
contemporanei e quindi operarono in un’epoca – quella della secolarizzazione, quella
dei totalitarismi, quella dell’attacco alla persona – e, dal punto di vista politico,
del movimento di difesa e di rilancio dell’essere umano attraverso il personalismo,
i diritti umani, la ricerca della pace. Temi che hanno attraversato la storia religiosa
e la storia civile del XX secolo e che hanno ancora una rilevanza assoluta. D.
– Il XX secolo: secolo tragico. La Chiesa ha assunto posizioni profetiche … R.
– La Chiesa è riuscita a contenere, da un lato, l’avvento di una secolarizzazione
aggressiva e, dall’altro, l’attacco alla persona, soprattutto nel momento dei grandi
totalitarismi. Questi due aspetti non sono tuttora venuti meno, ma hanno cambiato
volto. La secolarizzazione non è regredita, ma nello stesso tempo sta avanzando una
ripresa del ruolo pubblico delle grandi religioni mondiali, in particolare anche del
cristianesimo, in maniera che l’assenza di Dio e la presenza di Dio sono nuovamente
al centro dei nostri problemi. E rimane importante la grande frase di Paolo VI nell’Evangelii
nuntiandi, ossia che l’uomo può certamente organizzare la terra senza Dio, ma non
potrà che organizzarla contro l’uomo. Questo significa che dobbiamo riprendere i tre
grandi nodi che sono all’interno di ogni civiltà, vale a dire il problema di Dio,
il problema dell’uomo e il problema della cultura. Penso che siamo a questo punto:
la Chiesa del XX secolo e quella del XXI si sta confrontando con le nuove sfide, forte
del suo bagaglio di una sapienza che viene dall’al di là del mondo attraverso una
Parola di vita che orienti nelle difficili scelte del presente. D.
– Dopo il secolo dei totalitarismi, la Chiesa si confronta con il cosiddetto "pensiero
debole" – la dittatura del relativismo, per richiamare una celebre formula-definizione
dell’allora cardinale Ratzinger… R. – Noi dobbiamo affrontare
questo problema come fa la Chiesa – pensiamo in particolar modo alla Fides et
Ratio di Giovanni Paolo II, in maniera da riprendere l’alleanza tra fede e ragione
così da prospettare all’avanzata anche aggressiva delle scienze un orizzonte di senso
diverso da quello che le scienze da sole vedono. Abbiamo bisogno, per vincere questa
battaglia – che è poi una battaglia "per" l’uomo e non "contro" l’uomo – della sapienza
metafisica e di un’antropologia integrale, visto che le linee fondamentali del confronto
e, in qualche modo, dello scontro contemporaneo passano attraverso l’uomo.