Kyrgyzstan: le nuove restrizioni non toccano la minoranza cattolica
Le nuove restrizioni sulla libertà religiosa applicate nei giorni scorsi dal governo
del Kyrgyzstan “non toccano la piccola Chiesa cattolica del Paese, che prosegue il
suo cammino, nella cura pastorale fedeli, nell’opere sociale e umanitaria”. Lo dice
all’agenzia Fides mons. Nikolaus Messmer, amministratore apostolico del Kyrgyzstan.
Il governo ha diramato di recente un nuovo regolamento sulla presenza e l’attività
dei gruppi religiosi nel Paese. La nuova legge prevede che ogni gruppo, per essere
registrato ufficialmente e dunque operare legalmente, debba avere un minino di 200
fedeli. Il provvedimento mette in difficoltà alcune denominazioni cristiane di area
protestante che contano piccoli gruppi di fedeli. Ma ha sollevato proteste anche da
gruppi musulmani (spesso piccoli) che intendono aprire nuove moschee e scuole islamiche.
Il capo della Commissione governativa sulle religioni, Kanibek Osmonaliyev, ha spiegato
che il governo intende soprattutto controllare e limitare il proliferare delle sette,
riconducibili a qualsiasi credo religioso. “La Chiesa cattolica non viene invece toccata
in alcun modo – spiega all’agenzia Fides mons. Messmer – in quanto siamo già ampiamente
riconosciuti e abbiamo più di 200 fedeli”. “Certo, il numero dei cattolici resta ancora
molto basso. Siamo meno di mille in tutto il Paese, e per la maggioranza i fedeli
sono di estrazione polacca o tedesca. Va detto anche che molti cittadini cattolici
di origine tedesca negli anni scorsi hanno preferito lasciare il Paese e tornare in
Europa, e così il numero di cattolici è diminuito. Ma in ogni caso non abbiamo alcun
problema con le autorità civili. Qualche difficoltà esiste nel rilascio dei visti
per i missionari, che devono essere rinnovati ogni sei mesi”. La piccola comunità
cattolica nel Paese “continua nel suo cammino, operando soprattutto per l’assistenza
spirituale e la cura pastorale dei fedeli. Inoltre siamo impegnati in opere sociali
e lavoro umanitario, aiutando chiunque abbia bisogno, senza alcun discriminazione”.
Le risorse sono comunque limitate: la Chiesa in Kyrgyzstan, su circa cinque milioni
di abitanti, ha 6 sacerdoti, 2 religiosi e 4 suore. Solo due preti sono di nazionalità
kyrgysa, gli altri sono missionari. “Dobbiamo crescere, con l’aiuto della Provvidenza,
per portare la Buona Novella del Regno di Dio nel cuore dell’Asia”, conclude l’amministratore.
(R.P.)