Nuove violenze in Somalia: l'Onu esclude l'invio di caschi blu
Niente caschi blu in Somalia, almeno fino a quando la situazione non sarà più pacificata:
è quanto ha affermato ieri il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon di fronte alla
nuova escalation di violenze nel Paese. Venerdì scorso 15 persone sono morte in scontri
a Mogadiscio. Ad un anno dall’insediamento di Ahmad Sherif come presidente del governo
transitorio del Paese africano, un gruppo di ribelli dei Giovani Mujahidin e del Partito
islamico hanno sferrato un duro attacco al palazzo presidenziale, protetto dalle truppe
del contingente africano, Amisom. La situazione in Somalia si fa dunque sempre più
pesante, aggravata anche dalle continue azioni in mare dei pirati che da mesi attaccano
e sequestrano imbarcazioni straniere. Ce ne parla mons. Giorgio Bertin, vescovo
di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, intervistato da Emer McCarthy:
R. – In questi
ultimi mesi la comunità internazionale si è particolarmente impegnata sul mare, sull’Oceano
indiano e il Golfo di Aden, per permettere che le navi possano passare contro la pirateria
somala. Però, questo problema della pirateria somala non si può risolvere solo sul
mare, bisogna tenere in mente che, se sulla terra si riesce a trovare qualche soluzione,
si troverà la soluzione anche per il mare.
D. - Nella
guerra di Somalia spesso vengono dimenticati le decine di migliaia di donne, uomini
e bambini che sono stati costretti a scappare e a cercare rifugio altrove in Kenya
e anche Yemen…
R. - Ci sono circa trecentomila rifugiati
somali in Kenya nei campi di Dadaab e ce ne sono circa settecentomila nello Yemen
ma in gran parte sono proprio somali che hanno attraversato il Golfo di Aden. Il problema
più grave sono i cosiddetti sfollati in Somalia, sono circa un milione e mezzo. A
parte l’aspetto finanziario, c’è il problema grave della sicurezza. Spesso le persone
che sono veramente in bisogno non possono essere raggiunte perché ci sono dei gruppi
che di fatto sequestrano i viveri.
D. – Parliamo
adesso del problema della Chiesa in questa regione, soprattutto penso al lavoro della
Chiesa sul confine tra Kenya e Somalia: ci sono e ci sono sempre stati molti missionari…
R. - La cosiddetta provincia del nordest del Kenya,
abitata quasi esclusivamente da somali, ecco è diventata in questi ultimi anni estremamente
pericolosa perché circa un anno fa alcune suore che stavano nella zona di Elwak furono
prese in ostaggio e portate in Somalia e poi si è dovuto attendere qualche mese prima
che fossero liberate. In conseguenza di ciò il personale missionario, soprattutto
se proviene dall’Europa, dall’Italia in questo caso, oppure dall’America, ha dovuto
essere ridotto per evitare appunto che vengano sequestrati e che poi si debbano pagare
dei riscatti enormi. E’ chiaro che questa situazione rende più grave il problema dei
rifugiati e della popolazione locale perché il potenziale umano che la Chiesa può
continuare a dare non può essere presente in una maniera più continua e in una maniera
più efficace proprio a causa di questo problema dell’instabilità in Somalia.
Iraq:
attacco kamikaze Non c’è pace in Iraq dove due persone sono state uccise e
19 sono rimaste ferite a seguito di un attacco kamikaze avvenuto ieri pomeriggio in
un bar-ristorante di Samarra, 125 chilometri a nord di Baghdad. Il locale dell'antica
città è frequentato solitamente da poliziotti e da ex ribelli sunniti che hanno preso
le distanze dalla rete combattente di al Qaida.
Afghanistan Non si
fermano le violenze in Afghanistan dove oggi si chiude il mese di gennaio più sanguinoso
per le truppe straniere dall’inizio dell’intervento nel 2001. La pacificazione del
Paese appare dunque ancora lontanissima anche alla luce del secco no dei talebani
alla proposta di dialogo lanciata alla conferenza di Londra sull’Afghanistan e ribadita
oggi dal presidente Karzai. Il punto nel servizio di Marco Guerra:
Il conflitto
afghano, entrato nel suo nono anno, continua a registrare bilanci che si fanno di
mese in mese sempre più drammatici. Dopo un 2009 record per le vittime civili e militari,
si è appena chiuso il gennaio più sanguinoso di sempre per le truppe straniere, con
44 soldati di diversa nazionalità rimasti sul terreno. Anche nelle ultime 48 ore non
sono mancati attacchi dei ribelli integralisti. Numerose le vittime tra l’esercito
afghano e gli stessi insorti. Mentre in una base militare nell’est del Paese due soldati
statunitensi sono stati uccisi da un interprete locale che è poi stato a sua volta
ucciso a seguito dalla sparatoria che ne è scaturita. Secondo fonti non ufficiali
all’origine del gesto non ci sarebbero motivi politici. In questo quadro il presidente
afghano, Hamid Karzai, ha rinnovato il suo appello ai talebani per una riconciliazione
nazionale. ''A quei compatrioti nel movimento dei talebani che non hanno legami con
al Qaida – ha detto oggi Karzai in conferenza stampa - chiediamo di deporre le armi
e di tornare ad una vita pacifica”. Insomma l’unica strada percorribile sembra ancora
quella del dialogo nonostante il categorico rifiuto di ogni trattativa espresso ieri
dai vertici delle milizie integraliste.
Sospetto
traffico di armi tra Corea del Nord e Iran Era destinato all'Iran il carico
di armi nord-coreane intercettato all’aeroporto di Bangkok a seguito di uno scalo
d’emergenza effettuato da un aereo di Pyongyang. Lo dice un rapporto riservato che
la Thailandia ha trasmesso ad una speciale commissione del Consiglio di sicurezza
dell'Onu che dovrà esaminare la questione il mese prossimo. Nel documento si afferma
che le 35 tonnellate di armi comprendevano razzi, lanciarazzi e granate. Se le circostanze
venissero confermate dalla commissione Onu, potrebbe essere contestata una grave
violazione delle sanzioni internazionali alla Corea del Nord.
Londra accusa
Pechino di spionaggio Uomini di affari britannici spiati attraverso chiavette
Usb offerte loro in regalo. Secondo il contro spionaggio di Londra l’infiltrazione
sarebbe avvenuta ad opera della Cina. Lo scrive il Sunday Times, citando un documento
interno dell’intelligence britannica. I servizi segreti cinesi avrebbero avvicinato
gli imprenditori in occasioni di fiere offrendo loro “regali'” o una “generosa ospitalità”.
I regali erano macchine fotografiche o penne per l'archiviazione elettronica di dati
infettate con virus informatici che consentono di controllare i computer dei manager
britannici. L'obiettivo era quello di carpire segreti industriali.
Russia-Libia
fornitura armi Russia e Libia hanno firmato un maxi contratto per la fornitura
di armamenti al governo di Tripoli del valore di 1,3 miliardi di euro. L’annuncio
è stato dato dal premier russo Putin, il quale ha spiegato che Mosca non fornirà “solo
armi da fuoco”. Martedì scorso, dopo la visita a Mosca del ministro della Difesa libico,
una fonte diplomatica russa aveva detto che la Libia voleva 20 aerei da combattimento,
almeno due sistemi di difesa anti-aerea S-300 e alcune decine di carri T-90C. I
solidi rapporti tra Russia e Libia risalgono alla guerra fredda e il 90% delle armi
oggi in dotazione al Paese africano è di fabbricazione sovietica.
Messico
ucciso giornalista
Messico sotto shock per l’ennesimo
omicidio di un giornalista. La vittima è Jorge Ochoa, direttore del giornale “Despertar
de la Costa”, raggiunto da numerosi colpi d’arma da fuoco mentre era in un ristorante
in una località a 100 km a sud di Acapulco. Questo omicidio fa salire a tre il numero
dei giornalisti uccisi dall'inizio dell'anno. Il Messico si è classificato al secondo
posto per numero di giornalisti uccisi nel 2009, con 13 morti, dietro le Filippine
e davanti alla Somalia, secondo un bilancio stilato dalla Ong Presse Embleme Campagne
(Pec), con sede a Ginevra.
Cina terremoto Una scossa di magnitudo
5,2 gradi Richter ha colpito il sudovest della Cina causando almeno un morto, 11
feriti e il crollo di decine di edifici. L'epicentro è stato localizzato nei pressi
della città di Suining, nella provincia di Sichuan, già devastata nel 2008 da un terremoto
che provocò circa 90mila vittime. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 31 E'
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Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
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