Mons. Oder: Papa Wojtyla, un mistico che ha guardato il mondo con gli occhi dell'uomo
E’ stato presentato in questi giorni a Roma un nuovo libro su Giovanni Paolo II dal
titolo “Perché è santo”: mons. Slawomir Oder, postulatore della causa di Beatificazione
di Papa Wojtyla, e il giornalista Saverio Gaeta sono i due autori del volume. Luca
Collodi ha chiesto a mons. Oder cosa emerge di Giovanni Paolo II in questa opera
:
R. - Quello
che emerge è veramente la pienezza dell’umanità che lui ha vissuto, un uomo che è
rimasto tale, un uomo innamorato di Dio, un uomo innamorato del suo sacerdozio, un
uomo che ha saputo identificare il suo amore per Cristo con tutta la sua vita. D.
– Mons. Oder, è forse questa la chiave di lettura del grande interesse che la figura
di Giovanni Paolo II suscita nel popolo cristiano e non solo, cioè questa figura di
uomo alla ricerca di Dio… R. – Un pellegrino dell’Assoluto,
possiamo chiamarlo, e sicuramente un mistico. E’ stato, però, un mistico forse un
poco diverso da quello che noi di solito intendiamo come testimone di fenomeni straordinari,
anche se come ci attestano le persone che l’hanno conosciuto, non mancavano nella
sua vita anche questi fenomeni. La mistica di Giovanni Paolo II, però, è soprattutto
la sua capacità di guardare il mondo con gli occhi dell’uomo, consapevole della presenza
di Dio nella storia. Un uomo che ha saputo leggere dei segni della presenza di Dio
negli eventi della storia, nelle persone che incontrava. D.
– Il rapporto di Giovanni Paolo II con Maria è un’altra pietra miliare nella figura
di questo Papa... R. – Noi sappiamo che tutta la sua vita si
può definire attraverso la sua espressione “Totus Tuus”. Dobbiamo ricordare sempre
però che lui ha vissuto l’incontro con Maria come via preferenziale, particolarmente
intensa dal punto di vista affettivo e spirituale, però una via che lo portava a Cristo.
Nel libro parliamo di alcuni aspetti della sua spiritualità mariana, della sua vita
che è segnata dalle tappe mariane, sin dalla sua giovinezza, quando pellegrinava con
il padre al Kalwaria Zebrzydowska, quando faceva i pellegrinaggi a Częstochowa,
e poi durante tutti i suoi viaggi apostolici sulle orme di Maria. D.
– Mons. Oder, c’è differenza tra l’uomo Karol Wojtyla e il Papa Giovanni Paolo II? R.
– Bisogna dire che esiste una continuità naturale nella figura dell’uomo e del Pontefice,
anzi, Giovanni Paolo II è stato veramente una persona trasparente, luminosa. Quello
che emerge nel passaggio della lettura dall’uomo a Pontefice, anche nel senso della
tempistica, è la profondità sempre maggiore del suo rapporto con Cristo, l’intensità
sempre maggiore del suo amore per la Chiesa, l’intensità sempre maggiore della consapevolezza
di vivere nel mondo come sacerdote di Cristo, cioè come colui che agisce in Persona
Christi. D. – Giovanni Paolo II è stato il Papa che ha sottolineato
il genio femminile della donna. Qual era il suo rapporto con il mondo femminile? R.
– Non è soltanto un elogio alla donna attraverso i documenti che lui ci ha lasciato,
ma anche le testimonianze delle persone semplici, delle donne semplici che sono arrivate
durante il processo di beatificazione. Mi ricordo in modo particolare la lettera di
una donna musulmana, che mi è pervenuta durante il processo, in cui questa donna,
che era figlia di una famiglia di diplomatici di un Paese islamico, avendo avuto contatti
frequenti con il Santo Padre, mi ha scritto che non si è mai sentita così valorizzata
nella sua femminilità di quando sentiva parlare Giovanni Paolo II di Maria. D.
– E al Papa mancava la sua terra, la Polonia... R. – Il suo
cuore sicuramente era un cuore di un padre che incarnava la paternità universale.
Si sentiva fortemente legato alla sua patria, come terra nella quale aveva le sue
radici. L’albero della sua vita, però, è cresciuto così bello, rigoglioso, che ha
riempito il mondo. Perciò è una cosa commovente vedere come le persone sparse in tutto
il mondo parlino in prima persona del nostro Papa, sentendolo davvero come “proprio”.(Montaggio
a cura di Maria Brigini)