Il Papa all'Angelus: la via della perfezione è la carità. Testo integrale
La via della perfezione cristiana è la carità, perché l’essenza di Dio stesso è l’amore:
è quanto ha detto oggi il Papa all’Angelus in Piazza San Pietro. Benedetto XVI ha
poi rivolto alcuni appelli: per la tutela dei lavoratori, citando in particolare
le situazioni di Termini Imerese e Portovesme; per i malati di lebbra, nella giornata
a loro dedicata; per la pace in Terra Santa nella Giornata in cui tante comunità cristiane
si riuniscono per pregare per la riconciliazione nei luoghi di Gesù; e, nella memoria
liturgica di San Giovanni Bosco, per i giovani perché accolgano la chiamata a dare
la vita per Gesù. Due giovani dell’Azione cattolica ragazzi, che hanno partecipato
alla annuale Carovana della pace, hanno affiancato il Papa alla finestra del suo studio
privato, leggendo anche un messaggio: e con Benedetto XVI hanno liberato le colombe
della pace. Ecco il testo italiano dell’Angelus del Papa:
Cari fratelli
e sorelle! Nella liturgia di questa domenica si legge una delle
pagine più belle del Nuovo Testamento e di tutta la Bibbia: il cosiddetto “inno alla
carità” dell’apostolo Paolo (1 Cor 12,31-13,13). Nella sua Prima Lettera ai Corinzi,
dopo aver spiegato, con l’immagine del corpo, che i diversi doni dello Spirito Santo
concorrono al bene dell’unica Chiesa, Paolo mostra la “via” della perfezione. Questa
– dice – non consiste nel possedere qualità eccezionali: parlare lingue nuove, conoscere
tutti i misteri, avere una fede prodigiosa o compiere gesti eroici. Consiste invece
nella carità – agape – cioè nell’amore autentico, quello che Dio ci ha rivelato in
Gesù Cristo. La carità è il dono “più grande”, che dà valore a tutti gli altri, eppure
“non si vanta, non si gonfia d’orgoglio”, anzi, “si rallegra della verità” e del bene
altrui. Chi ama veramente “non cerca il proprio interesse”, “non tiene conto del male
ricevuto”, “tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (cfr 1 Cor 13,4-7).
Alla fine, quando ci incontreremo faccia a faccia con Dio, tutti gli altri doni verranno
meno; l’unico che rimarrà in eterno sarà la carità, perché Dio è amore e noi saremo
simili a Lui, in comunione perfetta con Lui. Per ora, mentre
siamo in questo mondo, la carità è il distintivo del cristiano. E’ la sintesi di tutta
la sua vita: di ciò che crede e di ciò che fa. Per questo, all’inizio del mio pontificato,
ho voluto dedicare la mia prima Enciclica proprio al tema dell’amore: Deus caritas
est. Come ricorderete, questa Enciclica si compone di due parti, che corrispondono
ai due aspetti della carità: il suo significato, e quindi la sua attuazione pratica.
L’amore è l’essenza di Dio stesso, è il senso della creazione e della storia, è la
luce che dà bontà e bellezza all’esistenza di ogni uomo. Al tempo stesso, l’amore
è, per così dire, lo “stile” di Dio e dell’uomo credente, è il comportamento di chi,
rispondendo all’amore di Dio, imposta la propria vita come dono di sé a Dio e al prossimo.
In Gesù Cristo questi due aspetti formano una perfetta unità: Egli è l’Amore incarnato.
Questo Amore ci è rivelato pienamente nel Cristo crocifisso. Fissando lo sguardo su
di Lui, possiamo confessare con l’apostolo Giovanni: “Noi abbiamo riconosciuto l’amore
che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto” (cfr 1 Gv 4,16; Enc. Deus caritas est, 1). Cari
amici, se pensiamo ai Santi, riconosciamo la varietà dei loro doni spirituali, e anche
dei loro caratteri umani. Ma la vita di ognuno di essi è un inno alla carità, un cantico
vivente all’amore di Dio! Oggi, 31 gennaio, ricordiamo in particolare san Giovanni
Bosco, fondatore della Famiglia Salesiana e patrono dei giovani. In questo Anno Sacerdotale
vorrei invocare la sua intercessione affinché i sacerdoti siano sempre educatori e
padri dei giovani; e perché, sperimentando questa carità pastorale, tanti giovani
accolgano la chiamata a dare la vita per Cristo e per il Vangelo. Maria Ausiliatrice,
modello di carità, ci ottenga queste grazie. Dopo Angelus L’ultima
domenica di gennaio è la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra. Il pensiero va spontaneamente
a Padre Damiano de Veuster, che diede la vita per questi fratelli e sorelle, e che
nello scorso ottobre ho proclamato santo. Alla sua celeste protezione affido tutte
le persone che purtroppo ancora oggi soffrono per questa malattia, come pure gli operatori
sanitari e i volontari che si prodigano perché possa esistere un mondo senza lebbra.
Saluto in particolare l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau. Oggi
si celebra anche la seconda Giornata di Intercessione per la Pace in Terra Santa.
In comunione con il Patriarca Latino di Gerusalemme e il Custode di Terrasanta, mi
unisco spiritualmente alla preghiera di tanti cristiani di ogni parte del mondo, mentre
saluto di cuore quanti sono qui convenuti per tale circostanza. La
crisi economica sta causando la perdita di numerosi posti di lavoro, e questa situazione
richiede grande senso di responsabilità da parte di tutti: imprenditori, lavoratori,
governanti. Penso ad alcune realtà difficili in Italia, come, ad esempio, Termini
Imerese e Portovesme; mi associo pertanto all’appello della Conferenza Episcopale
Italiana, che ha incoraggiato a fare tutto il possibile per tutelare e far crescere
l’occupazione, assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie. Un
messaggio di pace ci portano anche i ragazzi e le ragazze dell’Azione Cattolica di
Roma. Qui accanto a me ci sono due di loro, che saluto insieme a tutti gli altri che
si trovano nella Piazza, accompagnati dal Cardinale Vicario, dai familiari e dagli
educatori. Cari ragazzi, vi ringrazio perché, con la vostra “Carovana della pace”
e col simbolo delle colombe che tra poco faremo volare, voi date a tutti un segno
di speranza. Ora ascoltiamo il messaggio che avete preparato. [una
ragazza legge il messaggio]