Convegno sul disarmo a Roma: intervista col presidente di Pax Christi
Si svolge oggi presso la Pontificia Università Lateranense, a Roma, un Convegno sul
disarmo promosso dalla Conferenza episcopale italiana, dalla Caritas e da Pax Christi,
sul tema “Per un mondo di pace: il sogno di Isaia e l’annuncio di Cristo”. Oggi, il
commercio mondiale delle armi prospera nonostante la crisi, superando i 55 miliardi
di dollari annui: nell’ultimo anno è sceso appena del 7% per la diminuzione degli
ordinativi dei Paesi poveri. Fabio Colagrande ne ha parlato con mons. Giovanni
Giudici, vescovo di Pavia e presidente di Pax Christi Italia:
R. – Il
problema delle armi è diventato una questione di grande significato soprattutto per
i Paesi emergenti, economicamente poveri, perché c’è questa continua fuga di capitali
da questi Paesi verso i Paesi produttori delle armi e - con l'arrivo delle armi -
si assiste ad una sempre maggiore fragilità di queste società. L’altro aspetto che
dimostra un poco l’attenzione che dobbiamo dare a questo tema è il fatto che il Magistero
pontificio, invece, è sempre stato attento a questo problema delle armi, e in particolare
dobbiamo dire che il discorso agli ambasciatori di Benedetto XVI e il Messaggio per
la Giornata della Pace hanno posto in evidenza questo problema degli armamenti collegandoli
con le questioni appunto più ampie dello sviluppo dei popoli e di una economia tonificata
e non più così fragile e ballerina. D. – Diminuire le spese
militari e destinare i fondi alle popolazioni povere, ma anche un progressivo disarmo
che porti a liberare il pianeta dalle armi nucleari. Questi sono auspici di Papa Benedetto
XVI: quanto sono realizzabili? R. – Questa è la grande sfida
della nostra presenza di cristiani nella società. Intuire queste verità, sapere che
sono parte del sogno di Isaia e quindi, operare perché l’opinione pubblica, sia nella
Chiesa che fuori dalla Chiesa, possa accogliere questi inviti. Certamente tutto questo
chiede che ci sia uno stile di riconciliazione, un impegno a far sì che la produzione
stessa di queste armi micidiali non sia permessa indiscriminatamente, ma - come del
resto chiedono le leggi, certamente italiane, ma anche internazionali - venga attentamente
monitorata. Io penso, dunque, che l’opinione pubblica debba muoversi in questa via,
e in una società democratica questo è lo strumento primo e principale. E’ bello che
il Santo Padre ci guidi in questa presa di coscienza della necessità di controllare
la fabbricazione e il commercio delle armi. Proprio in questi giorni
ha compiuto 10 anni la Campagna avviata dalla rivista comboniana Nigrizia contro le
cosiddette banche armate, ovvero quegli istituti di credito coinvolti nella vendita
a Paesi terzi di materiale bellico da parte di aziende nazionali. Ascoltiamo in proposito
don Fabio Corazzina, di Pax Christi, sempre al microfono di Fabio Colagrande: R. – E' una
campagna semplicissima che chiede la responsabilità alle persone, chiunque esse siano:
dal singolo alla famiglia, alla parrocchia, al gruppo missionario. Questa campagna
ha come semplice obiettivo il dire: vai nella tua banca, c’è un elenco che è dato
dalla legge 185 che ti dice quali sono le banche che sostengono la produzione e la
vendita di armi e digli: io non vorrei con il mio risparmio sudato e quello della
mia famiglia, della mia parrocchia, sostenere questo commercio; voi condividete e
continuerete a sostenere il commercio e la produzione di armi, io metterò i miei soldi
da un’altra parte. E’ una cosa molto semplice. Ha messo in crisi il sistema bancario
perché ha costretto le banche a dichiarare che alcuni fondi erano etici, cioè che
non coinvolgevano la produzione e la vendita di armi. Il che significa che ci si rende
conto perfettamente di come questa produzione-vendita abbia dentro un elemento di
assoluta non eticità. Quindi: primo, questa campagna è disponibile a tutti; secondo,
ha avuto la capacità e il coraggio di interlacciarsi con i grandi sistemi bancari;
terzo, ci siamo resi conto che sta dando molto fastidio ai grandi sistemi industriali
militari che dicono di creare lavoro sostenendo quella famosa teoria che in fondo
il problema non è il prodotto ma chi lo usa e perché lo usa. Allora far passare un’arma
di qualsiasi tipo sia, come un prodotto qualsiasi, come una padella e una bicicletta,
credo che sia troppo. (Montaggi a cura di Maria Brigini)