Il nunzio ad Haiti: il mondo non dimentichi quando si spegneranno i riflettori
Ad Haiti l’ultimo bilancio è di 170 mila vittime e di oltre 800 mila senza tetto.
A più di due settimane dal terremoto, il futuro del Paese è adesso legato ai piani
di ricostruzione. Secondo la Fao è necessario un investimento di almeno 700 milioni
di dollari nel settore agricolo. In base a stime dell’Onu sono inoltre da ricostruire
tre quarti di Port-au-Prince. Il presidente di Haiti, René Preval, ha annunciato che
la capitale sarà ricostruita in un’altra zona del Paese, dove “non potrà essere danneggiata
da eventuali terremoti”. Nell’immediato futuro, intanto, Haiti tenta di tornare alla
normalità con la riapertura, prevista lunedì prossimo, di alcune scuole che si trovano
nelle zone colpite dal sima. E il nunzio apostolico ad Haiti, mons. Bernardito Auza,
sottolinea le proprie speranze. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Coordinare
i soccorsi in uno scenario complesso e drammatico come quello di Haiti è una sfida
impegnativa e difficile, ma alimentata dalla certezza che la situazione migliora giorno
dopo giorno. E’ con questa convinzione che mons. Bernardito Auza colora
di speranza pagine di dolore e devastazione. Nella sua toccante testimonianza raccolta
dall’agenzia Sir non mancano buone notizie. Il presule ricorda, in particolare, che
sono stati rintracciati alcuni seminaristi, che si temeva fossero rimasti sotto le
macerie. La Caritas, nelle sue diverse componenti, costituisce un punto
di riferimento “forte ed innegabile” per la distribuzione degli aiuti. Nelle prossime
settimane – aggiunge il nunzio – gli aiuti dovrebbero raggiungere circa 200.000 persone.
Mons. Bernardito Auza precisa poi che nonostante tutte le critiche - alcune fondate,
altre viziate dalla non conoscenza della realtà di Haiti - occorre riconoscere l’immenso
e prezioso lavoro svolto dalla comunità internazionale. Il consiglio del presule in
questa fase successiva a quella dell’emergenza iniziale, è di inviare denaro e non
aiuti materiali. Il rischio è che i costi del trasporto diventino più elevati del
valore dell’aiuto stesso. Il nunzio ricorda poi che la Chiesa cattolica ha
pagato un grosso prezzo non solo in termini di vite umane. Rivolge quindi un
appello per la ricostruzione della cattedrale di Port-au-Prince, chiese, case parrocchiali,
seminari, scuole e case di formazione. Il rappresentante pontificio non nasconde infine
il timore che il mondo dimentichi di nuovo Haiti una volta spenti i riflettori. La
speranza è che l’assistenza internazionale sia a lungo termine. Solo “una strategia
di ricostruzione simile al Piano Marshall” – conclude mons. Bernardito Auza
– potrà “far uscire Haiti dal sottosviluppo” ed evitare che “il Paese diventi più
povero di prima”.