Congo: la miniera d’oro di Mongbwalu, opportunità di sviluppo per la popolazione
“Un’opportunità d’oro o una falsa speranza?”. È questo il titolo del rapporto presentato
dalla Cafod (Catholic Agency For Overseas Development, agenzia di sviluppo promossa
dalla Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles) sull’imminente apertura di una miniera
d’oro, gestita da una multinazionale sudafricana, a Mongbwalu, nell’Ituri, nell’est
della Repubblica Democratica del Congo. Il documento - ripreso dall'agenzia Fides
- è stato elaborato con il contributo, tra gli altri, di don Alfred Buju, responsabile
della Commissione “Giustizia e Pace” della diocesi di Bunia. Il rapporto prevede una
nuova crescita della domanda mondiale di metalli, dopo la pausa provocata dalla crisi
finanziaria mondiale. Questo, sottolinea il documento, ha aspetti positivi (creazione
di posti di lavoro, incremento delle entrate statali, trasferimento di competenze
tecniche), ma anche negativi (inquinamento, divisioni sociali), soprattutto in Paesi,
come la Repubblica Democratica del Congo, incapaci “di regolamentare il comportamento
delle società transnazionali che operano nel loro territorio”. Di conseguenza, “comunità
povere del mondo intero si ritrovano spesso a vivere accanto alle compagnie più potenti
del pianeta a causa delle attività minerarie. Fare ascoltare la voce di queste comunità
alle compagnie è un’impresa ardua” afferma il rapporto. Anche nel caso della stipulazione
del contratto per la miniera di Mongbwalu, la popolazione locale non è stata assolutamente
coinvolta. “Mongbwalu è contrassegnata dalla povertà e dalla disoccupazione e ha disperatamente
bisogno di sviluppo. Le aspettative della comunità locale sui possibili benefici della
miniera sono molto alte. Siamo preoccupati che la miniera impieghi un numero relativamente
piccolo di lavoratori, molti dei quali specializzati, con conseguenti poche opportunità
di lavoro per la popolazione locale” afferma il documento. Sorgono inoltre forti preoccupazioni
per i danni all’ambiente derivanti dalle attività estrattive (“tra le più inquinanti
del mondo” sottolinea il documento), che prevedono l’uso di sostanze tossiche (come
il cianuro) e la produzione di vasti depositi di scorie. Il rapporto propone una serie
di misure alle quali attenersi per ridurre l’impatto ambientale, per creare opportunità
di lavoro e per reinvestire una parte dei profitti della miniera nello sviluppo dell’economia
locale. (R.P.)