Secondo giorno di lavori a Davos, in Svizzera, dove da ieri economisti, politici e
imprenditori sono riuniti per discutere di riforma del sistema finanziario globale
ma anche di cambiamenti climatici. “Ripensare, riprogettare e ricostruire” è il tema
dell’edizione odierna, chiamata a proporre soluzioni dopo la crisi economica mondiale.
Ieri nel suo intervento il presidente francese Sarkozy ha evidenziato come la crisi
sia stata dettata soprattutto dalla “perdita di valori e di punti di riferimento”.
Federico Piana ha parlato del vertice di Davos con l’economista Alessandro
Marangoni, docente all’Università Bocconi di Milano, e con Andrea Olivero, presidente
nazionale delle Acli. Ascoltiamo Andrea Olivero:
R. – La crisi
ha messo sotto gli occhi di tutti il fatto che le grandi questioni, le grandi scelte
hanno un’immediata ricaduta sociale e la drammaticità di questa impone anche a tutti
quanti di essere più saggi e più prudenti. Molte volte da Davos ci sono arrivati dei
segnali che poi in realtà sono stati clamorosamente smentiti dai fatti veri e quindi
questa volta la responsabilità di chi c’è è quella di andare davvero a indicare qualche
strada percorribile. D. – Prof. Marangoni,
si è detto che bisogna rimettere mano alla finanza mondiale. Ma in che modo, secondo
lei, bisogna farlo visto che in questi anni è stata un po’ fallace e ha pensato più
ai suoi profitti piuttosto che all’economia reale? R. – E’ proprio
di questi giorni la notizia che anche in Italia verrà reso obbligatorio per le società
quotate pubblicare i compensi dei top manager. Sembra un dettaglio, in realtà è un
dettaglio rivelatore dell’approccio e del clima generale. Sicuramente è necessario
ripensare come approcciare e come utilizzare questi meccanismi non per arricchire
alcuni ma per creare valore per tutti. Da questo punto di vista l’economia è un motore
straordinario di creazione e di ricchezza e come è stato evidenziato anche nell’ultima
Enciclica Caritas in veritate il problema non è solamente come crearlo ma è anche
come distribuirlo perché poi lo stesso mercato possa funzionare al meglio. D.
– Andrea Olivero, molti governi hanno dichiarato che è necessario
più controllo sulle banche ma naturalmente le banche si sono dette contrarie a questo
maggior controllo. Lei cosa ne pensa? R. – Le regole non le
deve dare lo stesso mondo economico a se stesso. Noi crediamo che ci sia da questo
punto di vista una responsabilità chiara e forte della politica e questa crisi ci
ha messo sotto gli occhi il fatto che quando poi i disastri vengono fatti qualcuno
è chiamato a pagare ed è comunque la società nella sua interezza e noi non possiamo
più accettare la logica per cui i profitti vanno ad alcuni e i costi, a fronte dei
disastri che si compiono, invece vengono distribuiti tra tutti e in particolare vanno
ad incidere rispetto poi alle fasce più deboli della popolazione, questo è il punto
chiaro. Allora credo che la politica in questo caso debba imporsi. Se oggi non si
fanno quelle riforme che sono state tanto promesse quando la crisi era particolarmente
evidente noi rischiamo di ritornare esattamente nella condizione precedente. Noi abbiamo,
invece, bisogno di una modifica di questo sistema che vada in profondità e che garantisca
effettivamente che non si ripetano fatti come quelli. D. – Prof.
Marangoni, Benedetto XVI nella Caritas in veritate dice che è sostenibile
solo uno sviluppo che rispetti la creazione e che non danneggi l’ambiente e nel messaggio
per la Giornata mondiale della pace di quest’anno ha sottolineato che la costruzione
di una pace solida è legata al rispetto del creato… R. - Questo
secondo me è sicuramente un tema centrale: il problema richiede regole globali e una
messa in comune di tutta una serie di riflessioni. La questione ambientale, le energie
rinnovabili, la tutela delle risorse naturali devono rappresentare una fonte di ricchezza,
non una fonte di problemi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)