2010-01-28 14:34:03

Ospedali e associazioni presentano a Roma un protocollo contro le violenze in famiglia


Fare rete per dare una risposta condivisa al problema della violenza familiare. E’ l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato da istituzioni, ospedali e centri antiviolenza per donne e minori, presentato ieri a Roma nell’ambito di un convegno sul tema presso l’ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli. Fra i firmatari dell’accordo anche gli ospedali San Gallicano e Bambino Gesù, i Policlinici Umberto I e Tor Vergata, il Tribunale di Roma, la Questura e la Prefettura di Roma. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:RealAudioMP3

Riecheggia fra le mura domestiche, continuo e assordante, il grido silenzioso di figli, madri e mogli vittime di violenza familiare. Una richiesta d’aiuto che raramente ottiene risposta, confinata da paure e sensi di colpa fra le pareti di casa, che da luogo sicuro per eccellenza si trasforma in teatro di abusi e persecuzioni. Un fenomeno sottostimato quello della violenza familiare, che solo per il 5% trova denuncia in atti giudiziari o nei verbali delle forze dell’ordine e degli operatori sanitari, e che sollecita un più efficace intervento da parte di istituzioni ed enti competenti. Una richiesta a cui si fanno incontro oggi il Tribunale di Roma, gli ospedali e le associazioni antiviolenza presenti sul territorio, firmatari di un Protocollo d’intesa che individua un percorso operativo condiviso. Il dottor Alberto Bellelli, responsabile del progetto presso l’ospedale Fatebenefratelli:

 
“Il problema della violenza non è solo quello della violenza sessuale o della violenza fisica, ma esistono tante altre forme di violenza come la violenza psicologica, il ricatto nei confronti dei figli, del convivente. Le figure che devono trovare la risposta sono gli assistenti sociali, i medici, le istituzioni. Ci siamo resi conto che le difficoltà erano l’interazione, la capacità di aprirsi, la capacità di confessare il vissuto, di avere la forza di reazioni e di non annullarsi di fronte al violente. Dall’altra c’è una lacuna con le istituzioni, perché molto spesso le donne che hanno subito questi atti reiteravano delle denunce, che non avevano poi alcun seguito dal punto di vista giudiziario”.

 
Problematiche fronteggiate con interventi su più fronti. Ancora il dottor Bellelli:

 
“Facendo intanto degli incontri di formazione e facendo incontrare i magistrati con i medici. Quello che noi abbiamo fatto è di creare un ambulatorio, che abbiamo chiamato ‘L’approdo’. In questo ambulatorio si trovano diversi specialisti (ginecologi, radiologi, psicologi ed assistenti sociali) ed è stato disegnato un percorso di incontri. Al termine di questo itinerario si è visto che ci sono delle modificazioni nell’atteggiamento della persona nei confronti del vissuto, nella capacità di andare avanti e di programmare nuovamente la propria vita”.

 
Interventi rafforzati dalla sinergia con gli organismi giudiziari, promotori, nell’ambito dell’accordo, di nuove strategie operative. Ce ne parla il presidente del Tribunale di Roma, Paolo De Fiore:

 
“C’è un maggior coordinamento, c’è una presa di coscienza dell’importanza di questi problemi, c’è la creazione di un nucleo di polizia giudiziaria presso il Tribunale specializzato anche per questo tipo di interventi. Il Tribunale di Roma può dare il contributo di una maggiore velocizzazione, di dare un canale preferenziale a questo tipo di giudizi e poi soprattutto una cognizione da parte di giudici che siano specializzati, perché occorre che il giudice conosca la situazione sociale in cui queste forme si collocano”.

 
Una specializzazione che intende favorire un approccio culturale nuovo al dramma della violenza familiare, che promuova una più puntuale conoscenza del fenomeno e consenta una tutela più efficace delle vittime e insieme accresca la capacità di prevenzione.







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