2010-01-28 14:18:13

Obama: occupazione e riforma sanitaria al centro del discorso sullo stato dell'Unione


Un Obama ottimista quello apparso a Capitol Hill per l’atteso suo primo discorso sullo stato dell’Unione, ma anche realista sulle difficoltà che hanno vissuto gli Stati Uniti in questo ultimo anno. Crisi economica, disoccupazione, riforma sanitaria, i punti nevralgici dell’intervento. Il servizio di Elena Molinari:RealAudioMP3

Fra le misure annunciate il presidente ha proposto un secondo piano di stimoli in aiuto della middle class: investimenti sui giovani, miliardi di dollari per le infrastrutture come treni ad alta velocità, aiuti alle famiglie che mantengono sia i figli che i nonni; ma anche il congelamento di stipendi per mille vip dell’amministrazione. Tutto per far capire alle famiglie americane che conosce le loro difficoltà nell’arrivare a fine mese e che intende mantenere la promessa fatta un anno fa e cioè che un altro milione e mezzo di disoccupati torneranno a lavorare nel 2010. Obama ha ammesso di aver commesso alcuni errori nel primo anno alla Casa Bianca, come quello appunto di essersi dedicato più a Wall Street che all’uomo della strada, anche se la crisi finanziaria lo richiedeva. Ma su un punto il capo della Casa Bianca non è stato disposto a fare marcia indietro: la riforma della sanità. Sebbene sia arenata in Senato, dopo la sconfitta elettorale in Massachusetts, e molti democratici ed elettori preferirebbero ormai metterla da parte, Obama intende andare avanti.

Dunque, il presidente Obama non arretra di un passo – come lui stesso ha ammesso - nel proprio programma riformista, che include oltre alla sanità e alla finanza anche il mondo della scuola. Barack Obama, a un anno dal suo insediamento, chiede ancora la fiducia ad un elettorato che appare deluso nelle proprie aspettative. Stefano Leszczynski ne ha parlato con Paolo Mastrolilli, esperto di politica statunitense per il quotidiano La Stampa:RealAudioMP3

R. – Il presidente aveva la necessità, naturalmente, di far capire agli americani che ha compreso quali sono le loro difficoltà, quali sono i loro problemi, le loro perplessità nei confronti della sua presidenza. Umori che si sono espressi in particolare con il recente voto in Massachusetts, dove i democratici hanno perso un seggio fondamentale al Senato per realizzare appunto i progetti di riforma del presidente. Nello stesso tempo, però, se avesse cambiato completamente direzione nel giro di un anno dall’inizio della sua presidenza avrebbe dato l’impressione che neanche lui credeva nei programmi con i quali si era candidato. Quindi, ha cercato di fare questa operazione di equilibrismo: da una parte riconoscere i propri errori, i limiti della sua presidenza e, dall’altra, però, confermare la bontà dei suoi programmi e la necessità da parte dei politici di Washington, democratici e repubblicani, di collaborare per realizzare quelle riforme che, secondo lui, sono necessarie per far ripartire la macchina economica americana.
 
D. – Obama ha incassato il pieno appoggio del presidente della Fed, Bernanke. Questo significa qualcosa?
 
R. – Naturalmente Obama e Bernanke sono sulla stessa barca, nel senso che hanno affrontato insieme la crisi economica con un piano condiviso. La loro necessità, a questo punto, è convincere i legislatori a guardare alle necessità del Paese e quindi intervenire soprattutto sulla questione dell’occupazione, facendo degli interventi, che ancora sono possibili, per favorire il credito, per favorire la ripresa dell’attività economica e, allo stesso tempo, spingendoli a fare questa riforma epocale, che, secondo Obama, è assolutamente necessaria: la riforma della sanità. Da una parte, garantirebbe gli americani che ancora non hanno l’assistenza, e, dall’altro, a suo avviso, favorirebbe forse anche l’attività economica nel Paese.
 
D. – Uno degli auspici del presidente è quello di un inizio della contrazione della disoccupazione nel corso del 2010: un argomento molto delicato e molto pericoloso se dovesse fallire...

R. – Sì, questo è stato un po’ il problema di tutta quanta la presidenza Obama, cioè le altissime aspettative, che c’erano quando è stato eletto, che è difficile realizzare. In particolare, per quanto riguarda l’occupazione, lui ha parlato di alcuni interventi che è possibile fare; ha chiesto ai legislatori di immaginare un nuovo stimolo per l’economia. Il problema è che appunto, su questi temi, i poteri di un presidente sono relativamente limitati, nel senso che lui non può semplicemente con un tratto di penna annullare la disoccupazione.







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