2010-01-28 14:37:22

La Chiesa in Malaysia: “c'è chi soffia sul fuoco del conflitto religioso”


In Malaysia alcuni individui o gruppi di provocatori cercano di soffiare sul fuoco del conflitto religioso. Il copione è noto: si colpiscono e si profanano i luoghi di culto e i simboli che sono più cari ai sentimenti dei credenti per scatenare una reazione e accendere la miccia dello scontro. La stessa dinamica si è verificata in passato in Indonesia, in Nigeria, in India e in atri contesti, dove episodi di atti vandalici hanno innescato reazioni violente, degenerate in conflitto aperto fra comunità, con morti e feriti. “Si teme, ora, che individui o gruppi di estremisti cerchino di fomentare l’odio interreligioso anche in Malaysia, sfruttando il caso del controverso utilizzo del nome Allah per i non musulmani”, dice all’agenzia Fides fra Augustine Julian, segretario della Conferenza episcopale della Malaysia, Singapore e Brunei. Dopo gli atti vandalici contro 11 chiese, un tempio sikh, tre moschee e due aule di preghiera musulmane – episodi avvenuti fra l’8 e il 27 gennaio – il Ministro degli Interni malaysiano, Seri Hishammuddin Hussein, è intervenuto pubblicamente chiedendo alla popolazione, di avere pazienza e di attendere la ricerca dei colpevoli. “Siamo molto determinati. Sospetto che vi sia lo scopo di portare il Paese nel caos. Vogliono scontri fra comunità di diversa etnia e religione”, ha detto il Ministro. “Siamo comunque confortati dal fatto che l’opinione pubblica condanna fortemente questi atti e non sembra seguire i provocatori. La situazione è sotto controllo”, nota a Fides fra Julian. Esprimendo solidarietà alla comunità islamica, il “Malaysian Consultative Council of Buddhism, Christianity, Hinduism, Sikhism and Taoism”, organismo che promuove il dialogo interreligioso, ha ricordato che “ogni violenza contro un luogo di culto è un peccato gravissimo”. “Il fine di tali atti è provocare uno scontro fra le comunità religiose nel Paese. Ma tutti i cittadini che amano la legalità e la pace non devono consentire che questo avvenga. Restiamo uniti”, recita un comunicato inviato all’agenzia Fides. Intanto, per la vicenda sull’utilizzo del nome Allah, il governo ha fatto trapelare la sua disponibilità a trovare una soluzione negoziale con la Chiesa cattolica, senza continuare nella battaglia giudiziaria. Si attende ora l’incontro fra il Primo Ministro Najib Razak e l’arcivescovo di Kuala Lumpur, mons. Murphy Pakiam, che potrebbe essere decisivo per sbloccare la situazione. (R.P.)







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