2010-01-28 14:35:51

Appello di mons. Tomasi: Haiti protagonista della ricostruzione


La crisi umanitaria di Haiti è stata al centro dell’intervento, alla sessione del Consiglio per i diritti umani sul Paese caraibico, dell’arcivescovo Silvano Tomasi, Rappresentante Permanente della Santa Sede all’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra. Gli aiuti internazionali per Haiti – ha detto il presule - devono rispondere al principio della sussidiarietà in modo da offrire al popolo haitiano la capacità di ricostruire il Paese e di assumersi responsabilità politiche e sociali. Molte organizzazioni non governative cattoliche – ha ricordato mons. Silvano Tomasi - hanno avviato programmi per la ricostruzione: la Caritas internationalis, ad esempio, ha ricevuto 33 milioni di dollari per finanziare diversi progetti. La Chiesa cattolica – ha aggiunto l’arcivescovo - continuerà in futuro ad assicurare il proprio sostegno attraverso istituzioni caritative in modo da rispondere ai bisogni più urgenti della popolazione. Ad Haiti, intanto, le operazioni di ricerca di eventuali sopravvissuti sono concluse ma è ancora concreta la speranza di trovare qualcuno ancora in vita: a Port-au-Prince una ragazza è stata salvata ieri tra le macerie, 15 giorni dopo la prima scossa. Sull’attuale situazione nel Paese caraibico ascoltiamo Beate Maaß, coordinatrice del Sovrano Ordine di Malta per l’emergenza ad Haiti, raggiunta telefonicamente a Port-au-Prince da Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

R. – You can see that there’s...
Si può vedere che c’è ancora un incredibile livello di distruzione a Port-au-Prince, ma anche nei dintorni. L’Ordine di Malta sta lavorando anche a Leogane, che è stata distrutta al 90 per cento. Allo stesso tempo, si può vedere che la situazione si sta normalizzando e durante il giorno sono accessibili alcune zone di Port-au-Prince gravemente colpite.

D. – Verso quali direzioni è orientata l'azione dell'Ordine di Malta ad Haiti?

R. – Order of Malta, …
L’Ordine di Malta si è immediatamente attivato dopo il terremoto ed è arrivato con un team di medici. Abbiamo dei dottori che lavorano nell'ospedale a Port-au-Prince, struttura che è stata in parte distrutta, ma che è ancora funzionante. Alcuni medici hanno cominciato a lavorare a Port-au-Prince pochi giorni dopo la scossa del 12 gennaio. Siamo stati anche nella città di Leogane, dove stiamo promuovendo dei progetti in favore della popolazione. Stiamo cercando di attivare delle strutture di primaria assistenza medica. Ma le scosse di assestamento rappresentano un problema qui ad Haiti.

D. – Si sono rivelati adeguati il coordinamento e il sistema di distribuzione degli aiuti da parte della comunità internazionale?

R. – Of course, at first…
All’inizio, nella prima settimana, è stato veramente difficile coordinare gli aiuti perché molte delle strutture erano state distrutte. Port-au-Prince è stata gravemente colpita, così come la rete di comunicazione e molte istituzioni locali. Questo ha reso tutto molto difficile all’inizio. Adesso, però, si può vedere giorno dopo giorno che lentamente il coordinamento sta migliorando. Noi siamo costantemente in contatto con le altre organizzazioni per sapere quello che stanno facendo e per non sovrapporci ai loro progetti.

Sul drammatico scenario di Haiti si sofferma, al microfono di Claudio Cavallaro, la responsabile della comunicazione della Caritas Internationalis, Michelle Hough, appena rientrata da Port-au-Prince:RealAudioMP3

R. – C’era una devastazione quasi totale e c’erano molte difficoltà. Ho trovato, però, gente molto dignitosa, riuscivano ad andare avanti.

 
D. – Il governo, pochi giorni fa, ha scelto di interrompere le ricerche dei dispersi…

R. – Io non ho capito perché abbiano preso questa decisione così presto, anche perché si continua a trovare delle persone vive. Ho letto che, se ci si trova sotto le macerie in posti dove c’è l’accesso ad un po’ di acqua, si può sopravvivere per settimane, anche per un mese. Questa decisione di interrompere le ricerche è certamente un fatto molto triste per tutte quelle persone che sperano di trovare i propri cari ancora vivi.

 
D. – Quando lei ha lasciato Port-au-Prince in che fase erano i soccorsi?

R. – Per quanto riguarda la Caritas, stavamo pianificando una distribuzione di cibo ed aiuti a 50 mila persone nell’arco di quattro giorni. Tutte le difficoltà si stavano sciogliendo. Si deve pensare che siamo soltanto a due settimane da quel terribile terremoto e che non è molto per garantire una sistemazione a tre milioni di persone. Sono condizioni di lavoro molto, molto difficili, per tutti.

 
D. – C’è un’immagine, vista in questi giorni, che le rimarrà per sempre negli occhi?

R. – Siamo andati a vedere una scuola. Erano esposte anche le foto dei bambini. Questo mi ha fatto realizzare e pensare che c’erano chiaramente molti, molti bambini dentro questa scuola, che sono ora seppelliti.

 
D. – Tornerà ad Haiti?

R. – Sì, vorrei tornare perché le persone che ho conosciuto sono state veramente magnifiche. Penso che meritino tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà.







All the contents on this site are copyrighted ©.