2010-01-27 15:33:26

Nigeria: per l'arcivescovo di Jos “la situazione è in via di miglioramento”


“La situazione è in via di progressivo miglioramento. Abbiamo avuto diversi incontri, molto fruttuosi, con i responsabili politici, religiosi e con gli anziani per cercare di riportare la calma e la pace nella nostra comunità” dice all’agenzia Fides mons. Ignatius Ayau Kaigama arcivescovo di Jos, il capoluogo dello Stato di Plateau (Nigeria centro-settentrionale) dove nei giorni scorsi in gravi scontri inter-comunitari sono morte, secondo un bilancio ufficiale, 326 persone. Ieri il vicepresidente nigeriano, Goodluck Jonathan, ha visitato la città, dove ha invitato la popolazione al dialogo. Nella sua visita, il vicepresidente federale era accompagnato dai governatori di sei Stati nigeriani (Osun, Kwara, Bauchi, Niger, Enugu, Rivers), scelti in modo da coprire tutte le diverse aree geopolitiche del vasto Paese. I governatori “sono stati scelti in modo che possano vedere direttamente la situazione e prevenire rappresaglie in altre parti del Paese” ha affermato il vicepresidente. “La sua visita è stata molto positiva perché ha incoraggiato la popolazione a superare la paura” afferma mons. Kaigama. L’arcivescovo di Jos sottolinea inoltre che “è diminuito anche il numero e l’intensità dei messaggi allarmanti che giungono sui cellulari”. “Non so se dietro vi sia una strategia volta a diffonderli. Mi ricordo del precedente del Kenya, nel 2008, quando le violenze furono alimentare anche dai messaggi che istillavano la paura e l’odio che giungevano sui cellulari. Anche a Natale in concomitanza con il diffondersi di voci su possibili assalti alle chiese cristiane, erano stati inviati messaggi che alimentavano la paura tra la gente” ricorda mons. Kaigama. Secondo l’arcivescovo, una parte di questi messaggi può essere spiegata in questo modo: “in diversi casi sono persone ordinarie le cui case sono state attaccate o che vedono bruciare quella del vicino ed inviano messaggi per avvertire amici e parenti di quello che sta succedendo. Questo avviene sia tra le comunità cristiane sia tra quelle musulmane”. Qualunque sia l’origine di questi messaggi, secondo mons. Kaigama, hanno “contribuito non poco a diffondere la paura e quindi ad alimentare odio e violenza”. (R.P.)







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