Il lavoro minorile è una grande piaga del Pakistan. È il grido d’allarme lanciato
dalla Chiesa cattolica a margine della tragica vicenda di Shazia, la piccola cattolica
brutalmente uccisa a Lahore dal suo datore di lavoro islamico. In un documento inviato
all’agenzia Fides dalla Commissione “Giustizia e Pace” dell’episcopato pakistano,
i vescovi condannano con forza l’uccisione della fanciulla, “ma – proseguono – questo
non è l’unico incidente che riguarda ragazzi costretti ai lavori domestici. Oltre
10 milioni di bambini lavoratori sono spesso sottoposti a violenze fisiche e psicologiche.
Il governo dovrebbe far rispettare la Convenzione dei Diritti del fanciullo e portare
i responsabili delle violenze dinanzi alla giustizia”. Il documento dei vescovi, firmato
da mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza Episcopale,
continua ricordando che le cause dello sfruttamento minorile vanno ricercate nell’estrema
povertà in cui versano numerose famiglie, specialmente quelle cristiane. Nel distretto
del Sialkot, per esempio, ben 5mila bambini, che costituiscono l’80% degli operai,
sono attivi nella realizzazione di palloni, scarpe, mattoni d’argilla e tappeti: tutti
beni che vengono esportati in Occidente. Il lavoro minorile in Pakistan produce un’alta
mortalità infantile ed un elevatissimo tasso di analfabetismo. Problemi che il governo,
secondo i vescovi, dovrebbe cercare di risolvere. (F.C.)