Il Papa e il suo invito ai sacerdoti a evangelizzare Internet. Il commento di don
Paolo Padrini
I sacerdoti annuncino il Vangelo nel continente digitale: l’esortazione di Benedetto
XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, pubblicato
sabato scorso, è stata accolta con soddisfazione dai sacerdoti che già da tempo sono
impegnati nell’evangelizzazione del web. Uno di questi è don Paolo Padrini, parroco
della chiesa di San Giorgio a Stazzano, nella diocesi di Tortona, e coordinatore del
progetto “Pope2you” del Pontificio Consiglio della Comunicazioni Sociali. Intervistato
da Fabio Colagrande, don Paolo Padrini si sofferma sull’importanza di
questo Messaggio del Papa:
R. – L’attendevo
come tanti sacerdoti. Sono molto, molto contento di questo messaggio e devo dire che
non può non collegarsi a quello dell’anno scorso - lanciato in modo analogo ai ai
giovani - nel quale il Papa aveva proposto una visione veramente propositiva, allo
stesso tempo fondata, non ingenua, ma coraggiosa. Questo perché spinge davvero ad
un utilizzo consapevole del web e, tra l’altro, nelle pieghe delle parole nasconde
dei grandi stimoli.
D. – Don Paolo, cosa significa
annunciare il Vangelo attraverso Internet? Lei cosa ha imparato dalla sua esperienza?
R.
– Ho imparato una cosa molto importante: quanto predicare il Vangelo significhi sostanzialmente
annunciare la presenza di Cristo in mezzo alle persone. E’ un Signore che ci arriva
in tanti modi. Indubbiamente, c’è la presenza sacramentale, che è una presenza di
altro tipo, ma c’è pure una presenza sacramentale che si realizza nell’incontro con
il cristiano, che è testimone di Gesù Cristo, e la Rete ha molto bisogno di testimoni
che contagino con la loro felicità di essere cristiani e con la loro voglia di annunciare
un Vangelo nella concretezza. La rete stimola la concretezza, stimola le amicizie
e noi cristiani forse siamo chiamati provvidenzialmente ad essere lì per dare un’anima
a questa amicizia e darle un volto, che è quello di Gesù Cristo.
D.
– Don Paolo Padrini, tecnicamente, praticamente, come utilizza il web per fare pastorale?
R.
– Direi su due linee. Sicuramente, c’è la linea fondamentale, quella che mi dà più
soddisfazioni, dei piccoli incontri quotidiani. Attraverso Facebook, attraverso blog
che curo per Blogsfere, e attraverso altri strumenti, io ho la possibilità di incontrare
persone: persone che mi scrivono, con le quali spesso prosegue anche una riflessione
e un aiuto che va oltre Internet, persone con le quali ci sono stati poi contatti
telefonici. A volte, ho auto la possibilità di incontrare persone che avevano delle
necessità e che sono diventate poi amiche personali, vere. Poi c’è l’ambito della
predicazione: una parola buona, detta con sincerità, è una parola che, purtroppo,
a tante persone è preclusa, perché magari si sono allontanate dalle nostre parrocchie.
E lì, sul web, io riesco a dire una parola, si riesce a dire di nuovo qualcosa d’interessante.
Ed è bello, poi, vedere quando le persone dicono: “Interessante questo discorso, bello,
bravo, hai detto delle belle cose”. Al che, da parte mia, la battuta: “Ma le ho dette
a Messa anche stamattina...”. Quindi, tutto sommato la Rete può essere un mezzo che,
in qualche modo, riavvicina a Cristo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)