2010-01-25 15:30:16

La Chiesa dell’Honduras rinnova l'appello alla pace sociale


L’Honduras in queste ore, e fino a mercoledì 27, vive un processo politico e istituzionale di grande rilevanza, che dovrebbe portare la vita cittadina ad una definitiva e duratura normalizzazione democratica. Oggi, dopo l’elezione sabato scorso delle massime autorità dell’Assemblea nazionale, s’insediano i 128 deputati in rappresentanza di cinque partiti. Sarà anche il giorno dell’insediamento del sindaco della capitale Tegucigalpa e il mercoledì prossimo sarà la volta del nuovo presidente Porfirio Lobo Sosa, eletto nel novembre scorso. Intanto, l’ex presidente Zelaya, destituito il 28 giugno, circostanza che ha causato una grave e prolungata crisi istituzionale, rifugiato presso l’ambasciata del Brasile dal 27 settembre, dovrebbe lasciare il Paese nelle prossime ore recandosi nella Repubblica Dominicana. In questo contesto, ieri, nel corso della Santa Messa - assente il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, impegnato come presidente della Caritas internazionale nell’organizzazione degli aiuti ad Haiti - il vicario della cattedrale padre Juan Carlos Martínez, ha rinnovato l’appello dell’episcopato in favore della “pace sociale, del dialogo e della riconciliazione”. Nessuno deve mai dimenticare, ha osservato il vicario “che alla nostra patria le divisioni e le lotte egoistiche fanno un grande male e lo stesso accade quando chi vuole difendere solo interessi particolari senza curarsi minimamente degli interessi di tutti e del bene comune. Il nostro Paese, la nostra cara Honduras - ha proseguito padre Martinez - ha bisogno di uomini e donne che nonostante la pensino diversamente siano capaci di riconoscersi reciprocamente come fratelli. Noi tutti siamo nella stessa barca e se affonda finiremo per affondare tutti”. Con riferimento alle nuove autorità che assumono, per volere democratico, le redini del potere per portare la nazione fuori dalla crisi, il vicario della cattedrale, ribadendo le parole dell’episcopato, ha ricordato che “desiderare il fallimento di questo e di quel gruppo, di questo o di quel governo, non è una cosa seria e responsabile” e, infine, ha osservato che “in Honduras è necessario mettere fine agli scontri lasciando il posto alle diversità che arricchiscono. Così come le vere minacce nel Corpo di Cristo e all’unità della Chiesa non provengono dalle differenze bensì dalla pretesa di alcuni di erigersi quali giudici contro gli altri”, nella società honduregna “comportamenti di disprezzo tra fratelli ostacolano la crescita dell’unità del corpo nazionale”. Intanto, da ieri, a Tegucigalpa stanno arrivando decine di leader del continente americano, dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia, nonché numerose personalità politiche internazionali, per prendere parte all’insediamento del nuovo presidente e tutti, nelle loro dichiarazioni, esprimono solidarietà con la Nazione honduregna e esprimono il desiderio di dare un contributo alla normalizzazione democratica e al superamento delle divisioni e antagonismi interni. (A cura di Luis Badilla)







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