2010-01-24 14:01:28

In Nigeria emergono nuovi eccidi: intervista con l'arcivescovo di Jos


Cresce in Nigeria l'orrore per gli scontri: dopo le vittime dei giorni scorsi nella città di Jos, nel centro del Paese, si scoprono ora le stragi nel vicino villaggio di Kuru Karam. Centinaia di corpi di uomini, donne e bambini sono stati trovati nei pozzi e nei canali dei dintorni. Fattori più etnici e politici che religiosi: è quanto affermato all’agenzia Fides dall’arcivescovo nigeriano di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama, a proposito dei sanguinosi scontri, che hanno avuto luogo nel territorio della sua diocesi. Emer McCarthy ha raggiunto telefonicamente a Jos lo stesso mons. Kaigama:RealAudioMP3

 

R. – Right now, ...

Al momento, riguardo alla crisi che si è sviluppata, direi che le cose si stanno calmando. I militari, la polizia, dispiegati dal governo federale, si trovano sul territorio. C’è un’atmosfera più calma. Si stanno però spargendo voci infondate. Le persone raccontano storie non vere e questo contribuisce alla paura, alla tensione, all’ansia. Nei villaggi circostanti hanno sentito la voce che a Jos i cristiani sono stati uccisi, le loro chiese sono state tutte bruciate e che pure i musulmani sono stati attaccati, le loro moschee sono state bruciate e sono stati uccisi. Questo ha contribuito ad infiammare la situazione e a creare una situazione di incertezza. Il risultato è che alcuni giovani, sentendo queste storie, cercano vendetta, senza essere a conoscenza dei fatti. Si vendicano a discapito della gente indifesa e innocente, che sia cristiana o musulmana. La paura si diffonde nei villaggi, dove queste voci continuano a circolare, causando molta ansia e tensione.

 

D. – Quanto è importante la cooperazione, la collaborazione e il dialogo tra i capi religiosi per l’educazione delle comunità?

 

R. – Yes, we try our best...

Sì, noi facciamo del nostro meglio per incoraggiare il dialogo. Io sono a capo dell’Associazione cristiana della Nigeria, che rappresenta i cristiani dello Stato di Plateau e abbiamo anche il capo dell’associazione musulmana JNI, Jamatu Nasril Islam. Entrambi siamo i capi del Consiglio religioso per la pace e l’armonia dello Stato di Plateau. L’idea di questo Consiglio è di promuovere, ispirare e predicare l’unità, l’amore degli uni verso gli altri, la tolleranza. Non è un compito facile. Si trovano molte persone desiderose di ascoltare il messaggio di pace e di dialogo, ma ci sono molti poi che sono radicati nei loro modi di fare e di pensare e sono convinti che non possa fiorire nessun buon rapporto tra musulmani e cristiani. Questo è il mio messaggio continuo: dobbiamo dialogare, dobbiamo parlare! I musulmani, i nostri fratelli e sorelle, sono fatti come noi ad immagine e somiglianza di Dio, anche se non vedono le cose nella stessa maniera. Anche se loro istigano ad attacchi verso di noi, la nostra religione ci insegna a sconfiggere il male con il bene: Gesù è il modello e non dobbiamo allontanarci da ciò che ci ha insegnato. Il percorso continua e gradualmente ci sono sempre più persone che si convertono al bene, e che vogliono sedersi con i musulmani e con i cristiani, per dialogare invece che combattere.








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