Padre Lombardi: ebrei e cristiani concordi nel servizio della creazione e dell'umanità
Compiere dei "passi insieme" per mostrare il volto di Dio all'umanità, che oggi spesso
si "inchina" al cospetto di altri dei. E' uno degli inviti che Benedetto XVI ha rivolto
alla comunità ebraica di Roma il 17 gennaio scorso, quando ha varcato la soglia della
Sinagoga capitolina quasi 24 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II. Con grande
schiettezza, e pari apertura, il Papa e il rabbino capo Di Segni hanno riconosciuto
le reciproche incomprensioni del passato, ma pure che esse non oscurano la volontà
di perseguire oggi "obiettivi comuni". Su questo storico evento ecco la riflessione
del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:
La visita
di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma è stata memorabile, non solo perché ha realizzato
un passo ulteriore in quel cammino “irrevocabile” di dialogo, fraternità e amicizia,
fra gli ebrei e la Chiesa avviato dal Concilio Vaticano II, ma anche per i punti toccati
dal Papa con riferimento al futuro più che al passato. Per chi è familiare con l’impostazione
teologica abituale di Benedetto XVI, è naturale che questi siano stati evocati tornando
ai fondamenti, cioè agli elementi essenziali di una eredità comune di visone di Dio,
del mondo, dell’uomo. Il mondo è creato da Dio ed affidato alla cura dell’uomo; le
Dieci Parole – il Decalogo – sono luce per distinguere il bene dal male, il vero dal
falso, il giusto dall’ingiusto, coerentemente con i dettami della coscienza retta
di ogni persona umana.
Parole antichissime, ma attualissime
insieme. Un uomo creato da Dio è un uomo che deve essere responsabile davanti a Dio
della sua creazione; un uomo che è aiutato a riconoscere la differenza fra il bene
e il male può trovare la strada anche nella confusione di un pluralismo che tende
a perdere ogni punto di riferimento. I saggi dell’ebraismo lo sanno molto bene ed
hanno certamente gioito sentendo un richiamo così limpido a una base comune solidissima.
Continueremo a parlare anche del passato e ad affrontare le difficoltà sulla via di
una comprensione reciproca sempre migliore; ma ciò che abbiamo in comune all’origine
è immenso e stabile come i cieli, e il compito comune per il servizio della creazione
e della famiglia umana ci deve perciò vedere concordi.