Benedetto XVI scrive al presidente di Haiti e al capo dei vescovi: la Chiesa vi è
vicina in spirito e solidarietà. Apprezzamento per il lavoro dell'Onu
Benedetto XVI ha scritto di suo pugno al presidente di Haiti, René Préval, e al presidente
della locale Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Cap-Haïtien, Louis Kérebreau,
per manifestare ancora una volta il proprio “profondo cordoglio” per le vittime del
terremoto del 12 gennaio, confortare i superstiti e apprezzare il lavoro dei soccorritori.
Analogo apprezzamento emerge anche dalla lettera - a firma del cardinale segretario
di Stato, Tarcisio Bertone - indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite,
Ban Ki-moon, mentre in una seconda lettera, sempre a firma del cardinale Bertone,
il Papa offre le proprie preghiere in particolare per la scomparsa dell’arcivescovo
di Port-au-Prince, Serge Miot, del quale saranno celebrate oggi le esequie. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
Quattro lettere
e un unico comune denominatore: la tragedia di Haiti e la solidarietà verso chi ha
vissuto e vive le conseguenze del violentissimo terremoto di undici giorni fa. Dalle
righe firmate da Benedetto XVI lo scorso 16 gennaio emerge con chiarezza che il cuore
del Papa è nel cuore stesso del dramma. Appare evidente quando, nella missiva al presidente
haitiano Préval, si appella allo “spirito di solidarietà” perché sia mantenuta, scrive,
“la calma nelle strade” in modo da favorire la distribuzione degli aiuti. O quando
fa suo il dolore di quelle famiglie che spesso “non possono dare degna sepoltura ai
loro cari”. L’“intera comunità internazionale”, scrive ancora, sta “avendo cura” di
Haiti e l’apprezzamento del Papa è per tutti coloro che, siano del posto o stranieri,
“a volte rischiando la vita, compiono ogni sforzo per trovare e salvare i superstiti”.
Un merito che Benedetto XVI riconosce pienamente anche all’Onu quando esprime - attraverso
le parole del cardinale Bertone al segretario generale Ban Ki-moon - “gratitudine
per l'opera di prevenzione dei conflitti, di peace-keeping e di peace-building, che
le Nazioni Unite curano in così tanti Paesi” e in particolare in questa che definisce
“l’immensa tragedia” del terremoto nella Repubblica caraibica.
Dolore
e conforto, commozione e speranza si intrecciano tra le righe delle quattro lettere,
per un avvenimento che mai come questa volta ha privato la nazione e la Chiesa locale
di molti dei suoi responsabili. Se l’Onu – e il Papa lo ricorda – piange la “tragica
morte” del suo rappresentante speciale ad Haiti, Hédi Annabi, del suo vice Luiz Carlos
da Costa, e di numerosi civili, operatori e caschi blu della Minustah, la Missione
di stabilizzazione dislocata sull’isola, la comunità cattolica haitiana si raccoglierà
tra qualche ora in preghiera, tra le rovine della cattedrale di Port-au-Prince, attorno
alle spoglie del suo pastore, mons. Serge Miot. Il Papa sarà spiritualmente presente
alle esequie e, nella lettera firmata dal suo segretario di Stato, esprime le sue
“condoglianze più sentite ai sacerdoti che hanno collaborato” con mons. Miot “e all’intera
comunità diocesana”, chiedendo “al Signore - scrive - di accogliere il pastore che
ha servito con generosità e la sua diocesi e che, attraverso il suo lavoro con la
Pontificia Commissione per l'America Latina, ha esteso la sua sollecitudine per l'intero
continente”. “In queste ore di buio – si legge ancora nella lettera indirizzata al
presidente dei vescovi di Haiti, mons. Louis Kérebreau - invoco la Madonna del Perpetuo
Soccorso perché si faccia Madre di amore” e diriga i cuori di tutti affinché “la solidarietà
prevalga sull’isolamento e sull’egoismo”.
Le ultime
parole, così come nella lettera al presidente, sono un’assicurazione: “Tutta la Chiesa,
attraverso le sue istituzioni – afferma Benedetto XVI - non mancherà di assistere
nell’emergenza e nella paziente ricostruzione delle zone devastate” perché il suo
desiderio ultimo, conclude il Papa, è di contribuire a ridare a chi oggi vede ridotta
in macerie anche la speranza la “possibilità di un futuro aperto”.