2010-01-22 15:32:59

La Chiesa europea contro la povertà: intervista con mons. Merisi


Informare, sensibilizzare, mobilitare “perché di fronte alle povertà diffuse in Europa non ci si rassegni, non si deleghi”, ma “si operi” per il loro “progressivo sradicamento”. E’ l’obiettivo della campagna “Zero poverty” che Caritas Europa - il coordinamento delle 48 Caritas nazionali del Vecchio Continente - lancerà il 27 gennaio al Parlamento europeo a Bruxelles, in occasione dell’Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale. Alessandro Gisotti ha chiesto al vescovo di Lodi, Giuseppe Merisi, presidente di Caritas italiana, di illustrare il significato di questa iniziativa:RealAudioMP3

R. – Il primo lavoro sarà quello di riflettere, di pensare, avere chiarezza sulle situazioni interne in Europa di povertà e, naturalmente, si parlerà anche di quello che l’Europa può fare fuori dai confini del nostro continente, come in Africa e ad Haiti. Sono iniziative per pensare, per riflettere, per conoscere, per entrare in contatto, attraverso gli strumenti della comunicazione sociale, con le realtà e con le sacche di povertà e di emarginazione che ci sono in Europa, le antiche povertà e le nuove povertà.
 
D. – In Europa, secondo gli ultimi dati, 23 milioni di persone vivono con soli 10 euro al giorno. Una povertà che ovviamente ha spesso per conseguenza l’esclusione sociale. Come intervenire su questo aspetto della povertà?
 
R. – Io credo che gli spazi siano diversi. C’è l’esigenza anzitutto di insistere sullo sviluppo ordinato e sostenibile e sullo sviluppo economico. Nella strategia di Lisbona, qualche anno fa, c’era l’invito a fare in modo che la diffusione del lavoro, i livelli occupazionali fossero sostenibili rispetto a tutto ciò che la protezione sociale richiede, così come quella ambientale e avessero un rilancio attraverso iniziative adeguate, iniziative produttive, con attenzione alla solidarietà. Ripeto, ci sono antiche e nuove povertà: tutte povertà a cui occorre guardare con iniziative che possono essere adeguatamente studiate in ogni diocesi in modo che l’impegno di solidarietà tenga conto dell’esigenza della sussidiarietà, coinvolgendo tutte le realtà anche nella società civile. C’è l’esigenza che il dono, la gratuità e la fraternità abbiano un posto significativo nel contesto di iniziative pubbliche e con la logica del mercato.
 
D. – L’economia timidamente sta uscendo dalla crisi, ma – avverte la Banca Centrale Europea – cresce ancora la disoccupazione nel Vecchio Continente. E’ tempo di reinvestire sulle risorse umane?
 
R. – Sì, in questo contesto di crisi economica e finanziaria, la prospettiva positiva che si intravede di uscita dalla crisi, lascerà – e questo a detta di tutti gli osservatori – anche conseguenze negative sui livelli occupazionali. Quindi anche quando saremo fuori dalla crisi, avremo problemi con i posti di lavoro. Credo che questo richieda una maggiore attenzione, a partire dal senso di rispetto per la dignità della persona. L’attenzione alla società civile e la logica del dono nella società civile consentiranno anche a queste possibilità e a queste risorse delle persone e delle loro iniziative di poter contribuire alla soluzione dei problemi sociali generali della nostra società.







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