Settimana di preghiera per l'unità. Il dialogo con gli ortodossi: intervista con padre
Milan Zust
L’importanza di testimoniare la fede è al centro del quarto giorno di riflessione
nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Un appuntamento, giunto ormai
alla 82.ma edizione, quest’anno ispirato proprio ad una frase del Vangelo di Luca:
"Di questo voi siete testimoni". Sul dialogo col mondo ortodosso, Philippa Hitchen
ha intervistato padre Milan Zust del Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani:
R. – Anche
gli ortodossi pregano per l’unità della Chiesa in ogni loro preghiera liturgica. Inoltre,
gli ortodossi sono spesso presenti alle celebrazioni programmate nella Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani e a volte sono loro stessi che le organizzano.
In alcune parti della Romania, per esempio, gli eventi sono organizzati insieme alle
altre confessioni e la stessa cosa accade anche in alcuni Paesi del Medio Oriente.
Comunque bisogna tenere conto del fatto che la situazione nelle Chiese ortodosse è
molto diversa da quella delle Chiese e comunità occidentali.
D.
– In che consiste questa diversità?
R. - In genere,
non possono partecipare attivamente alle preghiere ma possono essere presenti. Spesso
la nostra gente si meraviglia per questo ma bisogna ricordare che anche nella Chiesa
cattolica non era permesso pregare con i membri di altre confessioni prima del Concilio
Vaticano II, che poi ha promosso la preghiera comune. Gli ortodossi, invece, non hanno
ancora avuto un evento come lo è stato per noi il Concilio e per questo possiamo essere
riconoscenti per gli sforzi che già si stanno compiendo.
D.
– Un anno fa, l’elezione a Mosca del Patriarca Kirill ha suscitato la speranza di
un’apertura verso le altre Chiese da parte della Chiesa ortodossa russa. Ci sono stati
dei cambiamenti nei rapporti?
R. – I rapporti con
la Chiesa ortodossa russa continuano a migliorare, grazie all’impegno di tutte e due
le parti, soprattutto grazie agli incontri a diversi livelli che si stanno moltiplicando
sia in Russia sia in Occidente. Purtroppo, rimangono ancora tesi i rapporti in Ucraina,
dove la situazione ecclesiale è molto più complessa. Ma anche là si notano i progressi
e si spera che le difficoltà possano essere superate con il tempo.
D.
– E’ prevista, nei prossimi mesi, una visita del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli
Bartolomeo I a Mosca. Quanto può influire sui rapporti con la Chiesa cattolica, una
migliore intesa e il superamento di problemi tra le varie Chiese ortodosse?
R.
– Questo migliore rapporto tra Patriarcato Ecumenico e Patriarcato di Mosca ci rallegra;
vediamo sempre di più segni positivi e si spera che alcuni conflitti ancora esistenti
possano essere superati. Senza dubbio questo contribuisce anche ai rapporti tra la
Chiesa cattolica e gli ortodossi. Un esempio concreto è che i rappresentanti del Patriarcato
di Mosca sono tornati al dialogo teologico della Chiesa ortodossa nel suo insieme
con la Chiesa cattolica, dopo le difficoltà a Ravenna nel 2007, quando lasciarono
il tavolo del dialogo a causa di un conflitto con Costantinopoli.
D.
– Fra poco ci sarà l’elezione del nuovo Patriarca ortodosso della Chiesa serba che
prenderà il posto del defunto Patriarca Pavle. Quali sono i rapporti della Chiesa
cattolica con questa Chiesa?
R. – La Chiesa cattolica
ha buoni rapporti con la Chiesa ortodossa serba. E’ vero che a livello locale, soprattutto
in Serbia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, esistono ancora tensioni per le ferite provocate
da conflitti nazionali sia nella storia lontana che recente. Ma con l’aiuto di Dio
e il reciproco impegno si cerca di superare ciò che ancora è di ostacolo e pian piano
si sta riacquistando la fiducia reciproca. (Montaggio a cura di Maria Brigini)