Malaysia: ancora danni a luoghi di culto. I leader religiosi esortano al dialogo
Continuano a verificarsi in Malaysia piccoli episodi di atti vandalici contro i luoghi
di culto. Oggi, come riporta l’agenzia Fides, nelle prime ore della notte due “surau”
musulmane – tipiche aule di preghiera della tradizione malese – sono state danneggiate
nella località di Muar, a Johor, nel Sud della Malaysia peninsulare. La polizia ha
accertato che le finestre sono state infrante e parte delle mura e delle porte sono
state bruciate con kerosene. Secondo gli inquirenti, gli attacchi potrebbero ancora
essere legati alla controversia sull’utilizzo del nome “Allah” che dall’8 gennaio
scorso ha già provocato attacchi dello stesso genere contro diversi luoghi di culto:
nel complesso 11 chiese cristiane, una moschea, due surau musulmane e un tempio sikh.
Le forze politiche hanno condannato gli atti vandalici. In particolare Lim Guan Eng,
Segretario del Partito malaysiano democratico di azione (DAP), facente parte della
coalizione che si trova all’opposizione, ha affermato che “tali attacchi irresponsabili
intendono chiaramente provocare sospetti e tensioni fra le comunità etniche e religiose
della società malaysiana. Chiediamo al governo di indagare e di punire i responsabili,
per salvaguardare l’armonia del paese”. Intanto leader cristiani e leader musulmani
stanno diffondendo nel Paese appelli al dialogo e all’armonia, deplorando le violenze
che, come affermano fonti di Fides, “vengono probabilmente da individui isolati,
spesso giovani infervorati e poco giudiziosi”. Le Chiese cristiane hanno lanciato
una campagna di preghiera e di digiuno per la pace, mentre si organizzano, in collaborazione
con associazioni musulmane, conferenze e incontri di riflessione per promuovere la
reciproca comprensione. (F.C.)