L'arcivescovo di Jos: in Nigeria scontri politici, non religiosi
Le violenze in Nigeria continuano: anche oggi a Jos e nella sua periferia i militari
hanno rafforzato la loro presenza per via degli attacchi che proseguono nei quartieri
sud della città. I combattimenti - che nel giro di tre giorni hanno fatto 300 morti
- sono scoppiati a causa della costruzione di una moschea a Nassarawa Gwon, un quartiere
cristiano di Jos, città nigeriana di 500 mila abitanti. I vescovi della provincia
ecclesiastica di Ibadan lamentano la mancanza di misure adeguate per violenze che
si potevano prevedere. Mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos, analizza le
cause e - secondo quanto dichiarato all’Agenzia Fides - denuncia fattori etnici e
politici, più che religiosi. Secondo il presule, inoltre, le ricostruzioni degli scontri
pubblicate finora non sono corrette: “Non è vero che sia stata attaccata e bruciata
una chiesa” e - precisa mons. Kaigama - “un’altra versione riportata dalla stampa
afferma che la scintilla che ha provocato gli scontri sarebbe stata l’assalto al cantiere
di una casa in costruzione di un musulmano. Anche questo fatto va accertato”. Sulla
situazione in Nigeria, Giada Aquilino ha intervistato padre Franco Moretti, direttore
della rivista comboniana Nigrizia: R.
– Le violenze registrate nel Nord e anche quelle di Jos, nello Stato del Plateau,
sono da considerare come indirettamente legate a quelle che hanno caratterizzato alcuni
Stati del Sud: più che alla religione e alle differenze di credo, sono dovute alle
condizioni di sottosviluppo, alla mancanza di opportunità, alle frustrazioni per un
governo civile incapace o non bramoso di mantenere le promesse fatte. C’è gente povera
che cerca sempre un’occasione per poter sfogare la propria rabbia.
D.
– L’arcivescovo di Jos, mons. Kaigama, ricorda che ci sono contrasti tra gli “hausa”,
di religione musulmana, e le popolazioni indigene, in gran parte cristiane, per il
controllo politico della città…
R. – Esatto. Questo,
per la Nigeria, è un anno molto critico. Si sta preparando alle elezioni del 2011:
elezioni amministrative, parlamentari, locali e anche presidenziali. Le primarie per
tale voto si svolgeranno nella seconda metà di quest'anno e, in alcuni Stati, già
in febbraio-marzo. Quindi, come sempre quando arriva il turno elettorale, alcuni politici
sfruttano questi attriti e li esasperano per motivi personali, politici ed economici.
Inoltre, da due mesi il Paese è senza presidente: il capo di Stato, Yar’Adua, è ammalato,
è ricoverato in ospedale a Gedda, in Arabia Saudita. Molti non sanno neppure il vero
stato di salute del presidente.
D. – Come si può
andare oltre queste tensioni, in Nigeria?
R. – La
Nigeria è un immenso Stato, molto popoloso: è il più popoloso dell’Africa, con 140-150
milioni di abitanti. Io penso che la Nigeria, questo gigante, saprà rialzarsi e dimostrare
di essere un leader non solo nell’Africa occidentale, ma in tutta l’Africa e forse
anche sulla scena mondiale. Ho speranza che ciò accada.