2010-01-20 15:37:31

L'arcivescovo di Jos: in Nigeria scontri etnici e politici più che religiosi


Le violenze in Nigeria continuano: anche oggi a Jos e nella sua periferia i militari hanno rafforzato la loro presenza per via degli attacchi che proseguono nei quartieri sud della città. I combattimenti - che nel giro di tre giorni hanno fatto 300 morti - sono scoppiati a causa della costruzione di una moschea a Nassarawa Gwon, un quartiere cristiano di Jos, città nigeriana di 500 mila abitanti. I vescovi della provincia ecclesiastica di Ibadan lamentano la mancanza di misure adeguate per violenze che si potevano prevedere. Mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos, analizza le cause e - secondo quanto dichiarato all’Agenzia Fides - denuncia fattori etnici e politici, più che religiosi. Secondo il presule, inoltre, le ricostruzioni degli scontri pubblicate finora non sono corrette: “Non è vero che sia stata attaccata e bruciata una chiesa” e - precisa mons. Kaigama - “un’altra versione riportata dalla stampa afferma che la scintilla che ha provocato gli scontri sarebbe stata l’assalto al cantiere di una casa in costruzione di un musulmano. Anche questo fatto va accertato”. Sulla situazione in Nigeria, Giada Aquilino ha intervistato padre Franco Moretti, direttore della rivista comboniana Nigrizia:RealAudioMP3

R. – Le violenze registrate nel Nord e anche quelle di Jos, nello Stato del Plateau, sono da considerare come indirettamente legate a quelle che hanno caratterizzato alcuni Stati del Sud: più che alla religione e alle differenze di credo, sono dovute alle condizioni di sottosviluppo, alla mancanza di opportunità, alle frustrazioni per un governo civile incapace o non bramoso di mantenere le promesse fatte. C’è gente povera che cerca sempre un’occasione per poter sfogare la propria rabbia.

 
D. – L’arcivescovo di Jos, mons. Kaigama, ricorda che ci sono contrasti tra gli “hausa”, di religione musulmana, e le popolazioni indigene, in gran parte cristiane, per il controllo politico della città…

 
R. – Esatto. Questo, per la Nigeria, è un anno molto critico. Si sta preparando alle elezioni del 2011: elezioni amministrative, parlamentari, locali e anche presidenziali. Le primarie per tale voto si svolgeranno nella seconda metà di quest'anno e, in alcuni Stati, già in febbraio-marzo. Quindi, come sempre quando arriva il turno elettorale, alcuni politici sfruttano questi attriti e li esasperano per motivi personali, politici ed economici. Inoltre, da due mesi il Paese è senza presidente: il capo di Stato, Yar’Adua, è ammalato, è ricoverato in ospedale a Gedda, in Arabia Saudita. Molti non sanno neppure il vero stato di salute del presidente.

 
D. – Come si può andare oltre queste tensioni, in Nigeria?

 
R. – La Nigeria è un immenso Stato, molto popoloso: è il più popoloso dell’Africa, con 140-150 milioni di abitanti. Io penso che la Nigeria, questo gigante, saprà rialzarsi e dimostrare di essere un leader non solo nell’Africa occidentale, ma in tutta l’Africa e forse anche sulla scena mondiale. Ho speranza che ciò accada.

 
Nella regione somala del Puntland ucciso un altro parlamentare
Ucciso in un agguato nella notte un deputato del parlamento del Puntland, regione semiautonoma a nord est della Somalia. L'uomo, Mohamed Abdi Daqar, è stato colpito a morte a Bosasso, importante porto e capitale economica del Puntland. È il terzo parlamentare assassinato in tre mesi, la stessa sorte ha subito anche un importante giudice. Il Puntland era rimasto a lungo ai margini della guerra civile somala, ma con l'esplosione della pirateria (le sue coste sono la moderna Tortuga dei pirati) si è ormai innescata una spirale di violenze sempre più scatenate. Gli Shabaab, braccio armato somalo di al Qaeda, che controlla già buona parte della Somalia, stanno tentando di penetrare anche in Puntland.

Raid in Yemen contro presunti rifugi di al Qaeda
L'aviazione yemenita ha lanciato oggi una serie di raid aerei contro presunti rifugi di militanti di al Qaeda, in particolare contro la casa di un esponente di punta dell'organizzazione terroristica, Ayed al Chabwani. Lo hanno reso noto fonti tribali locali e una fonte militare, secondo la quale gli attacchi aerei sono stati condotti nella provincia di Marib, ad est della capitale Sanaa. Secondo la fonte tribale, vi sarebbero stati dei morti.

Usa, democratici perdono la maggioranza relativa in Senato
Lo storico seggio democratico del Massachusetts, che per quasi sei decenni è stato monopolio della famiglia Kennedy, passa ad un repubblicano. Scott Brown ha vinto sulla rivale democratica, Martha Coakley. Una sconfitta che brucia al presidente Usa, Barak Obama, che perde così la maggioranza relativa in Senato. Brown diventa infatti il 41.mo senatore dell'opposizione e rappresenta il voto necessario a montare manovre ostruzionistiche in grado di sabotare l'agenda della Casa Bianca, in particolare la riforma sanitaria, cavallo di battaglia del presidente, alla quale Brown si è sempre detto fortemente contrario. Stefano Leszscynski ha intervistato Paolo Mastrolilli del quotidiano La Stampa:RealAudioMP3

R. – Dal punto di vista pratico, significa che in sostanza i democratici non avranno più al Senato la maggioranza di 60 seggi, che era necessaria per evitare l’ostruzionismo da parte dei Repubblicani, in particolare sulla riforma sanitaria che quindi non potrà più passare facilmente come sembrava invece un mese fa. Questo richiederà ai democratici di rivedere completamente la loro strategia, che potrebbe far saltare il progetto che è stato finora il tentativo di riforma più importante del presidente Obama.

 
D. – La campagna di Brown è stata improntata sullo scontento economico dei cittadini americani. È effettivamente questo il tallone di Achille dell’amministrazione Obama e dei democratici?

 
R. – Certamente, a livello locale Brown si è presentato come un uomo comune, che girava con il suo camioncino per incontrare gli elettori che erano scontenti, soprattutto per la situazione economica. Il loro problema principale è che vedono che stanno perdendo posti di lavoro e ritengono che l’amministrazione Obama stia invece spendendo molti soldi per delle riforme che, secondo loro, non sono così urgenti. È stata certamente una vittoria della campagna populista condotta da Brown, ma anche un segnale che gli elettori - in particolare nel Massachusetts, che è uno Stato tradizionalmente "liberal" e favorevole ai democratici - hanno mandato all’amministrazione Obama per il malcontento - che evidentemente c’è - su delle questioni fondamentali, come appunto l’economia e l’occupazione. Malcontento forse proprio per la riforma sanitaria avviata dal presidente. Hanno soprattutto lanciato un segnale molto importante in vista delle elezioni di medio termine, che se vanno in questa maniera, rischiano certamente di mettere in discussione la maggioranza democratica al Congresso e, quindi, complicare ancora di più la missione del presidente Obama.

 
India, il segretario di Stato Usa parla della strategia di al Qaeda in Asia meridionale
Al Qaeda ha sviluppato in Asia meridionale una sorta di “associazione del terrore”, cui hanno aderito altri movimenti clandestini come il Lashkar-e-Taiba (Let), pronta a realizzare nuovi atti terroristici sulla falsariga di quello di Mumbai, del novembre 2008, e che punta a provocare un conflitto fra India e Pakistan. Lo ha dichiarato oggi a New Delhi il segretario di Stato americano, Robert Gates. Al termine di una visita in India di due giorni, Gates ha sottolineato che questo sodalizio è “pericoloso per l'intera regione di Afghanistan, Pakistan ed India”. Il capo del Pentagono ha detto che la collaborazione dei servizi di intelligence di vari Paesi ha permesso di appurare che questi gruppi terroristici hanno progettato effettivamente altri attacchi anche in India e che “solo la cooperazione dei governi della regione può portare alla riduzione e, se possibile, all'eliminazione della minaccia”.

Arresti in Malaysia per gli attacchi contro cristiani
La polizia della Malaysia ha reso noto di aver arrestato otto persone sospettate di essere responsabili dell'incendio doloso di una chiesa all'inizio di gennaio, il primo di una serie di attacchi contro luoghi di culto cristiani. Più di una decina di atti di vandalismo contro luoghi di culto cristiani si sono verificati recentemente in Malaysia. A scatenarli sarebbe la controversia sul diritto o meno dei non musulmani a usare la parola araba "Allah" per definire Dio (cosa abituale in lingua malese, ma che per i religiosi musulmani confonderebbe i fedeli islamici).

Due morti e numerosi feriti nello Stato indiano dell'Andra Pradesh
Due suicidi e molti feriti: è questo il bilancio degli scontri avvenuti durante lo sciopero generale che da diverse ore ha bloccato dieci distretti dello Stato indiano dell'Andra Pradesh, tra i quali quello della capitale Hyderabad. Gli studenti universitari protestano contro i ritardi nella formazione del nuovo Stato del Telangaba. Le proteste di piazza sono sfociate in violenze quasi subito. Il campus della Osmania University, che rappresenta il quartier generale dei rivoltosi, è stato dato alle fiamme e la polizia ha dovuto lanciare lacrimogeni e operare diverse cariche per disperdere la folla. Due studenti si sono suicidati, dandosi alle fiamme, in segno di protesta. I trasporti, le scuole, gli uffici pubblici, negozi e attività commerciali sono ferme, per paura di attacchi da parte dei giovani rivoltosi. L'azione dei giovani è stata appoggiata da tutti i partiti politici che chiedono la divisione dello Stato e la formazione del nuovo. Dopo l’accelerata nei mesi scorsi, da alcune settimane rimangono in stallo i colloqui che si tengono a Delhi fra i favorevoli e i contrari alla divisione dell'Andra Pradesh che prevederebbe la formazione del nuovo Stato Telangana.

Venerdì prossimo sessione all’Onu sul Kosovo con il presidente della Serbia
Il presidente serbo, Boris Tadic, parteciperà venerdì prossimo a New York a una sessione del Consiglio di sicurezza dell'Onu dedicata alla questione del Kosovo. Come ha riferito l'ufficio stampa della presidenza a Belgrado, Tadic parlerà ai partecipanti per esporre la posizione di Belgrado. Il primo dicembre scorso, la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite all'Aja ha cominciato l'esame del dossier Kosovo per decidere sulla legittimità dell'indipendenza dalla Serbia, proclamata il 17 febbraio 2008. Un verdetto, che non sarà comunque vincolante per gli Stati, è atteso entro la metà di quest'anno. La Serbia respinge l'indipendenza del Kosovo, che è stata riconosciuta finora da 65 Paesi dei quasi 200 rappresentanti all'Onu.

Fmi: la crisi in Grecia non destabilizzerà l'Unione Europea
La situazione dei conti pubblici della Grecia “è un problema serio, ma non credo che porterà a una frammentazione di Eurolandia”. Lo ha affermato il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, in un'intervista a Bloomberg television.

Russia
Quattro presunti ribelli sono stati uccisi nella notte fra ieri e oggi in Daghestan, Repubblica russa del Caucaso vicina alla Cecenia. La polizia ha fermato un'auto, dove si trovavano dei ribelli. Questi ultimi hanno aperto il fuoco contro i poliziotti, che hanno reagito uccidendoli. Uno dei ribelli morti è stato identificato come Magomedzaguir Vagabov, braccio destro di uno dei capi ribelli locali, Magomedali Vagabov.
 Coree
La Corea del Sud si dice pronta a sferrare un attacco militare preventivo contro il Nord nella eventualità che il regime comunista si apprestasse a lanciare un'offensiva nucleare reale sulla penisola. Lo ha detto a sorpresa oggi a Seul il ministro della Difesa sudcoreano, Kim Tae-young, per il quale l'azione preventiva sarebbe “l'unica scelta per proteggere la Corea del Sud dai danni incommensurabili" derivanti da un ipotetico lancio nucleare del Nord. Kim, riferisce l'agenzia Yonhap, non è nuovo a questo genere di esternazioni: nel 2008, subito dopo un test missilistico di Pyongyang sulla costa occidentale, l'allora presidente dei Comandi congiunti del personale militare (Jcs) aveva rilasciato analoghi commenti provocando la dura e immediata reazione del regime comunista, che aveva espulso alcuni funzionari sudcoreani impegnati in progetti congiunti. Le dichiarazioni di Kim, inoltre, arrivano proprio mentre è in corso nella città nordcoreana di Kaesong, al confine tra i due Paesi, una nuova tornata di colloqui per dare impulso allo sviluppo della collaborazione economica nella speciale zona industriale, unico progetto congiunto rimasto ancora attivo dopo le tensioni degli ultimi anni. Pyongyang, da parte sua, nei giorni scorsi ha ribadito che non tornerà al tavolo dei negoziati a Sei per l'abbandono dei piani nucleari, se prima non saranno risolti nodi giudicati vincolanti, come lo stop alle sanzioni internazionali e la firma di un trattato di pace che metta formalmente fine alla guerra di Corea (1950-53). (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 20

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