2010-01-20 15:47:33

La Chiesa pakistana al governo: no alla religione in politica, come in Bangladesh


No all’uso e all’abuso della religione in politica, che è causa di tanti mali del Paese, ed è un fatto che genera equivoci e discriminazioni verso le minoranze religiose: è la richiesta inoltrata dalla Chiesa cattolica pakistana al governo di Islamabad. Il presidente della Conferenza episcopale mons Lawrence Saldanha, - secondo fonti dell’agenzia Fides - ha firmato un documento inviato all’esecutivo pakistano, in cui si invita il governo a compiere “passi avanti verso la riforma della Costituzione e del sistema giuridico”, affrontando anche la delicata questione della presenza della religione nella sfera politica. Il documento è stato stilato dalla Commissione “Giustizia e Pace”, che da anni conduce una campagna contro l’uso politico della religione, che ha portato alla “legge sulla blasfemia” e alla legge elettorale, che suddivide gli elettori secondo il credo religioso. Nel documento, mons. Saldanha afferma che “l’estremismo crescente nel Paese è uno dei punti chiave per l’abuso della religione nella politica. La religione, infatti, rappresenta il pretesto principale – osserva il presule - in mano ai ‘partiti religiosi’” che giocano un ruolo fondamentale”. La Chiesa pakistana fa riferimento a quanto è accaduto di recente nel vicino Bangladesh dove un verdetto dell’Alta Corte ha stabilito che sulla scena politica non sono più ammessi partiti che fanno esplicito riferimento alla religione. “Il Pakistan dovrebbe prendere esempio dal Bangladesh e imparare la lezione”, sottolinea il documento. “Gli affari dello Stato e la politica devono essere trattati in modo indipendente, e non sotto la bandiera di un qualsiasi credo religioso”. “Un sistema politico condizionato dalla religione discrimina le minoranze e i loro diritti” - annota ancora il testo - mentre la Costituzione non può essere un documento “custode di una fede”, come avviene nella Carta fondamentale pakistana. La Costituzione, che già all’articolo 2 proclama l’islam “religione di Stato”, è stata modificata nel 1985 da “forze non democratiche” con l’aggiunta della cosiddetta “Objecive Resolution”, un allegato che ha creato un forte sbilanciamento in favore della religione islamica nel testo della Carta. In questa convinta campagna sull’indipendenza fra politica e religione, la Chiesa cerca il consenso delle altre comunità religiose di minoranza, e della società civile, anche nei suoi segmenti musulmani. Il fine è rilanciare pubblicamente queste argomentazioni, chiedendo al governo una riforma costituzionale e l’abolizione di tutte quelle leggi che creano nella cittadinanza pakistana una discriminazione su base religiosa. (R.G.)







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