2010-01-20 14:54:29

Il Papa all'udienza generale: il cammino ecumenico avanza ma non è un processo lineare, si preghi per l'unità dei cristiani


Pregare tutti perché Cristo aiuti i cristiani di ogni confessione a superare le divergenze, a rafforzare il dialogo e a dare una testimonianza di “comune fedeltà a Cristo”. Con questo auspicio, Benedetto XVI ha concluso questa mattina la catechesi dell’udienza generale, in Aula Paolo VI, dedicata alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si concluderà il prossimo 25 gennaio. Il Papa ha affermato che il progresso ecumenico “non è lineare”, tuttavia numerosi sono i “passi positivi” compiuti negli ultimi decenni. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Esattamente un secolo fa un gruppo di missionari protestanti si riunirono in Scozia, a Edimburgo, per discutere “sulla difficoltà oggettiva di proporre con credibilità l’annuncio evangelico da parte dei cristiani ancora divisi tra loro”. Era il gennaio 1910 e la domanda fondamentale che si posero, ha spiegato Benedetto XVI, fu in sostanza questa:

 
“Se ad un mondo che non conosce il Signore, che si è allontanato da Lui o che si mostra indifferente al Vangelo, essi si presentano non uniti, anzi spesso contrapposti, sarà credibile l’annuncio di Cristo, unico Salvatore del mondo e nostra pace? Il rapporto fra unità e missione da quel momento ha rappresentato una dimensione essenziale dell’intera azione ecumenica”.

 
Anche per la Chiesa cattolica, ha proseguito il Papa, quella domanda divenne uno dei “punti fermi” sui quali poggiò lo sviluppo dell’ecumenismo.

 
“Il movimento ecumenico moderno si è sviluppato in modo così significativo da diventare, nell’ultimo secolo, un elemento importante nella vita della Chiesa, ricordando il problema dell’unità tra tutti i cristiani e sostenendo anche la crescita della comunione tra loro. Esso non solo favorisce i rapporti fraterni tra le Chiese e le Comunità ecclesiali (…) ma stimola anche la ricerca teologica”.

 
Di qui, l’importanza crescente data alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: unità - ha ribadito in più momenti il Pontefice - che è “un dono di Dio” e non una conquista solo umana. Non mancano, ha riconosciuto, “divergenze” e “gravi problemi” sulla reciproca conoscenza, che possono essere superati se, ha indicato il Papa alla Chiesa, si cresce nella conoscenza personale di Dio in Cristo, scoprendo così la “responsabilità” di diventarne testimoni:

 
“E’ evidente che conoscere Cristo, come processo intellettuale e soprattutto esistenziale, è un processo che ci fa testimoni. In altre parole, possiamo essere testimoni solo se Cristo lo conosciamo di prima mano e non solo da altri, dalla nostra propria vita, dal nostro incontro personale con Cristo. Incontrandolo realmente nella nostra vita di fede diventiamo testimoni e possiamo così contribuire alla novità del mondo, alla vita eterna”.

 
Benedetto XVI si è quindi soffermato sulle questioni che più intimamente toccano le corde del dialogo ecumenico – pastorale, vita sacramentale, matrimoni misti – e sugli appuntamenti dell’ultimo anno, distinguendo i diversi livelli di dialogo bilaterale stabiliti con le varie confessioni cristiane. “Positivi” ha definito in particolare quelli con gli ortodossi, che hanno attualmente allo studio, fra l’altro, il ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa indivisa del primo millennio:

 
“Tali importanti iniziative attestano come sia in atto un dialogo profondo e ricco di speranze con tutte le Chiese d’Oriente non in piena comunione con Roma, nella loro propria specificità”.

 
In modo analogo, Benedetto XVI si è riferito al dialogo con il mondo protestante – anglicani, luterani, metodisti – e ribadendo l’esistenza di quei “problemi aperti” che tuttora costellano la strada verso la piena unità, ha concluso tra realismo e speranza:

 
“Dobbiamo tenere presente anche quanti progressi reali si sono raggiunti nella collaborazione e nella fraternità in tutti questi anni, in questi ultimi cinquant’anni. Allo stesso tempo, dobbiamo sapere che il lavoro ecumenico non è un processo lineare. Infatti, problemi vecchi, nati nel contesto di un’altra epoca, perdono il loro peso, mentre nel contesto odierno nascono nuovi problemi e nuove difficoltà. Pertanto dobbiamo essere sempre disponibili per un processo di purificazione, nel quale il Signore ci renda capaci di essere uniti”.

 
Dopo le catechesi in sintesi in varie lingue e i saluti particolari ad alcuni dei gruppi di persone presenti in Aula Paolo VI, il pensiero del Papa è tornato sul tema dell’unità dei cristiani. Questi giorni di riflessione, ha esortato i giovani, costituiscano “un invito ad essere ovunque operatori di pace e di riconciliazione”. Per voi, cari ammalati, ha soggiunto, siano “un momento propizio ad offrire le vostre sofferenze per una comunione dei cristiani sempre più piena”, mentre per i nuovi sposi, ha concluso, siano “l’occasione per vivere ancor più la vostra vocazione speciale con un cuore solo ed un’anima sola”.







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