2010-01-18 16:07:41

Pakistan: giovane cristiano condannato all’ergastolo per blasfemia


Il tribunale di Faisalabad ha condannato all’ergastolo Imran Masih, giovane cristiano, per aver oltraggiato e dissacrato il Corano. Il giudice aggiunto Raja Ghazanfar Ali Khan ha emesso la sentenza in base all’articolo 295-B del codice penale pakistano – meglio noto come legge sulla blasfemia – perchè il 26enne avrebbe bruciato “di proposito” versetti del Corano e un libro in arabo, per “fomentare l’odio interreligioso e offendere i sentimenti dei musulmani”. Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione nazionale di Giustizia e Pace (Ncjp) della Chiesa cattolica, promette battaglia “per salvargli la vita”. Il primo luglio 2009 Masih, commerciante di professione, è stato arrestato dalla polizia con l’accusa – montata ad arte – di aver bruciato pagine del Corano. In precedenza - riferisce l'agenzia AsiaNews - un gruppo di musulmani lo aveva torturato in maniera brutale. L’11 gennaio il giudice lo ha condannato al carcere a vita, che sconterà nella prigione federale di Faisalabad dove è al momento rinchiuso. Peter Jacob, segretario esecutivo di Ncjp, pur non criticando in modo aperto la sentenza annuncia ricorso all’Alta corte e promette che “faremo del nostro meglio per salvargli la vita”, perché tutti questi casi di blasfemia “sono montati ad arte”. La Commissione cattolica chiede anche “serie riforme Costituzionali e legali” per sradicare l’estremismo e l’abuso della religione nella vita politica del Pakistan. “La religione – si legge in un documento di Ncjp – è il maggior pretesto nelle mani dei partiti politico-religiosi, che hanno ricoperto un ruolo di primo piano nel trascinare la nazione sull’orlo del baratro”. Mons. Lawrence John Saldanha e Peter Jacob, presidente e segretario esecutivo di Ncjp, sottolineano che “il Pakistan dovrebbe prendere esempio dal vicino Bangladesh”, dove i giudici hanno messo al bando i partiti che si rifanno alla religione. “Gli affari di Stato e la politica – sottolineano i leader cattolici – vanno trattati in modo indipendente, non coperti dal manto della religione” perché finiscono con l’isolare le minoranze e negare i loro diritti. La legge sulla blasfemia è stata introdotta nel 1986 dal dittatore pakistano Zia-ul-Haq ed è diventata uno strumento di discriminazioni e violenze. La norma del Codice penale pakistano, punisce con l’ergastolo chi offende il Corano e con la condanna a morte chi insulta il profeta Maometto. Secondo dati di Ncjp sono quasi 1000 le persone incriminate. Essa costituisce anche un pretesto per attacchi, vendette personali o omicidi extra-giudiziali: 33 in tutto, compiuti da singoli o folle inferocite. (R.P.)







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