Nuovi dati ufficiali sulla presenza cristiana in Terra Santa
È diventata ormai una consuetudine. In prossimità delle festività natalizie l'Ufficio
israeliano di statistica pubblica i dati sui cristiani in Israele. Un'occasione per
fare il punto su una presenza fragile e alle prese con numerosi problemi di carattere
economico e sociale. Le statistiche dicono che al 2009 i cristiani in Israele sarebbero
154 mila, pari al 2,1% della popolazione (7 milioni e mezzo di abitanti). La cifra
non include i cristiani palestinesi che vivono nei Territori, ma considera coloro
che risiedono a Gerusalemme Est. L'81% di questi cristiani con cittadinanza israeliana
è di lingua e cultura araba. Il restante 19% (circa 30 mila persone) è costituito
da immigrati dai Paesi dell'ex Unione Sovietica, ufficialmente registrati come cristiani,
ma anche dalla minuscola comunità di cattolici ebreofoni radunati in quattro comunità
nel Paese. Accanto a questa fetta di cristiani «non arabi» che vive stabilmente in
Israele, vanno considerati i circa 300 mila immigrati dall'ex-Urss non ebrei inclusi
in una speciale categoria definita «senza confessione». Molti di questi immigrati
frequentano in maniera continuativa le parrocchie, specialmente quelle ortodosse.
La gran parte dei cristiani (86%) vive in città e il 70% circa in Galilea, nel nord
del Paese. Nazaret è oggi la capitale cristiana d'Israele, con 20.100 fedeli. Seguono
Haifa (14.100), Gerusalemme (12.800) e Shefaram (9.100). Le statistiche dell'Ufficio
governativo, prendendo in esame solo i cittadini israeliani, sottovalutano, di fatto,
la presenza cristiana nel Paese. Ai 154 mila cristiani censiti, vanno infatti aggiunte
le molte decine di lavoratori immigrati provenienti principalmente dalle Filippine,
dall'Africa e dalla Romania. Ma anche i sacerdoti, i religiosi e le suore con passaporto
non israeliano appartenenti alle varie Chiese e congregazioni religiose. (T.C.)