2010-01-18 15:13:46

Attacco a Kabul: almeno 10 i morti. Karzai assicura: la capitale è sotto controllo


Smentendo tutte le analisi degli osservatori internazionali che li volevano indeboliti e in difficoltà, i talebani hanno attaccato oggi con armi automatiche e bombe il centro della capitale afghana Kabul, ingaggiando scontri a fuoco con le forze di sicurezza, appoggiate da uomini della missione Nato. Un primo bilancio dell'offensiva, che per due ore ha seminato il terrore nella zona di massima sicurezza della città, è di dieci vittime e una quarantina di feriti. Tra gli obiettivi dei miliziani, i palazzi del governo e un hotel frequentato da stranieri, non lontano dalla residenza del presidente Karzai che si apprestava a far giurare 14 ministri del suo futuro governo. Giada Aquilino ne ha parlato con Elisa Giunchi, docente di Storia e istituzioni dei Paesi islamici all’Università Statale di Milano:RealAudioMP3

R. - Questi attacchi fanno parte di una generale escalation di violenze che è avvenuta nel Paese e nella stessa capitale nel corso degli ultimi anni, in maniera costante a partire dal 2002 ed osserverei pure che avvengono in una fase in cui Karzai sta rilanciando l’ipotesi negoziale con i talebani. Si può quindi ipotizzare che questi attacchi potrebbero essere stati voluti e organizzati da elementi talebani e qaedisti contrari al negoziato, al compromesso, poiché qualsiasi accordo con il governo presuppone che i talebani abbandonino gli alleati qaedisti e accettino al struttura politica esistente. C’è poi da osservare che questi attentati avvengono nel contesto del rafforzamento del contingente statunitense. È probabilmente anche una dimostrazione di forza.

 
D. - Questi attacchi sono giunti nel giorno del giuramento dei 14 ministri del nuovo governo Karzai. Quindi, è una conferma che si punta a destabilizzare le autorità?

 
R. - Sicuramente. È anche simbolico il fatto che gli attacchi siano avvenuti ai simboli dello Stato - alla sede del governo, alla Banca centrale, ai ministri - e poi anche ad un importante centro commerciale della città. Vogliono dimostrare che si attacca anche la presenza indiretta degli stranieri nel Paese, non solo la struttura politica che ricalca un pò le linee del modello politico occidentale, ma anche la presenza commerciale ed economica dell’Occidente nel Paese. Non credo che si tratti di coincidenze.

 
D. - Le agenzie internazionali e le tv hanno seguito in diretta la battaglia tra i talebani e le forze di sicurezza. Anche questo rientra in una qualche strategia dei miliziani secondo lei?

 
R. - È da anni che attacchi di questo tipo, non solo in Afghanistan, cercano l’effetto mediatico, ancor prima degli attentati dell’11 settembre. Si cerca l’effetto immediato sui mass media. Spesso è una rincorsa tra gruppi diversi alla notorietà.

 
In Pakistan i talebani distruggono una scuola elementare
I talebani hanno distrutto durante la notte una scuola elementare maschile governativa nel villaggio pakistano di Nadir Khan della Khyber Agency, non lontano dalla frontiera con l'Afghanistan. Soltanto nella Khyber Agency, sono 15 le scuole distrutte dai talebani, che hanno colpito centinaia di istituti di istruzione, soprattutto femminili, su tutto il territorio nazionale.

Ballottaggio tra Ianukovich e Timoshenko: il risultato delle presidenzial ucraine
Con il 60,14% dei voti scrutinati delle elezioni presidenziali svoltesi ieri in Ucraina, il leader dell'opposizione filorussa, Viktor Ianukovich, è in testa con circa il 36%, seguito dalla premier filoccidentale, Iulia Timoshenko, con meno del 25%. Le prospettive aperte dal ballottaggio nel servizio Fausta Speranza:RealAudioMP3

Tra il leader dell'opposizione filorussa, Viktor Ianukovich, e la premier filoccidentale, Iulia Timoshenko, ieri il distacco è stato di 12 punti a favore del primo, ma secondo i sondaggi il risultato del ballottaggio, che ci sarà il 7 febbraio, non sarà affatto scontato. Ianukovich si gioca la rivincita dopo l'annullamento per brogli della sua elezione a presidente nel 2004. Annullamento sull'onda della rivoluzione arancione filoccidentale, della quale da sempre è paladina proprio la Timoshenko. Oggi, però, si registra già un risultato netto da commentare: la bocciatura del presidente uscente, Viktor Iushenko, che non ha superato il quinto posto. Iushenko un tempo alleato della Timoshenko - che sei anni fa lo aiutò a salire sulla sedia più alta dello Stato - sembra sul punto di uscire di scena. C’è poi un dato sorprendente di queste elezioni: la terza posizione strappata dall'oligarca ed ex presidente della Banca centrale, Serghiei Tighipko, che ha già ribadito che non si schiererà nè per Ianukovich, di cui fu il capo dello staff elettorale nel 2004, nè per la Timoshenko. Questo forse per giocare in ogni caso un futuro ruolo nella politica ucraina: qualche commentatore non esclude possa fare il premier. Stamani, poi, ha scosso il Paese la notizia del crollo di alcuni piani di un ospedale di Lugansk, in seguito all'esplosione di alcune bombole di ossigeno. Almeno cinque i morti. Ancora sconosciute le cause della tragedia, anche se da un primo accertamento sembra che siano state violate le regole di sicurezza. La premier Timoshenko si è recata sul posto.

 
È tornato libero Ali Agca, il turco che ferì Papa Giovanni Paolo II
È tornato libero il cittadino turco che il 13 maggio 1981 sparò in piazza San Pietro a Giovanni Paolo II. È uscito oggi dal carcere turco di Sincan diretto a Ankara. Mehmet Ali Agca, 52 anni compiuti il 9 gennaio scorso, è nato a Yesiltepe, in Turchia, nella provincia di Malatya, ai confini del Kurdistan. Militante dell'organizzazione terroristica di estrema destra dei "Lupi grigi"’, il primo febbraio 1979 Agca uccise Abdi Ipekci, direttore del quotidiano liberale 'Milliyet'. Per questo omicidio Agca fu condannato a morte, pena ridotta a dieci anni. Il 25 novembre 1979 riuscì ad evadere dal carcere di massima sicurezza di Kartel Maltepe, aiutato dai suoi compagni dei "Lupi grigi".

Ancora una brutale lapidazione in Somalia ad opera degli Shabaab
Un uomo è stato lapidato ieri in Somalia dagli Shabaab (braccio armato locale di al Qaida) per adulterio e stupro. All'esecuzione ha assistito un folto numero di persone. La vittima si chiamava Hussein Ibrahim Mohamed. È avvenuto - informa il sito Mareeg Online - a Baware, città nel sud della Somalia, area quasi completamente controllata dagli Shabaab, come del resto Mogadiscio ed altre ampie zone del Paese. La sentenza era stata emessa da un tribunale islamico ed eseguita da militanti del gruppo. Gli Shabaab predicano l'applicazione radicale (da molti religiosi ritenuta illegittima) della sharia, la legge coranica. Sono stati già numerose le lapidazioni di presunti adulteri, tra essi persino una ragazzina di 13 anni, che secondo gruppi in difesa dei diritti umani in realtà era stata violentata da un gruppo di Shabaab. Frequenti anche le fustigazioni e le amputazioni di braccia o mani per i ladri. Di recente, poi, il gruppo alqaidista ha imposto in molte zone che gli uomini debbano portare la barba, ma non i baffi. Intanto, la petroliera greca Maran Centaurus, sequestrata nella acque somale il 29 novembre con a bordo due milioni di barili di petrolio, è stata liberata dopo che ieri era stato pagato il riscatto - sembra di 5,5 milioni di dollari - il più alto finora ottenuto dai pirati.

Il FMI avverte: non abbandonare troppo presto le misure anticrisi
Il direttore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), Dominique Strauss-Kahn, mette in guardia i governi dai rischi di “una exit strategy prematura” dalle misure straordinarie per contrastare la crisi, a partire dal settore privato, perchè c'è il rischio di dare slancio a una nuova recessione. Incontrando la stampa estera a Tokyo, Struass-Kahn ha detto che se si esce troppo presto dalle misure straordinarie c'è “allora il rischio di tornare in recessione”, con la conseguenza di una nuova crisi”.

La Corea del Nord fa sapere le sue condizioni per la ripresa del dialogo a Sei
La Corea del Nord rilancia ancora una volta la sua proposta alla comunità internazionale: allo stato attuale delle cose, non è ipotizzabile alcun ritorno al dialogo a Sei per l'abbandono dei piani nucleari - con contestuale firma di un trattato di pace che metta fine formalmente alla guerra di Corea (1950-53) - se non vengono meno le sanzioni per gli esperimenti militari del 2008. Il messaggio di Pyongyang è partito da un portavoce non identificato del Ministero degli esteri nordcoreano, rilanciato oggi dall'agenzia statale Kcna. Secondo le autorità, “se si vuole che i negoziati a Sei (che interessano le due Coree, Cina, Stati Uniti, Giappone e Russia) ripartano, allora è necessario togliere tutti gli impedimenti”. Inoltre, è stato aggiunto, “per la Corea del Nord non sarebbe dignitoso sedersi allo stesso tavolo con le nazioni che violano la sua sovranità” attraverso il rafforzamento delle sanzioni. Le frizioni tra Pyongyang e Seul, intanto, si ripercuotono concretamente anche sull'esile economia del Paese comunista: secondo i dati diffusi oggi dal Ministero per la riunificazione sudcoreano, l'interscambio commerciale tra le due Coree nel 2009 è sceso del 7,8% su base annua, a 1,68 milioni di dollari, segnando il primo risultato negativo dal 2004. (ANSA).

Sri Lanka
Un militante del Partito nazionale unito (Unp), che sostiene in Sri Lanka la candidatura presidenziale dell'ex generale Sarath Fonseka, è stato ucciso a colpi di spranga ieri sera a Ambakadawala, nello Sri Lanka nordoccidentale. Lo riferiscono oggi i media cingalesi. L'uomo - scrive il quotidiano Sunday Times nella sua pagina on line - era intento ad affiggere insieme con altri compagni manifesti di sostegno a Fonseka, quando è stato attaccato da un gruppo di sconosciuti giunti sul posto a bordo di moto. È la terza vittima in gennaio delle violenze politiche in vista delle elezioni presidenziali del 26 gennaio, nelle quali il presidente Mahinda Rajapaksa cerca una riconferma. Sabato scorso, un membro dell'Alleanza per la libertà del popolo unito (Upfa), che sostiene il capo dello Stato, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco a Madurankuliya (nordovest del Paese), mentre una donna che si trovava a bordo di un autobus di sostenitori di Fonseka è stata uccisa il 12 gennaio scorso a Tangalle, nel distretto sudorientale di Hambantota. Il portavoce presidenziale, Chandrapala Liyanage, ha detto che Rajapaksa ha manifestato dolore per le vittime e chiesto alla polizia di rafforzare la sicurezza su tutto il territorio nazionale. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 18

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