Benedetto XVI, all'Angelus di stamattina, ha rivolto di nuovo il suo pensiero ad Haiti,
l’isola duramente provata dal terremoto di martedì scorso. Secondo le ultime stime
dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il bilancio delle vittime è compreso
tra i 40 mila e i 50 mila morti, 250 mila sono i feriti e due milioni e mezzo le persone
rimaste senza tetto. Intanto, è corsa contro il tempo per trovare i sopravvissuti
e per salvare i feriti. Benedetta Capelli:
Incoraggiamento
per chi si prodiga negli aiuti e preghiere per coloro che ad Haiti stanno vivendo
momenti drammatici. E’ quanto ha assicurato il Papa all’Angelus: "Il
nostro pensiero, in questi giorni, è rivolto alle care popolazioni di Haiti, e si
fa accorata preghiera. Il nunzio apostolico, che grazie a Dio sta bene, mi tiene costantemente
informato, e così ho appreso la dolorosa scomparsa dell’Arcivescovo, come pure di
tanti sacerdoti, religiosi e seminaristi. Seguo e incoraggio lo sforzo delle numerose
organizzazioni caritative, che si stanno facendo carico delle immense necessità del
Paese. Prego per i feriti, per i senza tetto, e per quanti tragicamente hanno perso
la vita". Una vicinanza che proprio Benedetto XVI
aveva fatto sentire una prima volta mercoledì scorso all’udienza generale, seguita
subito da un impegno da parte delle Conferenze episcopali del mondo. Gli aiuti stanno
arrivando, ma restano le difficoltà registrate soprattutto all’aeroporto della capitale
che è congestionato. La priorità - come ha evidenziato ieri l’Onu - è il recupero
dei sopravvissuti. Stamani, a 100 ore dal sisma, due persone sono state estratte vive
dalle macerie a Port-au-Prince, le loro condizioni sembrano buone. Con il passare
delle ore, si affievolisce la speranza di trovare altri corpi, il pessimismo è dettato
anche dalla mancanza di mezzi appropriati e dal caos che sta mettendo a dura prova
l’intera isola. Bisogna fare presto anche per i feriti, Medici senza Frontiere ha
parlato di una corsa contro il tempo, si lavora a ritmo frenetico, soprattutto negli
interventi che riguardano amputazioni e parti cesarei. La vita in mezzo alla desolazione
c’è ed è quella di un bambino nato oggi a bordo di una motovedetta americana.
Il
Papa ha fatto anche riferimento, nel suo appello da Piazza San Pietro, ai tanti religiosi
che hanno perso la vita nel devastante sisma. Accanto a loro, ce ne sono tanti altri
che continuano a sostenere la popolazione in ogni modo possibile. Tra questi, suor
Luisa Dell’Orto della comunità delle Piccole Sorelle del Vangelo di Charles de
Foucauld, raggiunta telefonicamente ad Haiti da Benedetta Capelli:
R. - Io
vivo in un quartiere popolare. Stiamo bene e la nostra casa ha avuto qualche crepa,
ma stiamo bene, quindi adesso dormiamo fuori con la gente del quartiere. Il quartiere
si è organizzato in settori su dei terreni liberi.
D. - Quel giorno
che cosa è accaduto? R. - Ero in casa perché stavo preparando
il mio lavoro per giorno dopo - insegno - quindi ero seduta al tavolo e il tavolo
ha tremato, si è spostato tutto, i mobili in casa si sono spostati, poi sono caduti
e quindi c’è stato questo forte movimento. Una grande parte della scuola del quartiere
è crollata e anche le case intorno sono crollate. Stiamo lavorando lentamente anche
perché il quartiere è sovrapopolato, le strade sono piccole, le case sono cadute l’una
sull’altra, ci sono viottoli che non si possono più attraversare. C’è una strada sola
che permette di uscire, ci si arrangia come si può.
D. - Suor Luisa
di cosa c’è bisogno? R. - In questo momento, c’è bisogno dell’acqua
potabile, c’è stata qualche distribuzione di aiuti venuti da Santo Domingo in modo
informale. Sembra che gli aiuti siano arrivati, che siano all’aereoporto. Disperatamente
stiamo cercando un canale per far arrivare a questi aiuti, ma pare che non ci sia
una porta d’entrata, solo ieri pomeriggio è stato dichiarato lo stato d’urgenza da
parte del governo e non so se questo sbloccherà gli aiuti. Ci sono gli americani che
stanno arrivando, c’è bisogno almeno dell’acqua, poi c’è la gente che è un po’ stanca
e c’è bisogno di mangiare.
D. - Qual è la sua speranza per questa popolazione
così duramente colpita? R. – La speranza è che tutti quelli
che hanno la possibilità di decisione possano agire in modo tale che tutte queste
forze di buona volontà - tutta questa giovinezza che è sopravvissuta e che si sta
cercando di organizzare - possa accedere alla generosità e alla solidarietà internazionale,
perché la ricostruzione non sappiamo come sarà: è tutto, tutto distrutto. Bisogna
fare sì che anche la gente veda la possibilità di andare avanti in questi giorni.
La forza di vita è enorme, ma sono i mezzi che mancano. D.
- Suor Luisa, che immagine porta nel cuore di questo terremoto? R.
- La scuola comunale del quartiere aveva 180 bambini che stavano facendo il secondo
turno, hanno tirato fuori venti corpi… e adesso non c’è più niente, non c’è più niente.
Ed è allarmante la situazione dei bambini di Haiti, che costituiscono
oltre la metà della popolazione del Paese. Sarebbero più di due milioni i minori colpiti
dal sisma: morti, feriti o rimasti orfani. Intanto, si diffonde per loro anche l'allarme
malattie. Numerosi Paesi hanno lanciato campagne per favorire l’adozione dei piccoli.
Per un commento sulla condizione dei bambini sull’isola, ascoltiamo al microfono di
Linda Giannattasio il direttore generale di Save The Children Italia, Valerio
Neri:
R. - C’è
un numero molto alto di bambini abbandonati per strada che si trovano senza gli adulti,
oltre quelli che sono rimasti feriti. In questo momento, uno dei pericoli maggiori
per loro è che essendo esposti a chiunque, possono essere vittime di violenze, abusi
sessuali e quindi è una situazione veramente molto grave. D.
- Sono stati pianificati gli aiuti ai più piccoli? R. - L’obiettivo
primo è creare posti - che possono essere tende, luoghi che hanno retto al terremoto
- nei quali raccogliere i bambini e assisterli dandogli acqua, medicine, cibo. Aiutarli
a superare il trauma che hanno subito che è molto, molto grave, al di là della ferita
fisica che si vede. D. - Concretamente, come state agendo su
questo fronte? R. - I nostri operatori di emergenza, sono operatori
preparati per aiutare i bambini ad elaborare questa gravissima esperienza. Non è una
cosa facile e non è neanche una cosa che si elimina in qualche settimana di lavoro.
D. - Si diffonde anche l’allarme malattie per il rischio soprattutto
di infezioni, queste sarebbero ancora più gravi per i bambini… R.
- Già tre quarti di tutti i bambini haitiani erano malnutriti, già prima c’era difficoltà
ad accedere all’acqua potabile. Quindi, se i bambini - come purtroppo accade - bevono
acqua non pulita, e in questo momento addirittura appestata dai cadaveri, il rischio
di infezioni gravissime all’apparato gastro-intestinale è terribile. Sono bambini
sottonutriti e quindi potrebbero esserci dei danni davvero gravissimi. D.
- Nell’isola c’è in questo momento un grave allarme sicurezza: i minori rischiano
di essere vittime di violenze. Come proteggerli? R. - Riuscendo
al più presto a realizzare degli spazi in cui i bambini possano essere accuditi e
tenuti anche la notte. I bambini che invece sono traumatizzati devono avere un altro
tipo di percorso. Comunque, anche i bambini che sembrano aver subito meglio lo shock
del terremoto vanno tenuti protetti in questi luoghi. Bisognerebbe poi, quanto prima
possibile, ricominciare la vita di tutti i giorni, compresa la scolarizzazione. Oggi,
sull’isola arriverà il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, mentre domani il
presidente haitiano Preval sarà a Santo Domingo per una conferenza internazionale
su Haiti. Sul tavolo gli aiuti e la ricostruzione del Paese, uno dei più poveri al
mondo. A sostegno della popolazione, anche la Conferenza episcopale italiana (Cei),
che per domenica 24 gennaio ha indetto una raccolta straordinaria. Massimiliano
Menichetti ne ha parlato con mons. Domenico Pompili, direttore dell'Ufficio
nazionale per le comunicazioni sociali della CEI:
R. - La Conferenza
episcopale italiana ha inteso rispondere immediatamente all’appello di Benedetto XVI
ad esprimere solidarietà, soprattutto in vista delle necessità più urgenti dopo il
disastro. Il 24 gennaio è stato indicato come il giorno in cui in tutte le Chiese
e le parrocchie italiane verrà raccolto aiuto, sicuramente con un grande senso di
partecipazione da parte di tutti come è già avvenuto in precedenti circostanze, come
nello scorso mese di maggio per il terremoto in Abruzzo. D.
- I fondi che saranno raccolti come saranno portati ad Haiti? R.
- Attraverso la Caritas di Haiti che, fortunatamente, è una delle poche realtà rimaste
in piedi e che è già operativa in tutte e dieci le diocesi di Haiti. C’è questo contatto
diretto tra la Caritas italiana e la Caritas del Paese così martoriato. D.
- Quindi, il ponte sarà Caritas italiana che poi darà a Caritas di Haiti? R.
- Esattamente. Lo farà in maniera diretta, senza mediazioni. D.
- Queste donazioni in cosa si trasformeranno? R. - Generi alimentari,
acqua potabile e direi anche strutture di prima necessità come tende ed anche interventi
di carattere sanitario. D. - La Chiesa italiana è già stata
promotrice, nelle prime ore della notizia, di un’iniziativa di solidarietà: due milioni
di euro stornati dall’8 per mille… R. - E’ stato questo il primo
gesto compiuto a qualche ora di distanza dal cataclisma, perché è sembrato opportuno
dare immediatamente un segnale che fosse anche il volano della solidarietà che certamente
non mancherà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Anche perché la situazione
è talmente drammatica che occorre senz’altro uno sforzo ulteriore. D.
- Il Pontificio Consiglio Cor Unum ha rilanciato le parole del Papa: “Siate generosi”… R.
- La proporzione di questa tragedia è tale che non ammette incertezze. Reclama un
generosità che sappia fare appello a quello che c’è dentro il cuore di ciascuno di
noi. La tragedia di Haiti ha scosso l’opinione pubblica, colpita
dalla devastazione dell’isola, già segnata dalla povertà e dalle sofferenze della
popolazione. Luca Collodi ha chiesto una riflessione a mons. Vincenzo Pelvi,
ordinario militare per l'Italia, durante il Josp Fest, Festival Internazionale degli
Itinerari dello Spirito, che si conclude oggi a Roma:
“E’ una
tragedia immane, una sofferenza che credo segni il cammino della storia dei nostri
giorni e metta davanti al nostro sguardo come la tecnica, come la scienza non possano
prevedere il rischio che tante volte viviamo nella realtà umana. Una tragedia che
sconvolge e davanti a questa sofferenza il cuore dell’uomo - ma soprattutto il cuore
del credente - deve mobilitarsi e non può stare a guardare. Per cui, unitamente ai
cappellani militari, ai nostri militari, abbiamo avviato una serie di proposte. Innanzitutto,
la preghiera in ogni caserma, su ogni nave, in ogni aeroporto, perché la consolazione
e la speranza vengono come dono dall’alto e il Signore deve essere accanto a questo
popolo che è il suo popolo, che è il popolo dentro cui c’è l’umanità, perché dove
muore un essere umano muore una parte di ogni uomo e di ogni donna della terra”.
Per
sostenere gli interventi umanitari ad Haiti si possono inviare offerte alla Caritas
Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: "Emergenza terremoto
Haiti". Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:
UniCredit
Banca di Roma Spa, via Taranto 49, Roma Iban: IT 50 H 03002 05206 000011063119
Intesa
Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma Iban: IT 19 W 03069 05092 100000000012
Banca
Popolare Etica, via Parigi 17, Roma Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113 CartaSi
e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001