2010-01-17 14:09:20

La preghiera del Papa per le vittime di Haiti


Benedetto XVI, all'Angelus di stamattina, ha rivolto di nuovo il suo pensiero ad Haiti, l’isola duramente provata dal terremoto di martedì scorso. Secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il bilancio delle vittime è compreso tra i 40 mila e i 50 mila morti, 250 mila sono i feriti e due milioni e mezzo le persone rimaste senza tetto. Intanto, è corsa contro il tempo per trovare i sopravvissuti e per salvare i feriti. Benedetta Capelli:RealAudioMP3

Incoraggiamento per chi si prodiga negli aiuti e preghiere per coloro che ad Haiti stanno vivendo momenti drammatici. E’ quanto ha assicurato il Papa all’Angelus:
 
"Il nostro pensiero, in questi giorni, è rivolto alle care popolazioni di Haiti, e si fa accorata preghiera. Il nunzio apostolico, che grazie a Dio sta bene, mi tiene costantemente informato, e così ho appreso la dolorosa scomparsa dell’Arcivescovo, come pure di tanti sacerdoti, religiosi e seminaristi. Seguo e incoraggio lo sforzo delle numerose organizzazioni caritative, che si stanno facendo carico delle immense necessità del Paese. Prego per i feriti, per i senza tetto, e per quanti tragicamente hanno perso la vita".
 
Una vicinanza che proprio Benedetto XVI aveva fatto sentire una prima volta mercoledì scorso all’udienza generale, seguita subito da un impegno da parte delle Conferenze episcopali del mondo. Gli aiuti stanno arrivando, ma restano le difficoltà registrate soprattutto all’aeroporto della capitale che è congestionato. La priorità - come ha evidenziato ieri l’Onu - è il recupero dei sopravvissuti. Stamani, a 100 ore dal sisma, due persone sono state estratte vive dalle macerie a Port-au-Prince, le loro condizioni sembrano buone. Con il passare delle ore, si affievolisce la speranza di trovare altri corpi, il pessimismo è dettato anche dalla mancanza di mezzi appropriati e dal caos che sta mettendo a dura prova l’intera isola. Bisogna fare presto anche per i feriti, Medici senza Frontiere ha parlato di una corsa contro il tempo, si lavora a ritmo frenetico, soprattutto negli interventi che riguardano amputazioni e parti cesarei. La vita in mezzo alla desolazione c’è ed è quella di un bambino nato oggi a bordo di una motovedetta americana.

Il Papa ha fatto anche riferimento, nel suo appello da Piazza San Pietro, ai tanti religiosi che hanno perso la vita nel devastante sisma. Accanto a loro, ce ne sono tanti altri che continuano a sostenere la popolazione in ogni modo possibile. Tra questi, suor Luisa Dell’Orto della comunità delle Piccole Sorelle del Vangelo di Charles de Foucauld, raggiunta telefonicamente ad Haiti da Benedetta Capelli: RealAudioMP3

R. - Io vivo in un quartiere popolare. Stiamo bene e la nostra casa ha avuto qualche crepa, ma stiamo bene, quindi adesso dormiamo fuori con la gente del quartiere. Il quartiere si è organizzato in settori su dei terreni liberi.

D. - Quel giorno che cosa è accaduto?
 
R. - Ero in casa perché stavo preparando il mio lavoro per giorno dopo - insegno - quindi ero seduta al tavolo e il tavolo ha tremato, si è spostato tutto, i mobili in casa si sono spostati, poi sono caduti e quindi c’è stato questo forte movimento. Una grande parte della scuola del quartiere è crollata e anche le case intorno sono crollate. Stiamo lavorando lentamente anche perché il quartiere è sovrapopolato, le strade sono piccole, le case sono cadute l’una sull’altra, ci sono viottoli che non si possono più attraversare. C’è una strada sola che permette di uscire, ci si arrangia come si può.

D. - Suor Luisa di cosa c’è bisogno?
 
R. - In questo momento, c’è bisogno dell’acqua potabile, c’è stata qualche distribuzione di aiuti venuti da Santo Domingo in modo informale. Sembra che gli aiuti siano arrivati, che siano all’aereoporto. Disperatamente stiamo cercando un canale per far arrivare a questi aiuti, ma pare che non ci sia una porta d’entrata, solo ieri pomeriggio è stato dichiarato lo stato d’urgenza da parte del governo e non so se questo sbloccherà gli aiuti. Ci sono gli americani che stanno arrivando, c’è bisogno almeno dell’acqua, poi c’è la gente che è un po’ stanca e c’è bisogno di mangiare.

D. - Qual è la sua speranza per questa popolazione così duramente colpita?
 
R. – La speranza è che tutti quelli che hanno la possibilità di decisione possano agire in modo tale che tutte queste forze di buona volontà - tutta questa giovinezza che è sopravvissuta e che si sta cercando di organizzare - possa accedere alla generosità e alla solidarietà internazionale, perché la ricostruzione non sappiamo come sarà: è tutto, tutto distrutto. Bisogna fare sì che anche la gente veda la possibilità di andare avanti in questi giorni. La forza di vita è enorme, ma sono i mezzi che mancano.
 
D. - Suor Luisa, che immagine porta nel cuore di questo terremoto?
 
R. - La scuola comunale del quartiere aveva 180 bambini che stavano facendo il secondo turno, hanno tirato fuori venti corpi… e adesso non c’è più niente, non c’è più niente.
 
Ed è allarmante la situazione dei bambini di Haiti, che costituiscono oltre la metà della popolazione del Paese. Sarebbero più di due milioni i minori colpiti dal sisma: morti, feriti o rimasti orfani. Intanto, si diffonde per loro anche l'allarme malattie. Numerosi Paesi hanno lanciato campagne per favorire l’adozione dei piccoli. Per un commento sulla condizione dei bambini sull’isola, ascoltiamo al microfono di Linda Giannattasio il direttore generale di Save The Children Italia, Valerio Neri:RealAudioMP3

R. - C’è un numero molto alto di bambini abbandonati per strada che si trovano senza gli adulti, oltre quelli che sono rimasti feriti. In questo momento, uno dei pericoli maggiori per loro è che essendo esposti a chiunque, possono essere vittime di violenze, abusi sessuali e quindi è una situazione veramente molto grave.
 
D. - Sono stati pianificati gli aiuti ai più piccoli?
 
R. - L’obiettivo primo è creare posti - che possono essere tende, luoghi che hanno retto al terremoto - nei quali raccogliere i bambini e assisterli dandogli acqua, medicine, cibo. Aiutarli a superare il trauma che hanno subito che è molto, molto grave, al di là della ferita fisica che si vede.
 
D. - Concretamente, come state agendo su questo fronte?
 
R. - I nostri operatori di emergenza, sono operatori preparati per aiutare i bambini ad elaborare questa gravissima esperienza. Non è una cosa facile e non è neanche una cosa che si elimina in qualche settimana di lavoro.
 
D. - Si diffonde anche l’allarme malattie per il rischio soprattutto di infezioni, queste sarebbero ancora più gravi per i bambini…
 
R. - Già tre quarti di tutti i bambini haitiani erano malnutriti, già prima c’era difficoltà ad accedere all’acqua potabile. Quindi, se i bambini - come purtroppo accade - bevono acqua non pulita, e in questo momento addirittura appestata dai cadaveri, il rischio di infezioni gravissime all’apparato gastro-intestinale è terribile. Sono bambini sottonutriti e quindi potrebbero esserci dei danni davvero gravissimi.
 
D. - Nell’isola c’è in questo momento un grave allarme sicurezza: i minori rischiano di essere vittime di violenze. Come proteggerli?
 
R. - Riuscendo al più presto a realizzare degli spazi in cui i bambini possano essere accuditi e tenuti anche la notte. I bambini che invece sono traumatizzati devono avere un altro tipo di percorso. Comunque, anche i bambini che sembrano aver subito meglio lo shock del terremoto vanno tenuti protetti in questi luoghi. Bisognerebbe poi, quanto prima possibile, ricominciare la vita di tutti i giorni, compresa la scolarizzazione.
 
Oggi, sull’isola arriverà il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, mentre domani il presidente haitiano Preval sarà a Santo Domingo per una conferenza internazionale su Haiti. Sul tavolo gli aiuti e la ricostruzione del Paese, uno dei più poveri al mondo. A sostegno della popolazione, anche la Conferenza episcopale italiana (Cei), che per domenica 24 gennaio ha indetto una raccolta straordinaria. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con mons. Domenico Pompili, direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI: RealAudioMP3

R. - La Conferenza episcopale italiana ha inteso rispondere immediatamente all’appello di Benedetto XVI ad esprimere solidarietà, soprattutto in vista delle necessità più urgenti dopo il disastro. Il 24 gennaio è stato indicato come il giorno in cui in tutte le Chiese e le parrocchie italiane verrà raccolto aiuto, sicuramente con un grande senso di partecipazione da parte di tutti come è già avvenuto in precedenti circostanze, come nello scorso mese di maggio per il terremoto in Abruzzo.
 
D. - I fondi che saranno raccolti come saranno portati ad Haiti?
 
R. - Attraverso la Caritas di Haiti che, fortunatamente, è una delle poche realtà rimaste in piedi e che è già operativa in tutte e dieci le diocesi di Haiti. C’è questo contatto diretto tra la Caritas italiana e la Caritas del Paese così martoriato.
 
D. - Quindi, il ponte sarà Caritas italiana che poi darà a Caritas di Haiti?
 
R. - Esattamente. Lo farà in maniera diretta, senza mediazioni.
 
D. - Queste donazioni in cosa si trasformeranno?
 
R. - Generi alimentari, acqua potabile e direi anche strutture di prima necessità come tende ed anche interventi di carattere sanitario.
 
D. - La Chiesa italiana è già stata promotrice, nelle prime ore della notizia, di un’iniziativa di solidarietà: due milioni di euro stornati dall’8 per mille…
 
R. - E’ stato questo il primo gesto compiuto a qualche ora di distanza dal cataclisma, perché è sembrato opportuno dare immediatamente un segnale che fosse anche il volano della solidarietà che certamente non mancherà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Anche perché la situazione è talmente drammatica che occorre senz’altro uno sforzo ulteriore.
 
D. - Il Pontificio Consiglio Cor Unum ha rilanciato le parole del Papa: “Siate generosi”…
 
R. - La proporzione di questa tragedia è tale che non ammette incertezze. Reclama un generosità che sappia fare appello a quello che c’è dentro il cuore di ciascuno di noi.
 
La tragedia di Haiti ha scosso l’opinione pubblica, colpita dalla devastazione dell’isola, già segnata dalla povertà e dalle sofferenze della popolazione. Luca Collodi ha chiesto una riflessione a mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l'Italia, durante il Josp Fest, Festival Internazionale degli Itinerari dello Spirito, che si conclude oggi a Roma: RealAudioMP3

“E’ una tragedia immane, una sofferenza che credo segni il cammino della storia dei nostri giorni e metta davanti al nostro sguardo come la tecnica, come la scienza non possano prevedere il rischio che tante volte viviamo nella realtà umana. Una tragedia che sconvolge e davanti a questa sofferenza il cuore dell’uomo - ma soprattutto il cuore del credente - deve mobilitarsi e non può stare a guardare. Per cui, unitamente ai cappellani militari, ai nostri militari, abbiamo avviato una serie di proposte. Innanzitutto, la preghiera in ogni caserma, su ogni nave, in ogni aeroporto, perché la consolazione e la speranza vengono come dono dall’alto e il Signore deve essere accanto a questo popolo che è il suo popolo, che è il popolo dentro cui c’è l’umanità, perché dove muore un essere umano muore una parte di ogni uomo e di ogni donna della terra”.

Per sostenere gli interventi umanitari ad Haiti si possono inviare offerte alla Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: "Emergenza terremoto Haiti".
 Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:

UniCredit Banca di Roma Spa, via Taranto 49, Roma Iban: IT 50 H 03002 05206 000011063119

Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma Iban: IT 19 W 03069 05092 100000000012

Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113
 CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001







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