Iraq: condanna a morte per Alì il chimico, fece sterminare 5 mila civili
Un tribunale iracheno ha condannato a morte per impiccagione Ali “il chimico” il braccio
destro di Saddam Hussein, che nel 1988 ordinò la strage nel villaggio curdo di Halabja,
dove morirono cinquemila persone, soprattutto donne e bambini. I particolari nel servizio
di Roberta Barbi:
Usò
il gas per sedare una rivolta nel villaggio curdo di Halabja nel 1988, quando ormai
la guerra tra Iraq e Iran era agli sgoccioli: è questa la motivazione della condanna
a morte inflitta da un tribunale iracheno ad Ali Hassan al-Majid, più noto come Ali
“il chimico” proprio per la sua propensione all’uso del gas nervino. L’episodio -
considerato il più grave attacco chimico della storia contro civili - causò cinquemila
morti, molte donne e molti bambini. Per lui è la quarta condanna alla pena capitale:
nel 2007 la Corte suprema irachena lo giudicò colpevole di genocidio nei confronti
della popolazione curda; nel 2008 un’altra condanna per la repressione contro gli
sciti durante la Guerra del Golfo nel 1991 e ancora, nel 2009, per le stragi di sciiti
di dieci anni prima. Fedelissimo di Saddam Hussein, di cui era anche cugino, 67 anni,
Ali si guadagnò anche il soprannome di “boia” quando fu, per alcuni mesi, governatore
del Kuwait occupato. In seguito ricoprì per il regime le cariche di capo delle unità
d’elite nella guerra contro l’Iran e responsabile del programma di sviluppo dell’industria
militare. Fu arrestato nel nord del Paese nel 2003.