Ultima settimana per sottoscrivere la petizione del Parlamento Europeo sul Crocifisso
nelle scuole
Alla prossima plenaria del Parlamento Europeo che comincia lunedì non ci sarà il previsto
voto sul principio di sussidiarietà in relazione all'esposizione del Crocifisso nelle
aule scolastiche. Su proposta della sinistra europea è stato cancellato dall’ordine
del giorno. Per difendere il principio che ogni Stato membro dell'Ue decida in materia
di simboli religiosi si fa, dunque, più importante l’altra strada: quella della petizione
voluta da diversi parlamentari europei e aperta alla sottoscrizione di ogni cittadino.
Per capire il valore e il significato della petizione, Fausta Speranza ha intervistato
Erminia Mazzoni, presidente della Commissione Petizioni al Parlamento europeo:
R. – C’è
la strada della petizione, che è già stata avviata da qualche tempo e che ha portato
alla partecipazione di tanti parlamentari e di tantissimi cittadini, per elaborare
una decisione comune che possa contrastare l’invasione giudiziaria nel nostro territorio
in riferimento al divieto di utilizzazione di simboli che siano rappresentativi non
tanto e non solo di una fede religiosa ma di una storia, di una cultura. Io, facendo
conto sulla grande partecipazione che sto rilevando riguardo questa petizione, sono
convinta che riusciremo a discuterne quanto prima in Commissione petizioni e poi ad
elaborare – lo proporrò ai colleghi della Commissione – una risoluzione da portare
in Parlamento in modo da arrivare comunque – con un tempo più lungo ed una procedura
più articolata – allo stesso risultato. Il Parlamento europeo deve poter ribadire
quello che a mio avviso già esiste come principio: che ogni Stato ha il diritto di
tutelare i propri simboli e la propria cultura.
D.
– Ricordiamo brevemente cosa vuole significa tecnicamente presentare la petizione,
cioè che cosa si chiede …
R. – Tecnicamente presentare
una petizione vuol dire invitare il Parlamento europeo a pronunciarsi sulla conformità
o meno alla legislazione europea di un determinato comportamento, di una determinata
azione. Nel caso specifico, la petizione vuole ribadire la non conformità alle regole
del diritto comunitario della decisione contenuta nel pronunciamento della Corte che
nega ad uno Stato europeo di utilizzare, affiggendoli pubblicamente, i simboli della
propria cultura. Nella petizione si chiede quindi di ribadire, confermare che invece
gli Stati membri dell’Unione Europea hanno il diritto di non essere limitati e condizionati
da chicchessia, neanche dalle autorità europee, nella scelta dei propri simboli culturali,
in questo caso del nostro Crocifisso. Se mi consente, dato che tra l’altro siamo alla
fine del termine che ci siamo dati per presentare la petizione – termine che scadrà
la prossima settimana -, rivolgo un appello ai cittadini che ci seguono a partecipare,
sottoscrivendo la petizione. Lo si può fare collegandosi al sito del Parlamento Europeo
o mandando la propria adesione scrivendo nome, cognome e indirizzo di residenza al
seguente indirizzo email: petizionecrocifisso@gmail.com. Credo che sia un minuto di
tempo reso a favore di una causa buona. Ricordiamo che la petizione è uno strumento
previsto dalla legge per il cittadino. Nel momento in cui le petizioni vengono proposte
su iniziativa di un membro del Parlamento europeo, si dà semplicemente una maggior
forza all’iniziativa contenuta sulla petizione, perché attraverso l’attivazione dei
parlamentari è evidente che si attiva un numero maggiore di cittadini, quelli cui
fa riferimento il parlamentare stesso e quindi la petizione ha un carico aggiunto
che indubbiamente la può agevolare nel percorso. I cittadini sono comunque sempre
titolari di questo diritto e possono sottoscrivere la petizione così come stanno facendo.