Il cardinale Bertone ai diplomatici vaticani: il vostro ruolo è far risuonare la parola
limpida del Vangelo nel mondo
“Anche nei contesti politici nazionali e internazionali, così spesso segnati da confusione,
disorientamento e relativismo, dobbiamo far risuonare la parola limpida del Vangelo”.
Sta in questo il compito ultimo di chi è chiamato a servire la Chiesa e il Papa nelle
Rappresentanze pontificie sparse nel mondo. A sottolinearlo è stato il cardinale segretario
di Stato, Tarcisio Bertone, che ieri pomeriggio ha presieduto la celebrazione dei
Vespri presso la Pontificia Accademia ecclesiastica, l’istituzione che ha lo scopo
di formare i diplomatici vaticani. Il cardinale Bertone ha preso spunto - nel giorno
della festa liturgica - da uno scritto di Sant’Antonio Abate, patrono dell’Accademia,
per sintetizzare tre punti centrali del servizio svolto dai rappresentanti pontifici:
avere “sempre Dio davanti agli occhi” per scorgere la sua volontà nelle pieghe degli
avvenimenti, basarsi sulla “testimonianza delle Sacre Scritture” perché la vera diplomazia
di un rappresentante del Papa “è nella volontà di Dio rivelatasi nel suo Figlio”,
e non partire “presto” dal luogo in cui si abita.
Ciò, ha spiegato in particolare
il cardinale Bertone, non è in contraddizione con la necessità di un diplomatico vaticano
di spostarsi spesso di sede. L’invito di Sant’Antonio Abate, viceversa, suggerisce
a ciascuno questo: “Dovunque il servizio alla Santa Sede ti ponga, sappi vivere fino
in fondo la realtà in cui ti trovi; identificati totalmente con quanto oggi ti viene
richiesto, con la missione che ti è affidata”. È un invito, ha concluso il segretario
di Stato, “che trova conferma in tutta la grande tradizione della spiritualità cattolica:
il momento presente è il luogo primario della nostra santificazione”.