Il presidente Obama: tassa sulle banche Usa responsabili della crisi
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha proposto una nuova “tassa sulla
responsabilità” della crisi economica da imporre alle maggiori società finanziarie
americane salvate dalla recessione con il denaro pubblico. Il direttore generale del
Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss Khan, ha accolto con grande favore
l'annuncio. Mentre i grandi istituti bancari si preparano a dare battaglia prima che
l’imposta riceva il via libera dal congresso. Il servizio di Marco Guerra:
''Vogliamo
recuperare i nostri soldi e li recupereremo''. Ha il tono della sfida l’annuncio del
presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, del suo progetto di tassa sulla crisi
rivolta alle grandi banche americane. Nel suo intervento, il presidente Usa ha spiegato
di avere preso la decisione spinto dagli enormi profitti e i bonus, definiti “osceni”,
generati e versati ai manager dei colossi finanziari salvati grazie al denaro pubblico.
Obama ha inoltre ricordato che i responsabili della maggiore crisi finanziaria del
dopoguerra sono proprio molti di questi istituti che, prima di aver beneficiato dell’assistenza
statale, hanno avuto “comportamenti rischiosi”. La cosiddetta “tassa di responsabilità”
riguarderà soltanto le maggiori istituzioni finanziarie, quelle con asset superiori
ai 50 miliardi di dollari. Il 60% del’imposta, in base ai calcoli della Casa Bianca,
sarà fornita dalle 10 maggiori banche del Paese. E si calcola in un massimo di circa
117 miliardi di dollari in 12 anni le somme da recuperare. Ma le banche sono già passate
al contrattacco fornendo previsioni catastrofiche per tutto il settore del credito.
Molti analisti mettono poi in guardia sulle possibili pressioni che le lobby eserciteranno
sul Congresso che sarà presto chiamato ad esprimersi sul provvedimento. Iran
scarcerazioni Le autorità iraniane hanno liberato la sorella del premio Nobel
per la pace Shirin Ebadi, e le 30 madri in protesta da mesi per la scomparsa dei loro
figli, arrestate giorni fa in un parco di Teheran. Secondo alcuni siti web vicini
all’opposizione, ieri sono stati rilasciati anche tre esponenti riformisti arrestati
nel corso delle manifestazioni del 27 dicembre nella capitale. Si tratta di Chapour
Kazemi, cognato del riformatore Hossein Mussavi, Hassan Abedi Jafarim uno dei suoi
consiglieri, e Morteza Haji, Ministro del lavoro durante la presidenza di Mohammad
Khatami.
Iran nucleare Sale l’attesa per la riunione di domani a
New York del gruppo “5+1” sul dossier nucleare iraniano. La Cina - scettica verso
l’ipotesi di nuove sanzioni contro Teheran - parteciperà al summit con un semplice
delegato e non con il rappresentante del ministero degli Esteri come gli altri Paesi.
Afghanistan Almeno
nove militanti talebani si sono arresi nelle ultime ore nell'Afghanistan orientale.
Lo rende noto oggi a Kabul il comando dell’Isaf . “Le prime informazioni disponibili
– si legge nel comunicato dell’Isaf - indicano che ex membri talebani si sono presentati
alle autorità governative per avviare un processo di reintegrazione nella società”.
Intanto, il Giappone ha annunciato la fine della missione navale di supporto logistico
e di rifornimento alla coalizione internazionale impegnata in Afghanistan. La decisione
fa seguito al proposito espresso dal Partito Democratico nipponico tornato al potere
nell’agosto scorso.
Pakistan Il primo ministro pakistano Gilani ha
criticato i frequenti raid missilistici dei droni statunitensi. “Fomentano la rivolta
degli estremisti – ha detto - e minano il controllo del territorio”. Gilani ha puntato
il dito contro gli Stati Uniti anche per le restrizioni imposte ad Islamabad sul nucleare.
Parlando di “deficit di fiducia tra i due Paesi” il premier pakistano ha infine detto
che gli americani possono escludere la vittoria in Afghanistan senza l'aiuto di Islamabad.
Iraq Nuova
ondata di attacchi in Iraq. Almeno 12 persone ieri hanno perso la vita e altre 20
sono rimaste ferite nel triplice attentato compiuto nella città santa di Najaf, a
sud di Baghdad. Tre autobomba sono esplose in sequenza in tre luoghi diversi del centro
della città, nei pressi del mausoleo dell'imam Ali e di un mercato di frutta e verdura.
Cina-Google-Stati
Uniti Non accenna a placarsi la polemica tra la Cina e la compagnia Google
che, dopo alcuni attacchi informatici, si rifiuta di applicare agli utenti cinesi
i filtri della censura imposti dal governo di Pechino. Sulla questione è intervenuto
anche un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano, chiedendo “spiegazioni”
a diplomatici cinesi durante un incontro a Washington. Intanto, il ministero cinese
del Commercio getta acqua sul fuoco spiegando che “qualsiasi decisione presa da Google
non influirà sulle relazioni economiche tra la Cina e gli Stati Uniti”.
Malaysia Pericolo
di attacchi terroristici contro gli stranieri in Malaysia, già teatro in questi giorni
di azioni anti-cristiane. A diffondere l’allarme è l’ambasciata americana nel Paese
che, in un messaggio sul proprio sito Internet, parla di rischio elevato nel Borneo.
Si raccomanda dunque la massima cautela nei viaggi e negli spostamenti nella regione.
Giordania In
Giordania, ancora nessuna rivendicazione per il fallito attentato di ieri ad Amman
contro due diplomatici israeliani, mentre erano a bordo delle loro auto in viaggio
verso lo Stato ebraico. Il convoglio è stato colpito solo di striscio dallo scoppio
una mina, probabilmente azionata a distanza.
Sudan In Sudan si discute
delle elezioni presidenziali del prossimo mese di aprile, le prime multipartitiche
degli ultimi 24 anni. I ribelli del sud hanno scelto di candidare un musulmano laico
nella sfida il presidente Omar el-Bechir, su cui pende un mandato di arresto internazionale.
(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 15
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Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
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