Il Papa alla Congregazione per la Dottrina della Fede: il Magistero della Chiesa
offerto a tutti coloro che cercano la verità
Il Magistero della Chiesa è rivolto a tutti coloro che ricercano la verità, credenti
e non credenti: così, Benedetto XVI nell’udienza di stamani ai partecipanti alla plenaria
della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Papa si è soffermato in particolare
sul contributo che la fede cristiana può offrire nel campo della bioetica. Il Pontefice
ha quindi ribadito che primo impegno del Successore di Pietro è di custodire l’unità
dei fedeli. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dal cardinale prefetto
William Joseph Levada. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Il Successore
di Pietro è “il primo custode e difensore” della fede: è quanto ribadito da Benedetto
XVI nel discorso alla plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede. Tuttavia,
ha affermato il Papa, la Chiesa vuole contribuire alla formazione della coscienze
di tutti, non solo dei credenti. Il Pontefice ha ricordato che il suo ministero è
innanzitutto al servizio dell’unità e che il Vescovo di Roma è chiamato ad obbedire
alla fede, “affinché la Verità che è Cristo continui a risplendere” per tutti gli
uomini:
“Confermare i fratelli nella fede, tenendoli
uniti nella confessione del Cristo crocifisso e risorto costituisce per colui che
siede sulla Cattedra di Pietro il primo e fondamentale compito conferitogli da Gesù.
È un inderogabile servizio dal quale dipende l’efficacia dell’azione evangelizzatrice
della Chiesa fino alla fine dei secoli”. Di
qui l’auspicio “affinché vengano superati i problemi dottrinali che ancora permangono
per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa da parte della Fraternità
S. Pio X”. Il Santo Padre si è poi rallegrato per l’impegno del dicastero in favore
“della piena integrazione” nella Chiesa cattolica di gruppi di fedeli e di singoli
già appartenenti all’Anglicanesimo:
“La fedele
adesione di questi gruppi alla verità ricevuta da Cristo e proposta dal Magistero
della Chiesa non è in alcun modo contraria al movimento ecumenico, ma mostra, invece,
il suo ultimo scopo che consiste nel giungere alla piena e visibile comunione dei
discepoli del Signore”. Il Papa
ha quindi voluto ricordare il contributo offerto dalla Congregazione per la Dottrina
della fede nel campo della bioetica, in particolare con la pubblicazione dell’Istruzione
“Dignitas pesonae” del 2008. In temi tanto delicati e attuali come la procreazione
e la manipolazione degli embrioni, ha rilevato, l’Istruzione ha ribadito “il rispetto
dovuto ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza”:
“In
tal modo il Magistero della Chiesa intende offrire il proprio contributo alla formazione
della coscienza non solo dei credenti, ma di quanti cercano la verità e intendono
dare ascolto ad argomentazioni che vengono dalla fede ma anche dalla stessa ragione.
La Chiesa, nel proporre valutazioni morali per la ricerca biomedica sulla vita umana,
attinge infatti alla luce sia della ragione che della fede (cfr Ibid., n. 3), in quanto
è sua convinzione che 'ciò che è umano non solamente è accolto e rispettato dalla
fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato'”. “In
questo contesto – ha proseguito – viene altresì data una risposta alla mentalità diffusa,
secondo cui la fede è presentata come ostacolo alla libertà e alla ricerca scientifica,
perché sarebbe costituita da un insieme di pregiudizi che vizierebbero la comprensione
oggettiva della realtà”:
“Di fronte a tale atteggiamento,
che tende a sostituire la verità con il consenso, fragile e facilmente manipolabile,
la fede cristiana offre invece un contributo veritativo anche nell’ambito etico-filosofico,
non fornendo soluzioni precostituite a problemi concreti, come la ricerca e la sperimentazione
biomedica, ma proponendo prospettive morali affidabili all’interno delle quali la
ragione umana può ricercare e trovare valide soluzioni”. E
ciò, ha detto, perché “determinati contenuti della rivelazione cristiana” gettano
luce sulle problematiche bioetiche: “il valore della vita umana e la dimensione relazionale
e sociale della persona”, e ancora la “connessione tra l’aspetto unitivo e quello
procreativo della sessualità, la centralità della famiglia fondata sul matrimonio
di un uomo e di una donna”:
“Questi contenuti,
iscritti nel cuore dell’uomo, sono comprensibili anche razionalmente come elementi
della legge morale naturale e possono riscuotere accoglienza anche da coloro che non
si riconoscono nella fede cristiana”. “La
legge morale naturale – ha avvertito - non è esclusivamente o prevalentemente confessionale,
anche se la Rivelazione cristiana e il compimento dell’uomo nel mistero di Cristo
ne illumina e sviluppa in pienezza la dottrina”:
“Fondata
nella stessa natura umana e accessibile ad ogni creatura razionale, la legge morale
naturale costituisce così la base per entrare in dialogo con tutti gli uomini che
cercano la verità e, più in generale, con la società civile e secolare”. “Questa
legge, iscritta nel cuore di ogni uomo – ha concluso il Papa – tocca uno dei nodi
essenziali della stessa riflessione sul diritto e interpella ugualmente la coscienza
e la responsabilità dei legislatori”.