Il cardinale Sepe: iniziativa a favore dei bambini poveri di Napoli
Trenta euro al mese per fornire beni di prima necessità ai bambini poveri di Napoli:
è questo l’appello che l’arcivescovo metropolita, cardinale Crescenzio Sepe,
ha rivolto alla cittadinanza e non solo, attraverso la sua Fondazione “In nome della
vita”. In una realtà in cui la soglia di povertà non consente a molte mamme neanche
di poter acquistare il latte per i neonati e in cui la camorra agisce spesso proprio
sui più poveri, l’iniziativa “Aiutami a crescere” permette già a 350 bambini di avere
assistenza. Claudio Cavallaro ha chiesto al cardinale Sepe da quali esigenze
nasce questa iniziativa:
R. – Nasce
da una constatazione pratica che ho ricevuto dalle tante lettere che chiedono aiuto
e nelle quali si faceva presente che questa crisi generalizzata - che a Napoli trova
anche dei riscontri ancora più forti - ha evidenziato come tante famiglie non riescono
ad arrivare alla fine del mese. E cosa succede? Che nei tagli che queste famiglie
fanno, i primi a subirne le conseguenze sono proprio i bambini, che non vengono più
mandati a scuola perché non hanno il minimo indispensabile per andare a scuola; nella
stessa nutrizione si taglia il latte, si taglia la pappa. Di fronte ad una esigenza
così immediata e così presente nel territorio, abbiamo deciso di aiutare questi bambini.
“Aiutami a crescere” vuole essere un qualcosa che metta in condizione questi bambini
di essere veramente bambini. D. – Spesso chi è povero ha vergogna
ed ha vergogna anche di chiedere aiuto. In quel caso vi rivolgete ai parroci? R.
– Certo, perché sono la fonte più sicura, ma è anche lo strumento per far arrivare
loro l’aiuto. Sappiamo che normalmente il parroco è una persona alla quale si dà fiducia
e con il quale ci si riesce anche a confidare: facciamo, quindi, di fatto tutto attraverso
i parroci. D. – A che livelli è la soglia di povertà nel napoletano
attualmente? R. – E’ un po’ superiore a quella del resto di
Italia ed è proprio per questo che noi vogliamo insistere su questi aspetti per dare
il nostro contributo di carità e di solidarietà verso i necessitati. D.
– Chi è il povero di Napoli? Di cosa ha bisogno? R. – E’ diventato
povero anche il professionista medio o il monoreddito, che non riesce più con un mensile
o con una pensione ad arrivare alla fine del mese. La fascia si è allargata e, quindi,
la carità deve ancora di più allargarsi. D. – Ed è proprio sui
poveri che spesso agisce la criminalità organizzata… Lo stiamo vedendo in questi giorni
a Rosarno. Qual è l’impegno della Chiesa di Napoli contro questa piaga? R.
– Noi non abbiamo la 'ndrangheta, ma abbiamo la camorra. Una camorra che negli ultimi
tempi ha costituito un vero e proprio sistema di delinquenza, di sopraffazione, di
vendetta, di sangue. E’ un fenomeno molto radicato, ma devo dire che soprattutto negli
ultimi tempi c’è un forte impegno da parte delle istituzioni ed anche da parte nostra
come Chiesa per contrastare questo fenomeno che devasta la società. Si nota una crescita
etica di coscienza proprio per contrastare questi fenomeni criminosi. D.
– Questo è certamente un ottimo segnale… R. – Certamente! La
strada è ancora lunga, ma questo rappresenta certamente un buon inizio. Speriamo ora
di continuare.