Domenica la Giornata Mondiale del Migrante sul tema dei minori: intervista con mons.
Marchetto
Ricorre domenica prossima la 96.ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato,
sul tema ‘I migranti e i rifugiati minorenni’. Nel messaggio per l’occasione, pubblicato
il 16 ottobre scorso, Benedetto XVI ricorda che quella della migrazione fu un’esperienza
sperimentata da Gesù stesso, quando da bambino dovette rifugiarsi in Egitto. Oggi,
nonostante quanto previsto dalla Convenzione dei Diritti del Bambino – ricorda il
Papa – di fatto tanti minori ‘sono lasciati in abbandono e, in vari modi, si ritrovano
a rischio di sfruttamento’. E’ quindi necessario – prosegue Benedetto XVI - che ‘ai
migranti minorenni sia riservata la giusta attenzione per favorire il loro sviluppo
fisico, culturale, spirituale e morale’. Sui temi del messaggio del Papa ascoltiamo
le riflessioni dell’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, al microfono di Fabio
Colagrande.
R. - Il Santo
Padre ricorda che i bambini “sono i più vulnerabili perché i meno capaci di far sentire
la loro voce”. Menziona inoltre il fatto che i minori godono dei “diritti fondamentali
della persona al pari dell’adulto”, ma purtroppo questo non sempre avviene. Bisogna
dunque salvaguardare il miglior interesse del minore, come del resto si afferma nella
Convenzione dei Diritti del Bambino (cfr. art. 3). Poi, dal punto di vista più propriamente
cristiano, è sempre attuale il monito di Cristo che considera “riferito a Lui stesso
tutto ciò che è stato fatto o negato ‘a uno solo di questi più piccoli’ ” (cfr. Mt.
25, 40.45), ed è certamente difficile trovare qualcuno più “piccolo” dei migranti
e rifugiati minorenni. D. - Quali sono le cause che inducono
oggi i minorenni a lasciare la loro patria? R. - I fattori che
spingono i minorenni a lasciare la loro terra sono simili a quelli degli adulti. Ci
sono motivi che inducono alla fuga come guerre, violenze, persecuzioni etniche o religiose,
ecc., ma ci sono anche altri motivi che, seppur non mettono immediatamente in pericolo
la vita fisica, non lasciano comunque prospettive per una vita dignitosa per sé e/o
per i propri cari, o per un futuro migliore nel proprio Paese. Ci sono inoltre cause
più specifiche per i minorenni. Per esempio, quando è difficile accedere ad un Paese
di destinazione desiderato, un minorenne potrebbe pensare di tentare di emigrare in
modo irregolare. Un minore non accompagnato, infatti, non può essere rimpatriato.
In questi casi egli rappresenta la speranza, a volte per tutta la sua famiglia, che
può addirittura averlo incoraggiato a lasciare il proprio Paese. D.
- A quali difficoltà vanno incontro i migranti e i rifugiati minorenni? R.
- Ovviamente tutte le difficoltà che incontrano le persone adulte che hanno lasciato
la propria patria e si trovano in un Paese straniero, con lingua, usanze, cibo, clima
e altresì culture e religione diversi sono sperimentate anche dai minorenni. Tuttavia
ci sono difficoltà tipicamente loro. Chi, per esempio, immigra in modo irregolare,
per aiutare magari la famiglia, sente il peso psicologico di non poter fallire in
questa impresa. Per questo è pronto a subire ingiustizie, violenze e maltrattamenti
pur di ottenere il permesso di soggiorno o forse una formazione scolastica superiore,
in modo da essere produttivo ed inviare poi aiuto finanziario a casa. Chi invece immigra
con la famiglia si trova nella situazione di dover vivere e crescere “tra due culture”,
come si suol dire: tra quella dei genitori e la cultura del Paese che l’ospita. In
questi casi l’integrazione è particolarmente delicata e difficile. Qui occorre che
ci sia un accompagnamento paziente, attento e competente. D.
- E cosa può fare la Chiesa per accompagnarli in questa difficile situazione verso
una vita degna di figli di Dio? R. - Come si sa, il nostro è
il Pontificio Consiglio della ‘Pastorale’ per i Migranti e gli Itineranti, e quindi,
con visione pastorale, segnalo il dialogo tra la Chiesa locale di provenienza e quella
di arrivo di questi minori, in modo che un sacerdote e/o altri operatori pastorali,
religiosi e laici, provenienti dai loro Paesi – perciò essi conoscono non solo la
loro lingua ma anche la cultura, gli usi e le tradizioni dei ragazzi –, si prendano
cura di loro nella terra d’immigrazione. La cura pastorale intende accompagnare questi
minorenni, con amore e rispetto, nel loro itinerario personale, nella loro ricerca
di risposte alle più profonde domande esistenziali che si pongono. Ovviamente, essa
include la prima accoglienza, l’impegno di procurare quanto è necessario per la loro
vita quotidiana, e anche la difesa della loro dignità e dei loro diritti umani. Nel
Suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato di quest’anno,
il Santo Padre esprime perciò gratitudine “alle parrocchie e alle molte associazioni
cattoliche che, animate da spirito di fede e di carità, compiono grandi sforzi per
venire incontro alle necessità di questi nostri fratelli e sorelle”. Al tempo stesso
Benedetto XVI invita “tutti i cristiani a prendere consapevolezza della sfida sociale
e pastorale che pone la condizione dei minori migranti e rifugiati”.