La chiesa cattolica di Sant’Elisabetta a Johor, città del Sud della Malaysia (stato
di Malacca), è stata attaccata da vandali durante la notte scorsa. Johor è la città
dove è in corso l’incontro della Conferenza episcopale di Malaysia, Singapore e Brunei.
E’ quanto l’agenzia Fides apprende da padre Augustine Julian, segretario della Conferenza
episcopale. All’alba di oggi, dei vandali si sono introdotti nel complesso della struttura,
sporcato con vernice rossa le mura esterne dell’edificio e una statua della Madonna
che si trova fuori dalla chiesa. Il parroco ha chiamato la polizia locale che ha steso
un rapporto sull’accaduto e avviato le indagini. Si tratta del decimo attacco contro
una chiesa cristiana a partire dall’8 gennaio, in seguito alla disputa sul nome “Allah”
che ha visto la Chiesa cattolica contrapporsi al governo malaysiano per l’uso del
termine nelle pubblicazioni del settimanale Herald in lingua malay. Un altro episodio
ha scosso la comunità cristiana in Malaysia: sempre nelle prime ore della notte, a
Kuala Lumpur l’ufficio degli avvocati che stanno seguendo il processo sull’uso del
termine “Allah” e hanno difeso in tribunale l’Herald è stato saccheggiato da ignoti.
Come ha raccontato l’avvocato S. Selvarajah, la porta dell’ufficio è stata forzata
e lo studio devastato: i documenti sparsi per terra, un computer portatile rubato.
“Si tratta di atti di intimidazione, che avvengono proprio nel momento in cui si sta
cercando una soluzione giuridica e pacifica alla questione dell’uso del termine Allah”,
ha commentato a Fides padre Julian. “Sono episodi sporadici e isolati, certo, ma molto
fastidiosi, che mirano a far salire la tensione”. La comunità cristiana, afferma “non
cadrà in questo tranello” e i vescovi hanno confermato l’invito alla calma e alla
preghiera, diffuso nei giorni scorsi. Secondo padre Julian vi è inoltre un collegamento
con un altro episodio di aggressione alle minoranze religiose: il lancio di pietre
contro un tempio sikh (religione professata da parte delle minoranze etniche indiane
in Malaysia) avvenuto ieri: “Accade perché anche i sikh usano il nome Allah nel loro
culto”, ha spiegato il segretario della Conferenza episcopale, condannando queste
“forme di intolleranza verso le minoranze religiose non islamiche”. (R.P.)