Appello di pace dei vescovi europei e nordamericani in Terra Santa
Si è conclusa oggi, a Gerusalemme, con un accorato appello di pace, la visita dei
vescovi del Gruppo di Coordinamento di alcune conferenze episcopali europe e nordamericane
per il sostegno dei cristiani in Terra Santa. I presuli si sono riuniti in preghiera,
nella Basilica del Santo Sepolcro, per i terremotati di Haiti. Poi, nel corso di una
conferenza stampa, nella sede del Patriarcato latino, è stata presentata la dichiarazione
finale che prende spunto dalle parole di Benedetto XVI, pronunciate il 15 maggio 2009
a Tel Aviv, prima del suo rientro in Italia dopo il viaggio in Giordania, Israele
e Territori palestinesi. Da Gerusalemme il servizio di Daniele Rocchi inviato
dell’Agenzia Sir.
“Non più
spargimento di sangue! Non più scontri! Non più terrorismo! Non più guerra!”. La soluzione
di “due Stati” auspicata dal Pontefice “non sembra essere vicina”, si legge nel testo.
Molti esprimono un desiderio di pace, ma ciò di cui c’è bisogno è un impegno per la
giustizia che assicura la pace. Le soluzioni sono ben note ai leader, ma c’è bisogno
di coraggio e volontà politica”. Tra le minacce a questa soluzione, che prevede “il
diritto di Israele all’esistenza e alla sicurezza e del popolo palestinese ad una
patria indipendente sovrana” ci sono “la violenza, le demolizioni delle abitazioni,
i problemi legati ai visti, l’espropriazione delle terre ed altre politiche”. Nel
documento i vescovi invocano“la piena applicazione dell’Accordo
Fondamentale e facilitazioni nel rilascio dei visti agli operatori pastorali per consentire
alla Chiesa di portare avanti la sua missione”. Una situazione deteriorata “non è
buona sia per gli israeliani che per i palestinesi, così come per la regione ed il
mondo” sottolinea il Coordinamento che ribadisce l’impegno “a far conoscere ai cattolici
sparsi nel mondo ciò che accade qui”. “Facciamo appello ai fedeli di tutte le nazioni
perché preghino per la Chiesa Madre e per una giusta pace, perché siano informati
su questa situazione e perché vengano in pellegrinaggio e testimoniare la vibrante
fede delle pietre vive della chiesa locale, il ‘Quinto Vangelo’”. “Li esortiamo -
scrivono i vescovi - a sostenere quelli che nella loro funzione pubblica assumono
iniziative coraggiose per la giusta risoluzione del conflitto”. “Nell’attuale situazione
- conclude il testo - è difficile sostenere la speranza ma come cristiani siamo tutti
nati a Betlemme e tutti siamo morti e risorti a Gerusalemme. Nonostante le ferite
di questa terra l’amore e la speranza sono vive. La pace con la giustizia sono a portata
di mano ma i leader politici e tutta le persone di buona volontà hanno bisogno di
coraggio per raggiungerle”. Ma come ritornano a casa i vescovi
che hanno compiuto questo pellegrinaggio in Terra Santa? La nostra inviata Tracey
McClure lo ha chiesto a uno di loro, mons. Riccardo Fontana, arcivescovo-vescovo
di Arezzo:
R. – Con
molta speranza. Credo che questi gesti di presenza siano una solidarietà concreta
verso la Chiesa locale e siano anche la risposta corretta all’appello del Santo Padre
per la giustizia e la pace. Certo, c’è molto da fare, la situazione non è semplice
e non si vedono, sotto il profilo tecnico, facili vie d’uscita. Siamo stati ricevuti,
insieme al rappresentante pontificio, dal viceministro degli Esteri israeliano. Abbiamo
sottolineato alcuni problemi e difficoltà – principalmente i visti per il personale
religioso che ha attese terribilmente lunghe – abbiamo chiesto il rispetto dei diritti
umani a Gaza ed abbiamo avuto l’occasione di accennare ai negoziati in corso per riaffermare
lo status quo e i diritti di tutte le tre religioni che fanno capo ad Abramo in questa
città santa per tutti noi. D. – Quale riscontro avete avuto
dal viceministro? R. – Il riscontro è stato positivo. Il viceministro
è stato molto cortese, ha detto che la presenza dei cristiani in Terra Santa è utile
non solo ai cristiani ma anche agli ebrei e ai musulmani; ha detto che la riconciliazione
tra le diversità è fondamentale per una convivenza pacifica. Noi tutti speriamo che
sia possibile ottenere quanto ci è stato detto. Speriamo che prevalga il buon senso.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)