2010-01-14 15:42:49

Appello di pace dei vescovi europei e nordamericani in Terra Santa


Si è conclusa oggi, a Gerusalemme, con un accorato appello di pace, la visita dei vescovi del Gruppo di Coordinamento di alcune conferenze episcopali europe e nordamericane per il sostegno dei cristiani in Terra Santa. I presuli si sono riuniti in preghiera, nella Basilica del Santo Sepolcro, per i terremotati di Haiti. Poi, nel corso di una conferenza stampa, nella sede del Patriarcato latino, è stata presentata la dichiarazione finale che prende spunto dalle parole di Benedetto XVI, pronunciate il 15 maggio 2009 a Tel Aviv, prima del suo rientro in Italia dopo il viaggio in Giordania, Israele e Territori palestinesi. Da Gerusalemme il servizio di Daniele Rocchi inviato dell’Agenzia Sir.RealAudioMP3

“Non più spargimento di sangue! Non più scontri! Non più terrorismo! Non più guerra!”. La soluzione di “due Stati” auspicata dal Pontefice “non sembra essere vicina”, si legge nel testo. Molti esprimono un desiderio di pace, ma ciò di cui c’è bisogno è un impegno per la giustizia che assicura la pace. Le soluzioni sono ben note ai leader, ma c’è bisogno di coraggio e volontà politica”. Tra le minacce a questa soluzione, che prevede “il diritto di Israele all’esistenza e alla sicurezza e del popolo palestinese ad una patria indipendente sovrana” ci sono “la violenza, le demolizioni delle abitazioni, i problemi legati ai visti, l’espropriazione delle terre ed altre politiche”. Nel documento i vescovi invocano “la piena applicazione dell’Accordo Fondamentale e facilitazioni nel rilascio dei visti agli operatori pastorali per consentire alla Chiesa di portare avanti la sua missione”. Una situazione deteriorata “non è buona sia per gli israeliani che per i palestinesi, così come per la regione ed il mondo” sottolinea il Coordinamento che ribadisce l’impegno “a far conoscere ai cattolici sparsi nel mondo ciò che accade qui”. “Facciamo appello ai fedeli di tutte le nazioni perché preghino per la Chiesa Madre e per una giusta pace, perché siano informati su questa situazione e perché vengano in pellegrinaggio e testimoniare la vibrante fede delle pietre vive della chiesa locale, il ‘Quinto Vangelo’”. “Li esortiamo - scrivono i vescovi - a sostenere quelli che nella loro funzione pubblica assumono iniziative coraggiose per la giusta risoluzione del conflitto”. “Nell’attuale situazione - conclude il testo - è difficile sostenere la speranza ma come cristiani siamo tutti nati a Betlemme e tutti siamo morti e risorti a Gerusalemme. Nonostante le ferite di questa terra l’amore e la speranza sono vive. La pace con la giustizia sono a portata di mano ma i leader politici e tutta le persone di buona volontà hanno bisogno di coraggio per raggiungerle”.
 
Ma come ritornano a casa i vescovi che hanno compiuto questo pellegrinaggio in Terra Santa? La nostra inviata Tracey McClure lo ha chiesto a uno di loro, mons. Riccardo Fontana, arcivescovo-vescovo di Arezzo:RealAudioMP3

R. – Con molta speranza. Credo che questi gesti di presenza siano una solidarietà concreta verso la Chiesa locale e siano anche la risposta corretta all’appello del Santo Padre per la giustizia e la pace. Certo, c’è molto da fare, la situazione non è semplice e non si vedono, sotto il profilo tecnico, facili vie d’uscita. Siamo stati ricevuti, insieme al rappresentante pontificio, dal viceministro degli Esteri israeliano. Abbiamo sottolineato alcuni problemi e difficoltà – principalmente i visti per il personale religioso che ha attese terribilmente lunghe – abbiamo chiesto il rispetto dei diritti umani a Gaza ed abbiamo avuto l’occasione di accennare ai negoziati in corso per riaffermare lo status quo e i diritti di tutte le tre religioni che fanno capo ad Abramo in questa città santa per tutti noi.
 
D. – Quale riscontro avete avuto dal viceministro?
 
R. – Il riscontro è stato positivo. Il viceministro è stato molto cortese, ha detto che la presenza dei cristiani in Terra Santa è utile non solo ai cristiani ma anche agli ebrei e ai musulmani; ha detto che la riconciliazione tra le diversità è fondamentale per una convivenza pacifica. Noi tutti speriamo che sia possibile ottenere quanto ci è stato detto. Speriamo che prevalga il buon senso. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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